L’altra donna del Re: film ambizioso, dagli inciampi facili

L’altra donna del Re: film ambizioso, dagli inciampi facili

Ci sono film e film e L’altra donna del re è, di certo, un film che fa discutere. La pellicola accompagna, per l’ennesima occasione, sul grande schermo, le vicende che vedono interessato il Sovrano inglese Enrico VIII, noto per la scissione con la Chiesa di Roma. Un uomo – ed è questo che forse, tutt’oggi, fa scalpore – conosciuto per l’ingorda pervicacia con cui volle perseguire i propri obiettivi. Avere, cioè, un erede maschio. Pulsione, che lo spinse al divorzio dalla prima moglie, Caterina D’Aragona, e che lo condusse – subito dopo – a contrarre, in successione, ben sei matrimoni.

Ebbene, nel minutaggio in questione viene narrato l’amore per Anna Bolena – o, meglio, dovremmo dire la passione smodata, nei confronti di quest’ultima. Ma nella trama rientra anche un secondo interesse, indirizzato verso Mary, sorella più piccola della protagonista, di certo meno ambiziosa e, nel ritratto della figura, assai più delicata. Capace, quest’ultima – anche solo per un breve attimo – di destare nel Re sentimenti inaspettatamente puri… e onesti.

Ebbene, il racconto è affascinante e, per molti versi, romantico, pregno dei requisiti che si richiede ad un lavoro di tal fatta, nell’assolvere al compiacimento dello spettatore. Eppure, pure, è condensato di errori. Défaillance, in cui sono inceppati – volutamente o meno, non è dato sapere – regista e autori e che è interessante, anche nell’ambito di uno script piacevole, andare ad analizzare…

UNA SEQUELA DI DISCREPANZE

  • Tanto per cominciare, pare che lo stesso Mark Rylance, interprete, nel racconto, del personaggio di Thomas Boleyn, I conte del Wiltshire (padre, quindi, di Anna Bolena) si sia dichiarato insoddisfatto, dati i molteplici errori storici, insiti nel copione. In effetti, tratto dal romanzo omonimo di Philippa Gregory, L’altra donna del re ne rappresenta una trasposizione spuria – firmata nel 2008 da Justin Chadwick – lontana, seppur in parte, dagli eventi riportati nella prima scrittura.
  • Un esempio? La scena in cui Mary legge una lettera. “My heart and I surrender themselves into your hands“, c’è scritto, che potremmo tradurre con: “Il mio cuore ed io ci mettiamo nelle vostre mani“. Ecco, seppur la citazione sia storicamente accurata, errato è, invece, il destinatario. La missiva era, in realtà, rivolta ad Anna.
  • E proprio nella rappresentazione di Mary troviamo le più eclatanti ‘menzogne’. La donna ci viene infatti presentata come una sorta di Angelo innocente, sessualmente inesperta e moralmente irreprensibile. Documenti storici alla mano, veniamo, invece, a sapere che, durante la permanenza in Francia – antecedente all’affaire con il Enrico VIII – Mary sia stata piacevolmente allietata da numerosi amanti, incluso, non ultimo, lo stesso Re. Addirittura, sembra che proprio la reputazione chiacchierata l’abbia trascinata tra le lenzuola del Monarca Britannico, attirato dalle chiacchiere riguardo la sua lascivia.
  • Non a caso, a questo titolo, esiste una biografia fortemente esplicativa, sin dall’incipit: Mary Boleyn: The great and infamous whore, dove whore – sappiamo bene – è il termine inglese, per significare prostituta. E pare sia fittizia anche la manovra escogitata da Anna per ‘rubare cotanto uomo’ a sua sorella. Nella realtà, sua Maestà aveva già interrotto la liaison con Mary, nel momento in cui prese a corteggiare la maggiore.
  • Numerosi, sono anche gli errori che riguardano la realizzazione. Ad esempio, nella scena in cui Anna ed Enrico stanno litigando e Mary cerca di tranquillizzare la sorella, l’acconciatura della bionda Scarlett Johansson cambia, da una ripresa all’altra. Se, prima, i capelli sono intrecciati, nell’inquadratura subito successiva appaiono sciolti. Altro anello, quello in cui Anna Bolena sta pronunciando le sue ultime parole. Il boia incaricato di tagliarle la testa indossa un giubbino moderno, con tanto zip bene in mostra. Ancora, durante il primo amplesso tra Mary ed Enrico è possibile intravedere un microfono, che fa capolino.

Ma si sa: that’s entertainment!… con tutta la serie di ‘misfatti’ che si porta, talvolta, al seguito.

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