Polpette? Confezioniamole con l’Umeboshi

Polpette? Confezioniamole con l’Umeboshi

Prugne o albicocche? Questo è il dilemma… o forse no, dal momento che il condimento di cui stiamo per raccontarvi, nasce dalle seconde. Anche se, in fase di lavorazione, assume l’aspetto delle prime. Innanzi tutto – ma questo lo avrete già intuito – prende le mosse dal Giappone, tanto che si narra venisse adoperato anche dai Samurai, per contrastare eventuali cedimenti dovuti alla stanchezza e per purificare l’acqua, eventualmente, prima di berla. In tempi più recenti, lo si usa per insaporire il Ramen.

Nello specifico, comunque, si tratta di un frutto che, solitamente salato, si trova, non di rado, pure in versione dolce e, tra i mille dubbi che riesce ancora a suscitare, certo è che abbiamo a che fare con un cibo salutare e ricco di proprietà nutritive.

Volendo approfondire, il termine Umeboshi – di questo si tratta – significa, letteralmente, prugne essiccate. Tuttavia, la parola ume si riferisce al pruno, la famiglia – cioè – di piante, in senso lato. Pensate, persino il colore è condizionato dalla visione ‘allargata’ del frutto, tanto che, dai toni dell’arancione, si spinge, poi, fino alle gradazioni più rossicce.

Come lo si prepara? Sfogliando le pagine di : The Japanese Kitchen: 250 Recipes in a Traditional Spirit, in quel di pagina 142 se ne può reperire la ricetta. I prodotti – in pratica – maturi vengono lavati, tenuti in infusione nell’acqua fredda, scolati e asciugati. Successivamente, li si inserisce in un recipiente, vaporizzandoli con acquavite. Si aggiunge, quindi, il sale (circa 200 gr per kg di frutta), ben mescolato, affinché penetri all’interno.

Consumato nell’immediato, oppure colorato con foglie rosse di Shiso – pianta assai diffusa in Oriente – a loro volta lavate, mescolate ad altro sale e posizionate tra i vari strati delle prugne, affinché fermentino, si pone come radice al procedimento, della durata di circa 4-5 settimane, al termine del quale i frutti vengono lasciati seccare.

Salato, pertanto, e decisamente acido, lo si può, però, preparare unendolo, ad esempio, al miele. Nella variante più comune, viene usato per accompagnare il riso; lo si individua come componente degli Onigiri, protagonista l’alga Nori e può anche essere utilizzato in alcune varianti di Sushi, come il Makizushi.

Ad oggi, nella rilettura più contemporanea, viene venduto – per i più pigri – in snack confezionati. Formula adottata in Giappone, negli Stati Uniti e in Australia. Nel suo Paese d’origine – ciò non di meno – alla stregua delle nostre mele, il suo consumo quotidiano rientra nei dettami della saggezza popolare. Ciò premesso, viene spesso considerato un utile rimedio contro i postumi della sbornia; scelto come digestivo; per prevenire la nausea; come antibatterico e per contrastare addirittura i segni dell’invecchiamento.

Palline di riso integrale all’Umeboshi

Quasi… una medicina…

Pratiche, da portare appresso per un viaggio, o da gustare nelle pause in ufficio, sono divertenti da preparare e salutari, per via delle proprietà antibatteriche. Dal forte potere alcalinizzante e rimineralizzante, favoriscono – inoltre – la funzionalità epatica, migliorando il lavoro dell’intestino. Aumentano la resistenza e velocizzano, altresì, la scomposizione dell’acido lattico. Ottime, pertanto, per gli sportivi, carica di energia a lento assorbimento, evitano possibili crampi e aumentano la resistenza.

INGREDIENTI:

  • 5 cucchiai di riso integrale, cotto
  • 1 cucchiaino di purea di Umeboshi (o mezza prugna schiacciata con la forchetta)
  • 1 cucchiaino di Tahin
  • senape, a piacere
  • semi di sesamo nero
  • semi di sesamo bianco
  • alga Nori in fiocchi o lattuga di mare, in fiocchi


PREPARAZIONE:

Mescolare, per prima cosa, la purea di Ume, il Tahin e, se vi piace, la senape. Aggiungete il riso cotto e procedete, allo stesso modo.

Preparate, quindi, tre piatti, con i 3 tipi diversi di impanatura. Formate una serie di palline e fatele rotolare nei semi di sesamo, neri e bianchi, e nell’alga in fiocchi. Pochi passaggi e il piatto è pronto.

A discrezione, è lecito impanare con semi di papavero, alfa alfa, ecc.

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