Premio Nobel ad Annie Ernaux: Una zampata di verità
“La sua scrittura, un’arma affilata per sezionare la verità“. Eccolo, in sintesi, il ritratto del più recente premio Nobel per la Letteratura. Il riconoscimento, difatti, è stato assegnato alla scrittrice francese Annie Ernaux “per il coraggio e l’acutezza clinica con cui svela le radici, gli allontanamenti e i vincoli collettivi della memoria personale“.
Un “grande onore” ed una “responsabilità“, a detta della stessa.
Di fatto, la nostra è ritenuta tra le più interessanti intellettuali, che compongono il panorama letterario francese contemporaneo. Nata a Lillebonne, in Normandia, nel 1940, crebbe nella cittadina di Yvetot, dove i suoi genitori avevano un negozio di alimentari e una caffetteria. Un ambiente proletario, insomma, in odore di vita borghese. I suoi testi si caratterizzano per le forti disparità di genere, di lingue e di classe sociale. Nonostante lo stile classico, Ernaux si dichiara “etnologa di se stessa” e non è un caso.
Tra i temi affrontati, l’aborto, ne Gli armadi vuoti; la solitudine e la disillusione in Ce qu’ils disent ou rien e la monotonia del matrimonio, in La Femme gelée. Genere autobiografico, da cui, successivamente, ha scelto di allontanarsi, alternando la prosa narrativa alla diaristica; passando – poi – per l’etnografica. Al suo romanzo più famoso: Gli anni (2008), fonte di ispirazione per il film omonimo, firmato Sara Fgaier, sono andati numerosi riconoscimenti, compreso il premio Strega Europeo 2016.
“Il motivo che mi ha spinta a scrivere Les années (Gli anni) non era quello di lottare contro l’imposizione dello sguardo maschile, ma di mostrare come lo scorrere del tempo fosse percepito dalle donne, in modo del tutto diverso, rispetto agli uomini. Racconto la storia della Francia, dagli anni quaranta fino ai giorni nostri, filtrata dalla sensibilità femminile. Se lo avessi scritto secondo la visione maschile, di sicuro, il risultato finale del libro sarebbe stato molto diverso… insisto sulle metamorfosi che le donne hanno subito, sugli eventi che le hanno cambiate. Ripenso alle donne degli anni cinquanta; ripenso a mia madre, paragonandola alla donna che sono oggi, alla donna del tutto diversa dal passato che sono diventata. Al centro del libro, infatti, vi è proprio questa evoluzione della donna nel tempo, in un confronto inesauribile fra ciò che era e ciò che è, fra il passato e il presente“.
Sedicesima autrice francese insignita del Nobel per la letteratura, contribuisce a configurare il Paese in questione, il più accreditato nella storia del premio.
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