Madre e figlia: due ‘Marie’ interpreti di un passato dai risvolti opposti
La regina e l’imperatrice: il titolo, già da sé, la racconta lunga, riguardo due, tra le figure più interessanti ed emblematiche che ci ha regalato la storia. Maria Antonietta, la prima; Maria Teresa d’Austria, la seconda ma non solo. Madre e figlia, prima di tutto, le due donne si presentano, negli atteggiamenti, nelle scelte, nella maniera di governare, totalmente agli antipodi. Lungimirante ed austera l’una, compresa nel proprio ruolo; frivola e fin troppo ingenua l’altra, protagonista ed artefice, ella stessa, del suo triste destino.
Questo, l’elaborato di Alessandra Necci, presa a descrivere ai suoi lettori due universi paralleli, entrambi, tuttavia, per molti versi avvincenti.
Donne al potere… nel XVIII secolo. E, se è vero che, per molte delle fortunate – o sfortunate, che dir di voglia – si rivelò arduo ottenere spazio e considerazione, tanto da riuscire a raggiungere il potere, solo grazie a particolari condizioni di successione (che favorivano, da sempre, la linea maschile), è altrettanto reale che non si espressero tramite un modello unico. Diverse tra loro, addirittura opposte, in taluni casi come in questo, con un percorso alle spalle differente ed un destino, altrettanto in antitesi.
Dunque, Maria Teresa succederà all’ultimo erede maschio, il padre Carlo VI d’Asburgo, sotto lo sguardo dubbioso dei più. Attraente e, perciò, considerata meno capace, si rivelerà, però, nel tempo, tenace, attenta, perspicace. Pure, particolarmente volitiva, tanto da riuscire ad ottenere un matrimonio con l’uomo da lei desiderato: Francesco Stefano di Lorena. Un’unione dalle premesse felici; solido legame, coronato da un numero considerevole di gravidanze.
Così, la donna si fece imperatrice, nel 1745, genitrice, a sua volta, di sovrani e sovrane. Seppe gestire, insieme, l’amore per i figli e quello per i sudditi, armata di un esteso senso del dovere e, pure, di qualche puntiglio bigotto e oscurantista. Arcinoto, l’episodio in cui ebbe a schierarsi contro la libertà di stampa:
“Severità ho mostrato, nei confronti di coloro che redigono pamphlets e opere dissacranti, mettendo in burla tutto ciò che dovrebbe essere considerato sacro. In Francia non sono così rigorosi, anzi lasciano che gli scritti diffamatori, gli opuscoli offensivi circolino ovunque. La libertà di parola e di stampa faranno innumerevoli danni, al trono e all’altare“.
Il ritratto, al contrario, che ne emerge dell’altra, Maria Antonietta, è tutt’altro che gentile. Del resto, a parlare, più di ogni altra cosa, furono i fatti.
Sembra, innanzi tutto, che anche Maria Carolina, sorella della futura regina di Francia, desse filo da torcere, da quel di Napoli, all’illuminata sovrana. Una spina nel fianco, alla guisa della sorella, pur senza dover affrontare lo stesso tragico epilogo. Certo è che, al di là del carattere, l’atmosfera, presso la Corte di Luigi XV, non fu certo accogliente, né benevola, nei confronti di una giovanissima austriaca – all’epoca aveva appena 14 anni – direzionata a Versailles, con il solo intento di mantenere saldi i rapporti con Vienna. Un’esistenza, quella dell’ultima rappresentante dell’Ancien Régime, vissuta come una lenta e inesorabile discesa verso gli inferi:
“Era più facile prestare ascolto ai cortigiani, da cui venivo adulata, elogiata, incensata. Qualunque cosa facessi, o dicessi era portata alle stelle; qualsiasi vestito indossassi diventava di moda, qualunque pettinatura inaugurassi veniva imitata. Non avevo che da tendere la mano per ottenere denaro, gioielli, palazzi, cariche per i miei favoriti“.
Dissolutezza o non, piuttosto, superficialità? Di fatto, l’approccio – evidentemente sbagliato – al potere e l’incapacità nel saperlo gestire ne decretarono, negli anni, l’insuccesso. Vittima, tuttavia, nell’ambito di vicende assai complesse, di se stessa e del ruolo ricoperto, suo malgrado.
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