Ghostwriter, quei produttori di parole, invisibili…
Prendere in mano la penna, piuttosto che la tastiera di un computer e sapere, in coscienza, di non appartenere, per un certo lasso di tempo, più a se stessi. Spogliarsi della propria identità, per privilegiare quella di qualcun altro. E’ un esercizio – pensateci – non da poco – giacché richiede carattere. Accantonare quel tanto di narcisismo che ci descrive, abdicare all’egocentrismo e dimenticarci di chi siamo, per ‘riconfigurarci’, interpretando un’esigenza, un pensiero, un’espressione che – nei fatti – non è la nostra.
Chissà, probabilmente, per alcuni, può risultare frustrante. Eppure, a ben pensarci, il mestiere dello ‘scrittore fantasma‘ è assai simile a quello dell’attore e ,ancor di più, a quello del doppiatore. Se appena si rivolta la prospettiva ci si accorge di come sia ampia la possibilità di intercettare altre esistenze e poterle, attraverso la nostra parola, che altrove è corpo e voce e qui è scrittura, fare nostre. Del resto, appostarsi dietro le quinte regala flessibilità emotiva, sorta di prodigio dell’essere senza essere, del potersi tuffare in mondi sconosciuti, per poi riemergere, sazi e più coscienti di noi stessi.
“C’è ancora tanto romanticismo nel ritenere romanzi e saggi prodotti di un singolo“, osserva Enrico Iacometti, amministratore delegato delle edizioni Armando. “In politica, sui media, nel cinema scrivere è sempre più un’attività che mette insieme più autori, spesso invisibili“. E attribuire alla figura del Ghostwriter il profilo di un asceta, blindato nel suo studio, è un pregiudizio.
Per comporre ‘a misura di cliente’ bisogna tenersi informati, frequentare biblioteche, associazioni, incontrare persone ma, soprattutto, intrattenere rapporti, sinceri e intensi, con l’autore. Se poi l’ipotetico scritto da consegnare è un romanzo, bisogna affondare nei panni dell’eventuale protagonista, considerarne i rapporti con i vari personaggi. Un universo, composto di soddisfazione, gioia, euforia, disappunto… e tradotto su carta. “Raccontare storie – aggiunge Iacometti – permette di uscire dalla giornata del calendario, con le sue scadenze ed entrare con empatia nella quotidianità di altri personaggi che, con il tempo, finiscono con il diventare amici e alleati insostituibili“.
Un viaggio, insomma, che possiede i medesimi archetipi del gioco. Esattamente come fanno i bambini, occorre far crescere le situazioni, accompagnandone, a mano a mano, lo sviluppo. Nessun filo deve rimanere sospeso ed è per questo che ci si interrompe e si rilegge, pensando, parlando, addirittura, a guisa del committente. Uno scambio, in fondo, di abiti, in cui i panni dell’altro, ad un certo punto, finiranno per coinciderci. Un po’ come quando si cucina o si cuce, il testo va confezionato su richiesta, ma bisogna saper dosare gli ingredienti. Pensate, c’è persino chi lo paragona – questo strampalato e affascinante operare – al preparativo di una mousse: chi accetta di scrivere un testo sa che, una volta ceduto al cliente, sparisce, alla stregua della spuma, pure eccellente.
E a chi pensa che ciò equivalga a rinunciare, in parte, alla propria anima, questo non è del tutto vero. Come per tante altre faccende, basta rigirare la prospettiva e riflettere sul fatto che il talento è una prerogativa che non muta e, anzi, l’esercizio lo affina… non ci si perde. Al contrario, ci si raggiunge di più.
E, nel procedere, ci si guadagna, anche nel senso più stretto. Solo per portare un esempio, in Germania, un bravo professionista del settore può rimpinguare il portafogli di circa 15/20 mila euro a libro; negli Usa, il prezzario racconta di cifre che si aggirano tra gli 8 e i 18 mila dollari. In Italia – va detto – le tariffe sono più basse, ma il trend che non scende mai al di sotto dei 2 o 3 mila euro, lordi. E il vantaggio, non da poco, è anche quello di lavorare da casa, potendosi organizzare a piacimento, secondo le rispettive tempistiche e comodità. Un lavoro che si presenta, oltretutto, perennemente diverso, farcito di sfide sempre nuove e difficilmente, per questo, annoia.
Tra gli svantaggi – e come potrebbero non essercene? – la fatica nel doversi procacciare sempre altri clienti e quella di far rispettare le scadenze delle fatture. Per tal motivo – sorta di prudenza in più – meglio consegnare quanto prodotto step by step, secondo il ritmo dei compensi.
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