Giove, quel pianeta ‘affamato’ di satelliti
Scoperte, che si fanno al di là dello spazio e, forse, pure, della dimensione di tempo a cui siamo, più solitamente, abituati…
Così è per Giove, la cui evoluzione viene costantemente monitorata dalla missione Juno, per mezzo della NASA.
Ebbene, i dati sulla composizione del pianeta, di recente, hanno fatto registrare una lieve distribuzione di metalli, che ha condotto gli astronomi a spiegare così la faccenda. Pare, in sintesi, che il gigante gassoso, miliardi di anni fa, possa aver ingoiato diversi planetesimi rocciosi, pianeti – cioè – al loro stadio primordiale.
“Esistono due meccanismi, affinché un gigante gassoso come Giove acquisisca metalli, durante la sua formazione: attraverso l’accumulo di piccole rocce, oppure planetesimi più grandi“. Affermazioni, queste ultime, della principale autrice dello studio, Yamila Miguel.
“Sappiamo che, una volta che un piccolo pianeta diventa abbastanza grande, inizia a espellere detriti. La ricchezza di metalli all’interno di Giove – che vediamo ora – era impossibile da raggiungere, prima. Quindi, possiamo escludere uno scenario che preveda unicamente materiale di scarse dimensioni, in fase di formazione. I planetesimi sono troppo grandi per essere bloccati. Quindi, devono aver avuto un ruolo“.
La ricerca ci racconta anche che solo una missione ravvicinata può determinare questo tipo di composizione interna. Qualcosa, che nessun telescopio potrebbe mai verificare. Il che conferma che, quando osserviamo gli esopianeti dal nostro Sistema Solare, non siamo in grado di raccoglierne – appieno – le caratteristiche più specifiche.
LEGGI ANCHE: Tutta questione di… Curiosity
LEGGI ANCHE: Siamo noi i veri marziani, impazienti di colonizzare il Pianeta Rosso