Si pronuncia Parma, si mangia… prosciutto

Si pronuncia Parma, si mangia… prosciutto

Certe cose passano. Altre, rimangono intramontabili. E così, vale per alcuni sapori, che ci accompagnano di generazione in generazione, sin dall’infanzia.

Dunque, anche quando si tratta di Prosciutto di Parma, il discorso non cambia: “Oggi la sfida è fare business, coniugando sostenibilità ambientale, sociale ed economica“. Questo è quanto sostiene, in prima persona, il Direttore del Consorzio. Ma qui l’impegno, oltre ad indirizzarsi verso il campo della sostenibilità, richiede, accanto, la capacità e la lungimiranza nell’influenzare il mercato. Missione, evidentemente, di alto lignaggio e, pertanto, riservata a pochi. Anzi, pochissimi, tra i produttori.

I “Grandi“, proprio come il Consorzio del Prosciutto di Parma, che ha deciso, per l’appunto, di mettere le proprie energie in un progetto per la transizione ecologica, insieme con Politecnico di Milano ed Enersem, società che si occupa proprio di efficienza energetica. Secondo quanto spiegato, il piano in questione prevede una durata iniziale di due anni e vedrà, in futuro, anche la partecipazione dell’Ente certificatore CSQA.

I TRE PASSAGGI

Dunque, la prima fase conta su una sorta di fotografia dello status quo, con il calcolo dell’impronta ambientale del comparto, attraverso la metodologia PEF. La sigla sta per Product Environmental Footprint e, senza perdersi nei tecnicismi, si traduce nel quantificare la performance ambientale di un prodotto, lungo l’intero ciclo di vita, dalla realizzazione allo smaltimento. Per riuscirci, il Consorzio ha coinvolto un cospicuo numero di prosciuttifici, atti a consentire la raccolta dei dati necessari alla quantificazione della carbon footprint. Per conseguenza, l’individuazione delle soluzioni più efficaci per migliorare, da questo punto di vista.

Successivamente, verrà stabilito una sorta di disciplinare per il made in Italy di alta qualità ambientale, così da permettere al Prosciutto di Parma di entrare nello schema certificativo nazionale Made Green in Italy, richiesto dal Ministero della Transizione Ecologica. Non solo prodotto in Italia, quindi, ma prodotto in Italia, in maniera sostenibile.

Infine, sarà creato un softwareche abiliti il calcolo preciso della carbon footprint dei produttori e, anche, suggerisca soluzioni per ridurla. Il programma, in sostanza, sarà messo a disposizione dei singoli prosciuttifici, che potranno inserire dati e informazioni specifiche sulle loro realtà e riceveranno, in cambio, una relazione sulle loro prestazioni ambientali. Un quadro di confronto tra realtà comparabili – per intenderci – e indicazioni di miglioramento personalizzate.

MA C’E’ DI PIU’

Ancora, la strada per il miglioramento passerà anche dal packaging, necessario suggerimento ai consumatori, per indurli a ridurre lo spreco alimentare. “La sfida più complessa è fare business, coniugando sostenibilità ambientale, sociale ed economica e rispettando le nostre norme di autenticità“, si rende noto dalla dirigenza. “Con questo progetto, vogliamo stimolare le nostre aziende al miglioramento continuo“.  

Da rilevare, non di meno, l’intenzione di dare voce a una politica ambientale che sia utile a tutte le imprese del comparto. Un modo esplicito per migliorarsi, diffondendo cultura e pratiche dell’economia circolare e dello sviluppo sostenibile.

LEGGI GLI ALTRI ARTICOLI NEL NOSTRO REPARTO MANGIARE SANO

LEGGI ANCHE: Aggiungi un posto a tavola… che prendo il Parmigiano