Il lamento impercettibile delle piante sotto stress
Che persino le piante subissero i postumi dello stress, almeno questo, lo avevamo intuito ma, ancora, gli scienziati ci sorprendono, poiché ci mettono di fronte ad un fatto, del tutto inaspettato.
Rumori, impercettibili – chiaro – manifesta dichiarazione di sofferenza, da parte dei vegetali.
La scoperta è ad opera di un team di ricercatori Israeliano, che sottolinea come la flora, sottoposta ad un evidente ‘stato di ansia’, tenda ad emettere una sorta di clic ad alta frequenza. Ebbene sì: pomodori, viti, tabacco e grano soffrono e, a modo loro, ci rendono consapevoli del personale disagio.
Durante un’accurata analisi, durata circa sei anni, ci si è resi – insomma – conto che ogni volta che venivano tagliati o nel momento in cui avevano sete, fiori e verdure varie iniziavano a lamentarsi. Un po’ come noi.
Storia vera, questa, pubblicata assai di recente sulla rivista specializzata Cell Press. Certo, gli esperti tendono a specificare che la frequenza del suono è troppo alta per le orecchie umane (che, quindi, non percepiscono nulla). Potrebbe, tuttavia, rivelarsi alla portata di insetti o mammiferi.
Microfoni sofisticati sono, dunque, serviti da supporto allo studio, sottoponendo all’esame casi differenti. “Abbiamo registrato i suoni emessi dalle piante. Abbiamo utilizzato soprattutto pomodoro e tabacco, ma anche registrato grano, mais, vite, cactus e altre ancora“, si rende noto.
“Abbiamo usato principalmente due sollecitazioni, essiccando la pianta e tagliandola con le forbici e, in entrambi i casi, le piante emettevano suoni. Durante la disidratazione, quando abbiamo smesso di innaffiare la pianta, questa ha iniziato ad emettere un suono e, verso il secondo giorno, ha raggiunto il picco“.
Registrazioni – sia chiaro – effettuate in camera acustica insonorizzata, con ambiente serra. A questo punto, si è pensato di addestrare un algoritmo di apprendimento automatico, per distinguere tra flora non stressata, assetata e tagliata. I suoni riportati sono quindi stati ‘traslati’, in modo da rendersi udibili anche all’orecchio umano e ci si è imbattuti nella difficoltà di catturarli, in fase di trasmissione aerea.
Due, le probabili spiegazioni del fenomeno. La versione più interessante interpreta il tutto come un sistema adoperato per comunicare; nella lettura meno avvincente si tratta, invece, unicamente del sottoprodotto di processi fisiologici.
Tant’è. Non riuscire a rilevare le vibrazioni, non significa che intorno a noi regni il silenzio. Né, tanto meno, che sia da negare un’eventuale interazione tra l’ambiente e quel che lo abita, dalle falene ai topi, ai pipistrelli, ad esempio.
Certo, la ragione per cui il pianto sussista è “una domanda eccitante, la cui risposta non è ancora chiara“.
Potrebbe trattarsi di una maniera per distrarre i predatori (o i potenziali nemici, come gli esseri umani) o magari, al contrario, attirare gli impollinatori.”Possiamo pensare a una falena femmina, che intenda deporre le uova. Potrebbe deporle su un pomodoro e ci sono diversi cespugli di pomodoro, alcuni dei quali emettono suoni e altri no“.
Il vero dubbio, quindi, rimane: “La falena preferirebbe quelli che emettono suoni o quelli che non lo fanno? Questo è qualcosa che stiamo studiando, con grande interesse“.
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