Quel Germano Lanzoni che, zitto zitto, è in ognuno di noi…

Quel Germano Lanzoni che, zitto zitto, è in ognuno di noi…

Avete presente il Milanese Imbruttito? E’ il soggetto, che ha voluto prendere in esame un team di registi: P. Belfiore, D. Rossi, D. Bonacina, a. Fadenti e A. Mazzarella per la pellicola, in sala già dal 7 dicembre, che ne racconta la storia, analizzandone, con sguardo ironico, gli atteggiamenti, le idiosincrasie, le paranoie e le disgrazie. Germano Lanzoni è, in pratica l’efficientissimo dirigente di una multinazionale della città meneghina, alle prese con le vicissitudini, figlie della Società odierna.

Un personaggio che, pur di risparmiare, si dichiara, nei fatti, disposto a tutto. Persino a convincere i suoi dipendenti a praticare smart-wedding. A sposarsi, cioè, in teleconferenza, così da non doversi allontanare dall’ufficio. Inevitabile conseguenza di un unico pensiero, vale a dire che, ogni minuto perso, è denaro che se ne va. Del resto, un ‘Azienda che si rispetti comincia a fatturare, prima ancora di consumare la colazione. Cosa regalare al figlio 12enne? Immaginate! Cos’altro, se non la Partita Iva? E, del proprio credo, ne è convinto il ‘nostro’, finché il modus operandi che ne rappresenta la filosofia di vita subisce un drastico ed inaspettato arresto.

Dunque, ‘Mollo tutto e apro un chiringuito‘ si presenta così, come analisi, schietta e scanzonata, dell’iper-attività del Nord, tradotta in un ritratto senza filtri dello stile di vita, tipico delle regioni dell’alta Italia.

A suo modo, Lanzoni è tenero, un po’ come Zio Paperone. Si sente un vincente, ma poi si trova sempre nei guai“. Ed è per questo, come spiegano gli stessi interpreti, che rimane comunque simpatico. Ingloba in sé, in parole povere, un coacervo di virtù e difetti, targati tutti Milano. “E’ la città che crede di più nella meritocrazia. E, di conseguenza, è accogliente. Conta quello che sai fare, non da dove vieni“. In quanto a Lui, il protagonista, “è moderno, aperto, europeista. Magari un po’ sbruffone, perché si sente all’avanguardia e dà lezioni agli altri. Un po’ schiacciato sul lavoro, questo sì… Del resto, non ha amici, ha contatti. Ed è esigente perché è abituato bene. Pretende di trovare ovunque ristoranti aperti sette giorni su sette, 24 ore su 24. E il caffè pronto, sette secondi dopo averlo ordinato“.

Insomma, un personaggio un po’ sopra le righe, ma che ci spinge, comunque, all’empatia. E, per chi poco ne fosse addentro, comunica attraverso un vocabolario, tutto personale. “Il bus è, allora – lo spostapoveri e, chi abita fuori dalla ‘circonvalla’, è un Giargiana, eternamente destinato ad un posto da stagista perché deve farsi gli ‘skill’ (deve crearsi – tradotto – le giuste competenze). L’inglese, pure quello, lo adopera a caso, giusto per darsi un tono. E, se gli altri non lo comprendono, tanto meglio. Così rinforza la sua allure ‘contemporanea’ e superiore”.

Un’idea, quella del film in causa, alla fine, vincente e, soprattutto,fondata sulla realtà, giacché nasce dall’osservazione e dalla dissacrazione, su Facebook, da parte di tre ragazzi tarantini, nei confronti un codice comportamentale, tanto surreale e lontano dal loro. E, ancora più sorprendente, la risposta alla loro provocazione. Nessuna offesa, Anzi. Una sana risata che, in fondo, a guardar bene, Lui è proprio così: amorevolmente disarmante.

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