Ma non era solo una Stella Marina?

Ma non era solo una Stella Marina?

Sorprendetevi: si tratta di uno tra i predatori più voraci che abitino le profondità marine. L’aspetto è affascinante, tanto da riuscire a sedurre, proprio per le caratteristiche. Se ne favoleggia, le si ritrae, spesso; su di esse, perfino, si sogna. Eppure, a ben guardare, le si conosce davvero poco. Non tutti sanno, ad esempio che, nel momento in cui un arto viene amputato, sono capaci di rigenerarlo. In pochi ne conoscono le specificità, alimentari o riproduttive… Insomma, le Stelle Marine, pur sulla bocca di tutti, racchiudono misteri insondabili, fonte di ricerca, stimolo alla curiosità…

LA PENTARAGGIATA …CHE SPINGE ALLA POESIA

Partiamo, dunque, dalle peculiarità scientifiche. Fanno parte della classe nota come Asteroidea, echinoderma che si distingue per la straordinaria simmetria pentaraggiata. In sostanza, il corpo si divide in cinque parti, assai simili tra loro (equiparate alle braccia) e disposte, in maniera concentrica, intorno all’asse centrale.

In genere, la ‘regola’ delle estremità non è fissa: la specie antartica Labidiaster annulatus – tanto per citarne una – ne presenta, anche fino a cinquanta. Del resto, l’elemento simmetrico è riscontrabile anche nei ricci, nei cetrioli di mare, in crinoidi e stelle fragili.

In quanto alla diffusione, presenti in particolar modo presso i mari dei Tropici, è possibile tuttavia reperirle un po’ ovunque.

Dovendone, inoltre, tracciare l’istantanea, ricordiamo che non sono in possesso di testa, intesa nel senso classico del termine; né, tanto meno, sono dotate di un sistema nervoso costituito da una rete che ne coordini il movimento delle braccia. Dunque, esclusa la canonica divisione tra parte superiore ed inferiore, va considerata esclusivamente la ripartizione orale e aborale.

Così, nella prima, si distinguono le centinaia di piccole estensioni, riscontrabili su ciascun braccio, ciascuna munita di ventose e rispondente ad un accurato meccanismo idraulico, che, appunto, permette il movimento. Le estremità dei tentacoli, a loro volta, servono per percepire il mondo circostante, gli stati di luce ed oscurità e soprattutto la presenza di potenziali vittime e/o predatori.

IL LATO OSCURO

Altro dato, tipico – lo accennavamo – è la voracità. Animali carnivori, si nutrono, difatti, di bivalvi, gasteropodi, cirripedi e diversi altri invertebrati, oltre che cozze e molluschi. Stabilita e catturata la preda, questa viene fatta passare per la bocca, per il piccolo esofago e, infine, digerita dallo stomaco. Se il pasto si rivela di grandi dimensioni, la nostra è in grado estroflettere lo stomaco dalla bocca ed assorbire, in un colpo solo, la malcapitata vittima. Saranno, poi, gli enzimi a sciogliere e assimilare il cibo e, al termine della digestione, lo stomaco tornerà al suo posto.

Per quanto attiene alla riproduzione, va sottolineato che può avvenire in maniera sessuata o, diversamente, asessuata: la seconda, molto meno diffusa, prevede che l’animale si scinda praticamente in due, generando, da ciascuna delle sezioni, un nuovo esemplare. Notevole, a tal proposito, è la capacità, pure, di rigenerarsi; ricreare, in pratica l’intero corpo, a partire anche solo da un’estremità, rimasta illesa.

NON TRANSEAT

Infine, una notazione: è fondamentale non esporre le Stelle Marine all’aria. Basta, infatti, che gli invertebrati in questione vengano estromessi dal loro ambiente anche per brevi attimi, per andare incontro a morte sicura.

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