Mai sentito parlare di Christmas Blues?
Avete presente quel sentore di profonda tristezza che vi attanaglia, proprio nei momenti in cui ci si aspetta che siate felici? La malinconia che vi invade, mentre le luminarie avvolgono le vie della città e, nelle case, lo spirito del focolare domestico ritrova inaspettatamente il suo spazio?
Ecco, in questo mare di alberi addobbati, tavole imbandite, regali scambiati e da scartare si rischia, talvolta, di sentirsi estraniati. Nel periodo più magico dell’anno, insomma, si stenta a brillare e anzi, ci si rintana nel proprio guscio.
La traduzione più diretta dello stato d’animo appena descritto, per chi non lo sapesse, viene denunciata dagli esperti come Christmas Blues. E, se è vero che tutti possiamo soffrirne, esistono – di fatto – soggetti particolarmente predisposti, che rientrano nei seguenti tre gruppi:
- Chi stanno elaborando un lutto o sperimentando una separazione dolorosa
- Chi si trova di fronte a problematiche finanziarie o conflitti familiari irrisolti
- Chi vive la socializzazione con ansia
Dunque, archiviata la meraviglia dell’infanzia e non possedendo la bacchetta magica, in grado di riavvolgere il nastro del tempo, si può, tuttavia, contravvenire a questo torpore dell’animo. E se un valido aiuto può di certo fornircelo chi, della materia, ne è addentro, conoscerne le cause può rivelarsi un primo passo atto, quanto meno, a proteggerci.
Sovente, queste ultime vanno ricercate in un senso di vuoto, provocato da una mancanza. Che sia un’assenza dettata dalla distanza, oppure un lutto, un divorzio o una semplice separazione, fatto sta che, chi ne è colpito, tende a precipitare in una sorta di desolazione tale, da indurlo a isolarsi dal contesto che lo circonda.
Imprigionato e diviso tra ricordi e pensieri, trova complicato condividere l’allegria generale. Le Feste – in sostanza – si trasformano in una parentesi buia, che amplifica le sofferenze, passate e presenti. Sembra, oltretutto, che sia proprio questo il periodo in cui, in famiglia, si riaccendano dissapori latenti. Vecchi screzi, difformità di vedute, speranze disattese non fanno che graffiare ulteriormente la sensibilità personale, facendo sanguinare ferite, sia pur cicatrizzate.
E pure la pressione economica può considerarsi un fattore scatenante. Le spese sostenute per pranzi, cene e regali possono generare stress e accrescere la consapevolezza di eventuali problemi finanziari. Allo stesso modo, agisce il bilancio di quanto accaduto durante l’anno ormai agli sgoccioli. Si è portati a focalizzare l’attenzione sugli aspetti negativi, analisi che genera apprensione per il futuro. Con tutto quel che ne consegue.
Rivolgersi ad un medico, qualora, rappresenta una soluzione. Ma , fintanto che si intenda barcamenarsi da soli, un efficace escamotage è quello di cambiare la prospettiva delle cose, spezzare gli schemi, imprimere al corso delle giornate un andamento diverso esercitando, semmai, su se stessi, una piccola violenza. Forzandosi, cioè, nella volontà di pensare che si tratta solo di un momento. Adoperarsi a farsi del bene, cercandolo in istanze motivate da dentro.
Come ovviare, pertanto?
Entrando in contatto con la propria interiorità e rispettando anche i rispettivi dolori, piccoli o grandi che siano. Accarezzarsi, in tanto correre, è un’abitudine che siamo poco avvezzi a considerare. Invece potrebbe rappresentare una reale arma, per sconfiggere un languore che ci scivola silenzioso nel cuore e, subdolamente, ci cattura.
La salvezza, se così possiamo definirla, si nasconde nei piccoli gesti quotidiani. Non va ricercata chissà dove. Volersi bene – del resto – non è semplice, ma è un obiettivo che, sempre, vale la pena perseguire…
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