Il postino che nelle pietre ritrovava se stesso…
Cosa può fare un postino, se non consegnare le lettere? Ebbene, potrebbe, ad esempio, costruire… La casa Ideale. Proprio così. Ferdinand Cheval, francese vissuto nel 1800, ha speso oltre trent’anni della rispettiva esistenza, nello sforzo di produrre quello che, ad oggi, rientra tra i più noti e surreali risultati architettonici al mondo.
Un Palazzo, che definire strano suona, comunque, di eufemismo. Mattone dopo mattone, pietra dopo pietra, l’opera è frutto della dedizione, prima di tutto mentale, dell’ex panettiere. Fu questa, infatti, la sua prima attività.
Una storia che, già solo per la curiosità che suscita, merita di venir raccontata.
Siamo nel comune di Hauterives, a 80 Km a sud di Lione. Qui, Monsieur Cheval lavora – per l’appunto – come postino e, durante le sue consegne, sogna. Cosa? Ad occhi aperti, immagina il posto in cui vivere, lo progetta, lo arreda… a dispetto persino di quel che la vita – invece – gli propone o, forse, proprio per esulare dal dolore.
A soli 11 anni, il ‘nostro’, rimane orfano di madre; a 19, è la volta del padre. A 27 si trova a dover fare i conti con la perdita del figlio e, ad altri 10 anni di distanza, il lutto è nei confronti della moglie. Fatto sta, esaurito il pacchetto di felicità appartenente alla vita reale, anche i progetti si spengono, rifugiati, almeno per un po’, in un cassetto.
Fin quando, un giorno, non inciampa – e non è un modo di dire – in una pietra, dalle forme bizzarre. Un incontro – o scontro, fate voi – che rispolvera alla memoria antiche fantasie e lo spinge verso il suo progetto più ambizioso: Palais Ideal. Ed è proprio qui, che si fondono stili e ispirazioni diverse. Qualcosa di assai somigliante alla Sagrada Familia di Gaudì (1882) ma che, inaspettatamente, la anticipa. Siamo solo, infatti, al termine dei lavori, nel 1879.
“Mi davo dell’insensato, del ridicolo. Non ero muratore, non avevo mai toccato una cazzuola; né scultore. Non conoscevo lo scalpello; quantomeno architetto”, riporterà, in seguito, nella personale autobiografia.
Un edificio imponente: lungo 26 metri, profondo 14 e alto 12 piedi e che l’estroso porta lettere riuscirà a vedere compiuto. Non solo. La notizia dello stravagante fabbricato inizierà a spargersi per il mondo, destando la curiosità di molti. Tanto, da permettere a Chavel il lusso di far pagare un biglietto, per entrare a fargli visita.
Avrebbe voluto, dopo morto, che quella rimanesse la su dimora ma, poiché il comune di Hauterives non glie ne concesse il permesso, si attivò nell’ideare la propria tomba: Tombeau du silence et du repos sans fin (Tomba del Silenzio e del Riposo senza Fine). Non meno accattivante, non meno amata, non meno autenticamente bizzarra.
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