Politically Correct: così anche Playboy cambia volto

Politically Correct: così anche Playboy cambia volto

E’ dire che, noi, ce la ricordavamo così.

Iper patinata e, magari, con l’immagine di Kate Moss – diciamoci la verità, neppure troppo svestita – a ricordarci tutte le malizie dell’esser femmina. Tempi andati, a quanto pare, poiché la new-generation contempla di tutto e di più e non ammette limiti, né censure. Ecco, allora, che persino la cover di una tra le riviste cult per soli uomini diventa – in maniera naturale e pressoché inevitabile – specchio di un cambiamento con non accenna a retrocedere.

Playboy, insomma, volta pagina e in copertina, dopo aver ospitato le donne più belle del mondo, ora presenta… un ragazzo. Ed eccola, l’effige della coniglietta attuale, con tanto di orecchie e codina a batuffolo. Bretman Rock è, dunque, il primo gay a afre capolino dalla rivista di Hugh Hefner. Noto youtuber e beauty influencer, il 23enne filippino ha contribuito – più o meno volontariamente – ad una piccola rivoluzione, in un mondo ad esclusivo appannaggio dei maschi. E già si attendono fior di polemiche.

Tant’è. Attivo nel campo dei diritti delle persone LGBTQ, il ‘nostro’ si è reso famoso quando, da truccatore professionista, ha postato, nel 2016, un video, diventato poi virale, in cui eseguiva un perfetto countouring (la tecnica di trucco atta a definire i chiaro-scuri del volto). Conta, attualmente, 18 milioni di follower solo su Instagram, ed è il protagonista, tra l’altro, di un Reality sulla sua vita, targato MTV.

Ma non finisce qui. Nel 2017, a soli 19 anni, Time lo ha inserito nella lista dei 30 teenager più influenti al mondo, mentre Forbes, quando ne aveva 20, lo ha incluso in quella dei 30 Under 30 Asia – Media Marketing & Advertising. Numeri importanti, che lo hanno poi condotto verso quello che potremmo considerare un vero e proprio traguardo, per ogni diva che si rispetti.

Cover occupata solo in altre occasioni da un uomo.

Che Playboy abbia un maschio in copertina è una gran cosa per la comunità Lgbt, per la mia comunità di colore, ed è tutto così surreale”, ha commentato Bretman. “Mi viene da chiedermi: sta succedendo davvero? Però io sono così grazioso”. “Un potente passo avanti verso una maggiore inclusione nel mondo della moda e del modeling“, fa eco, dal canto proprio, la comunità gay.

Di diverso parere, alcuni ‘assidui’ lettori, pronti ad esprimere il personale disappunto, al riguardo di una scelta considerata estrema: “La domanda è: ora a chi è rivolto?” si chiede un ragazzo, su Twitter, “State uccidendo questo marchio” si aggiunge un altro. E ancora: “Playboy è morto da tempo… e ora si capisce perché“.

Critiche prevedibili, lo accennavamo, a cui risponde il portavoce del PLBY Group, che pubblica la rivista: “Questo tipo di attacchi sono simili a quelli che Playboy ha ricevuto quando, nel 1971, mise in copertina l’afroamericana Darine Stern, o quando, nel 1991, scelse la modella trans Tula Cossey o quando ci siamo battuti per l’aborto, al tempo di ‘Roe contro Wade’ e negli anni Settanta, per la riforma della cannabis. Se un uomo gay si sente sexy nel costume iconico delle conigliette, perché non dovrebbe poterlo indossare orgogliosamente?“.

Ça va sans dire.

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