Strani indirizzi di bellezza…

Strani indirizzi di bellezza…

Persia – seconda metà dell’800, o giù di lì. Ecco. Già l’ambientazione dovrebbe bastare, per sostare ad immaginare un universo ‘differente’. Scostato dal nostro modo di pensare, di valutare la realtà, di intendere financo il bello. Per chi, esperto del settore, si occupa di cosmetica o affini, non è poi così complicato allontanarsi dai canoni vigenti, per migrare altrove.

Raffigurazione della Dea Ishtar
SUMERI, ASSIRI, BABILONESI… CI HANNO VOLUTE COSI’

Fare ricorso alla propria sapienza per ispirarsi, nell’azione di creare, a bellezze d’altri tempi. Si pensi – ad esempio – a quella proposta nella lontana Mesopotamia, bagnata dal Tigri e dall’Eufrate, in cui – prima ancora che ne dessero ragion d’essere gli Egiziil tratto sopracciliare – per dirne una – era netto, rinvigorito da peluria fittizia, segno distintivo di enorme fascinazione. E la storia ci insegna che il viaggio può essere intrapreso, in ordine di tempo e di spazio. Così, il concetto di piacere per gli occhi si evolve, si amplia, rendendosi, talvolta, non meno che ‘singolare’.

Ogni cultura offre, ed ha offerto, una personale versione di un ideale di perfezione che, traslata altrove, suona – pressoché immancabilmente – ridicola o, quanto meno – azzardata. Il giudizio, certo, rimane soggettivo, ma il senso dell’estetica effettua, in talune circostanze, voli pindarici, per poi impennare verso una dimensione più terrena e, infine, inerpicarsi di nuovo.

Ecco, allora, che c’è stato un momento, in questo percorso fluttuante, in cui il godimento – diversamente dal nostro pensare Occidentale – si ricavava – in là dalla consueta portata – da una femminilità maschia.

In Iran, presso la Corte dello scià Nasser al-Din Shah Qajar (1831-1896), attento documentatore del proprio harem, le testimonianze di avvenenti ‘gazzelle’ lasciano sbalorditi, totalmente scevre dal comune sentire.

L’EREDE – RIVOLUZIONARIA – DELLO SCIA’…

Sua figlia, la principessa Tāj-al-Salṭana (1883-1936), venne spesso fotografata, insieme alle numerose amanti del padre, oppure immortalata in ritratti personali. Ebbene, ci limitiamo ad osservarli, questi scatti, giacché commentarli ci sembra a dir poco ardito e decisamente superfluo.

Ci limitiamo, piuttosto, alla considerazione che “Tāj-al-Salṭana era considerata di un’impareggiabile bellezza, e furono 13 gli uomini, da Lei rifiutati che, per tal ragione, scelsero il suicidio”.

La donna, dopo infinito tergiversare, scelse Amir Hussein Khan Shoja’al Saltaneh, con il quale ebbe quattro figli, due maschi e due femmine. Quando, nel 1899, i due divorziarono, divenne, allora, oggetto dell’interesse del poeta Aref Qazvini, che in onore di Lei compose un poema. Si risposò ancora, la ‘nostra’, nel 1908, ma quel che più conta è che, nel suo Paese, figurò tra le principali attiviste per i diritti femminili. Fu la prima – probabilmente agevolata dal rango sociale – a dismettere, in ordine di tempo, lo hijab. Esempio di emancipazione e fine intelletto, scrisse:

Quando verrà il giorno in cui vedrò il mio sesso emancipato e il mio Paese sulla strada del progresso, mi sacrificherò sul campo di battaglia della libertà“. Un’amazzone, viene da pensare. Colta – scrittrice, pittrice, intellettuale – fervente attivista ed organizzatrice, persino, di un gruppo clandestino per i diritti delle donne persiane: l’Anjoman Horriyyat Nsevan (Società della Libertà delle Donne).

SEDUTTIVITA’ COME ARCHETIPO DI POTERE

Alla guisa delle più potenti Dame del ‘700, ospitava ogni settimana un salotto letterario, tra le proprie stanze, e le sue memorie, oggetto di studio presso le Facoltà mediorientali di Teheran e Harvard, offrono tutt’ora la sostanza di un’emancipazione consapevole, voluta, identificativa di una creatura che nulla aveva a che fare, apparentemente, con gli standard attuali. Ma che ha saputo guadagnarsi sul campo il riconoscimento di ‘bella‘, dove per tale si abbia ad intendere, prima ancora che il tratteggio fisico, il pot-purri di autocoscienza, forza, intenzionalità, assertività che l’hanno condotta, nei giorni a venire, nella condizione di tracciare il proprio segno di modernità nel mondo islamico. E ben oltre.

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