5 racconti oscuri… per 5 Terre
Liguria, terra poliedrica, dai volti numerosi, tutti affascinanti; irresistibile meta da visitare, più e più volte… Così, da un borgo si passa ad una città con affaccio sul mare e, insieme ai luoghi, si muovono pure le leggende, ad essi legate. Misteriose, ad animare la storia dell’intera regione.
Racconti antichi, parte integrante della cultura popolare del posto, spesso tramandati attraverso narrazioni orali, da famiglia in famiglia, da zona in zona. Veri e propri segreti carichi di fascino, in grado di stupire anche gli ascoltatori più scettici…
- Così, in quel di Tellaro. Qui, i frequenti attacchi dei Saraceni resero necessario, per gli abitanti, retrocedere nell’entroterra. Ritirarsi, pur di sopravvivere, tra stradine strette e caseggiati vicini vicini, sorta di barriera contro i saccheggi e i furti. Rifugio, a difesa dai predatori. Leggenda vuole che il borgo fosse protetto da un’alta scogliera, sormontata dalla chiesa di San Giorgio. A fare da guardia, appostata sul campanile, una vedetta, con il compito di vigilare. Ebbene, in una notte di burrasca, l’uomo, certo che le condizioni meteo scoraggiassero i pirati, decise, imprudentemente, di fare un riposino. I nemici, dal canto loro, non persero l’occasione per avvicinarsi alla costa. Nulla da fare, per fortuna, giacché le campane presero a suonare, rumorosamente. Merito, secondo il racconto, di un polpo che, risalita la scogliera e persino la torre, si era abbarbicato alla corda delle campane, facendo partire l’allarme.
Solo una storia che si mescola, tuttavia, con un pizzico di magia, tanto da eleggere l’animale, ancora oggi, simbolo della località
- Alla cittadina di Moneglia è, invece, associata la figura, oscura e spaventosa, di un demone, tanto da conservarne ancora adesso la rappresentazione, presso la chiesa di San Giorgio. Stando alle narrazioni, nel 1396 Monna Benvenuta, moglie del ricco mercante Leonardo Solarolo di Lavagna, lasciò una cospicua eredità ai frati francescani, perché edificassero una chiesa. Per due secoli, furono proprio loro a gestirne il valore, annettendo, di tanto in tanto, opere storiche e dipinti di grande pregio. Tra le tante, una prestigiosa pala d’altare raffigurante Sant’Antonio, protagonista di un’antica leggenda. Secondo le voci giunte sino a noi, nel 1950, in occasione di una terribile tempesta, la croce posta sul campanile si ruppe, franando a terra. A carpirne immediatamente il posto, un temibile demone nero, frutto di una saetta sulfurea. Quest’ultimo iniziò a seminare panico, distruzione, terrore, tanto che, per scacciarlo, la popolazione scese in strada, armata di forconi ed amuleti.
Fu così che la malvagia creatura, in cerca di una via di scampo, dovette rifugiarsi proprio in Chiesa, ai piedi della pala raffigurante il Santo che, adoperando l’ingegno e per mezzo del suo bastone, la imprigionò, all’interno del dipinto
- A pochi passi da Rapallo sorge ciò che rimane del Monastero di Valle Christi, in cui è ancora possibile ammirare l’antico campanile romanico; l’abside, inalterata nel tempo e parte della costruzione. Il tutto, immerso in una piccola valle, all’insegna del verde. Nato come donazione di Attilla Malfante e di una seconda nobildonna ligure, il convento era concepito come luogo di pace, centro di accoglienza per le monache di clausura. In puro stile gotico, dopo la gestione di cui sopra venne, tuttavia, chiuso, rimanendo in stato di abbandono fino al 1903, quando fu dichiarato patrimonio nazionale. Oggi, lo spazio viene sovente utilizzato per rappresentazioni teatrali e manifestazioni ma continua a nascondere un passato, denso di segreti. Secondo le testimonianze, all’interno del rudere vagherebbe l’anima di una giovane monaca rimasta incinta, dopo essersi invaghita di un pastore del posto.
In segno di punizione, venne murata viva, tanto che, ancora oggi, pare se ne possano ascoltare le grida, durante le notti senza Luna. C’è chi giura di aver udito lamenti e pianti giungere persino dai sotterranei; versi inequivocabili, che regalano un’aura da brividi alla location, già tanto attraente di per sé.
- La Casa delle Anime, costruzione che sorge in via dei Giovi, in quel di Voltri, è conosciuta sotto le spoglie di luogo inquietante; presidio, per gli amanti del paranormale, tanto da venir citata su tutte le guide che trattano dell’argomento. Stando a quanto si dice, un tempo la locanda era l’unica della zona, in grado di collegare il mare con le alture; sito in cui riposare, a seguito di un lungo viaggio. La dimora, tuttavia, era gestita da temibili briganti che, di notte, entravano nelle camere dei viandanti più ricchi, depredandoli e privandoli della vita. Le indagini, via via, fecero emergere la presenza di innumerevoli corpi, sotterrati nei terreni subito adiacenti. Dunque, i proprietari vennero arrestati e la struttura rimase a lungo disabitata, complice la pessima nomea, fin quando trovò nuovo utilizzo, come residenza, per una famiglia povera. Da qui, il là a tutta una serie di accadimenti, quanto meno equivoci. Oggetti, che si spostavano da soli; porte, che si aprivano e chiudevano a più riprese; grida inspiegabili e la presenza, pure, di un fantasma, alla ricerca dell’amato, vittima tra le tante.
La casa ritornò ad essere, pertanto, un luogo abbandonato, fino all’arrivo degli ultimi proprietari che, attualmente, vi dimorano, dopo aver effettuato una lunga e laboriosa repulisti
- Nota come la casa del violino, si tratta, in verità, di una dimora, collocata a Scogna Sottana, nei pressi di La Spezia, dove abitava un giovane musicista. L’uomo, un violinista dal grande talento, perì in seguito ad una lunga e grave malattia, lasciando però l’amato strumento, riposto all’interno della propria custodia, poggiata su una mensola. Secondo i tanti testimoni, il violino suonerebbe ancora melodie struggenti, senza che nessuno lo tocchi. Tra le mura dell’appartamento, si udirebbero, poi, terribili lamenti; mentre le mura sembrerebbero intrise di sangue e apparizioni misteriose farebbero da suggello al tutto.
Un quadro terrificante, sottolineato dall’illuminazione, più o meno intensa, a seconda dell’udibilità della musica. Una destinazione maledetta, capace di far scappare a gambe levate chiunque decida di soggiornarvi
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