The Great: e Caterina torna, sfacciata e dissacrante, a farci sognare, ridere, riflettere, imparare…

The Great: e Caterina torna, sfacciata e dissacrante, a farci sognare, ridere, riflettere, imparare…

Abiti sontuosi, fiumi di alcool, opulenza, sguardi languidi e battute, che graffiano come unghie affilate. Lo scorcio su di un’epoca tumultuosa, in fermento di cambiamenti sociali, politici e culturali. Ecco che ambientare una serie, in un contesto del genere, diventa quasi naturale.

Così, prende le mosse The Great, drama di costume, che rievoca l’ascesa al potere di Caterina di Russia, imperatrice dal 1762, fino al giorno della sua dipartita. Un racconto di stile, dagli accenti ironici, fotografia di un personaggio emblematico e, insieme, ritratto di una Società.

In onda, negli Stati Uniti dall’estate, del 2020, la pellicola sbarca, adesso, anche presso i lidi nostrani (in streaming su StarzPlay), giunta alla seconda stagione. Evidentemente, carica di promesse.

E convince, proprio perché il 1700 di cui tratta si sa rendere attuale. Si affrontano, qui, i temi del femminismo, del potere in combutta con il denaro, della corruzione e delle aspettative di un mondo, proteso al futuro. Una miscela dannatamente azzeccata, che trova come location ideale una dimora – non a caso – tutta Italiana. Gli interni della Reggia di Caserta sono a disposizione, per ricreare i fasti di un’atmosfera sontuosa, a cui non resta che inchinarsi.

Dunque, le recrudescenze di un’epoca tramontata fanno da sottofondo ai sogni di un’adolescente – la sedicenne Caterina – originaria del Regno di Prussia, sposa, in un matrimonio combinato, di Pietro III, neo Imperatore ed erede, al tempo stesso, del famigerato Pietro il Grande. Un uomo, in perenne ed irrisolta competizione con cotanto padre.

Una donna, d’altro canto, la ‘nostra’, dalla bellezza quasi eterea, colta, arguta, costretta, tuttavia, a fare i conti con un marito rozzo, crudele e ancorato a tradizioni sorpassate. Umiliata, per insoddisfazione di chi avrebbe, invece, dovuto portarle rispetto.

Di qui, i tentativi di fuga, prima; poi il suicidio, non riuscito, fino ad arrivare alla convinzione di un’unica soluzione di sopravvivenza: eliminare il proprio consorte e, per conseguenza, la causa delle sue vessazioni.

A più largo raggio, nello schema narrativo, vizi e virtù di Corte emergono a galla e ci permettono di intrufolarci, curiosi, tra le pareti di casa di chi ha saputo modernizzare, grazie alle personali intuizioni, alle prese di posizione, ad uno spirito solido e sagace, ad un fare all’avanguardia, il Regno di cui era a capo.

Una figura fuori dalle righe, quella di Caterina, interessata ai problemi dell’istruzione, dotata di occhio critico verso il modo consueto di gestire la finanze, dedita al buon mantenimento dell’ordine pubblico. Riformatrice nel sociale. Eppure carente, in quanto a politica interna. Ma poco importa. Una svista, questa, che le viene comunque perdonata, visto il cospicuo apporto fornito al popolo di San Pietroburgo.

Il resto, pop corn sul tavolino e telecomando alla mano, è tutto da gustare…

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