Giornata Mondiale del Sushi: nemico/amico delle nostre tavole
Sushi, vale a dire moda, leggerezza, Oriente… Insomma, da quando ha varcato i confini della madrepatria, ha saputo rendersi vero e proprio fenomeno sociale, capace di coinvolgere, a suo modo, il mondo intero.
Nel giro di poco più di due decenni abbiamo assistito – difatti – ad una proliferazione di ristoranti esotici, caratterizzati – per l’appunto – dalle specialità del Sol Levante.
In moltissimi casi, anzi, nella stragrande maggioranza, con l’annessa formula “All You Can Eat” ovvero, mangia quanto riesci, a prezzi decisamente vantaggiosi se non, addirittura, stracciati. Il che ha permesso a chiunque lo desiderasse di ingozzarsi, letteralmente, di sushi, sashimi, nigiri, uramaki… Pochi spiccioli in tasca e appetito, fino a scoppiare.
Ma veniamo a noi…
La Giornata Mondiale del Sushi, la cui ricorrenza cade, annualmente, il 18 giugno, nasce dall’esigenza di festeggiare un alimento antichissimo che, in origine, corrispondeva alla tecnica per la conservazione del pesce, nel riso fermentato. Usanza, che si protrasse per diversi secoli.
Soltanto nel Periodo Edo, attorno al XIX secolo, si diffuse l’uso di associare il riso al pesce fresco, pronto per essere consumato.
Così, la pietanza – senza dubbio particolare e dalla storia affascinante – raggiunse l’Occidente verso la fine degli anni ’90, diffondendosi con successo. Complice, pure, l’influsso sulla cultura di massa esercitata da manga e anime nipponici. Alternativa trendy – per di più -apparentemente sana, light e decisamente economica, se confrontata con la cucina tradizionale.
Mangiare pesce crudo a volontà, mantenere la linea, il tutto per soli 20 euro o poco più.
Una favola troppo bella per essere vera?
Il prezzo da pagare è, come per parecchie cose – e qui si arriva alle dolenti note – spesso molto più alto. Ci riferiamo ai fattori che riguardano, nell’ordine, la salute, l’ecosostenibilità e la coscienza sociale.
Basta effettuare un rapido giro in un qualsiasi grande mercato del pesce, qui in Italia, per rendersi conto che non è pensabile poter acquistare pesce crudo di qualità all’infinito, spendendo cifre irrisorie. Sarebbe bene, pertanto, ponderare la scelta del ristorante dove recarsi, evitando di lasciarsi irretire da offerte speciali, fin troppo lusinghiere.
Meglio preferire locali, magari meno economici ma, di certo, più rigorosi e affidabili.
Oltretutto, il pesce crudo è spesso insidioso. Si va incontro al rischio di salmonellosi o anisakis, se non opportunamente abbattuto e di dubbia origine. Non sempre, insomma, vale la pena…
Sono poi da non tralasciare – lo accennavamo – le considerazioni sull’ecosostenibilità.
L’abnorme richiesta di prodotto a basso costo ha condotto ad un aumento vertiginoso della pesca indiscriminata, con l’utilizzo di tecniche senza scrupoli, adoperando reti, enormemente più grandi delle dimensioni prescritte, che non lasciano scampo neppure a squali, delfini, tartarughe marine.
La pesca del tonno rosso – ad esempio – in 10 anni è aumentata di oltre i 1000 %, tanto da cominciare a paventarne il rischio di estinzione. Quanto ai salmoni, provengono quasi tutti da allevamenti intensivi e vivono in condizioni terribili. Per soddisfare la crescente richiesta di sashimi, vengono stipati a migliaia, accalcati, in situazioni di malessere e sofferenza, spesso affetti da infezioni e malattie, nutriti con mangimi, troppe volte non del tutto naturali; né, tanto meno, salubri.
Secondo alcuni, il saccheggio senza regole dei nostri mari trasformerà, a breve, i fondali in enormi deserti sommersi. Si vocifera, in termini di date, addirittura del 2048.
Del resto, probabilmente, è da rivedersi il concetto stesso dell’ all you can eat. Il pensiero di poter mangiare tutto quello che si vuole non è, se non una più accentuata estremizzazione del consumismo, irresponsabilmente avverso al concetto di sostenibilità. Quest’ultimo, al contrario, persegue l’obiettivo di preservare e trasmettere ai posteri e agli indigenti le ricchezze naturali che il mondo ci dona e di cui siamo tenuti a mostrarci diligenti custodi.
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