Il cuore? L’ho lasciato in Croazia

Il cuore? L’ho lasciato in Croazia

Addio vacanze a prezzi stracciati; al pensiero di trovarsi di fronte alle acque di un mare splendido, sottraendosi alle spese dovute ai voli, ai traghetti e a quant’altro. L’era della Croazia facile – ahinoi – è terminata, trascinando con sé i nostri sogni d’estate.

L’idea del sogno facile da realizzare, alla portata – per capirci – ci ha salutato, con l’arrivo dell’euro. Tra le mete turistiche più gettonate, i prezzi hanno – adesso – subito forti rialzi. Stando ai dati, anzi, per alcuni voci, tra prodotti e servizi, si registra addirittura un raddoppio. Insomma, senza l’argent – o le kune, nel caso specifico – la località smette i suoi panni di paradiso low cost per indossarne di nuovi, decisamente più scomodi per chi, finora, l’ha vissuta come un’opportunità alternativa di viaggio.

In particolare, sono i generi alimentari ad aver subito l’impennata più consistente: dal pane alla frutta, al pesce, fino al caffè e alla pizza. E anche gli alloggi non scherzano, molto meno economici dell’anno scorso.

Sui siti  di informazione locali, quelli che trattano le zone prossime al confine, si rincorrono da giorni i focus sui nuovi prezzi pazzi. Non solo: nei gruppi Facebook dedicati agli habitué sono cominciate a spuntare le testimonianze di scontrini, che dimostrano i rincari. Quanche esempio? Per una pallina di gelato si possono spendere anche 2 euro, in alcuni casi anche di più. Per un caffè a Rovigno bisogna sborsare 2,10 euro. Lo spritz costa anche 7 euro. Cifre ‘normali’, analizzate da un certo punto di vista. Anomale, tuttavia, per chi, di stagione in stagione, le proprie ferie le ha progettate in questa direzione.

Sul quotidiano di Spalato, Slobodna Dalmacija, si legge che si sta assistendo ad un fenomeno di inversione: le prenotazioni sarebbero meno, se paragonate con quelle precedenti. Le disdette stanno bersagliando albergatori e affittacamere.

Certo, bisogna tenere conto anche dell’inflazione, che morde il portafogli. Ed è un problema che esiste a monte, in Italia. Ma il tema della competitività permane, a prescindere. Alcuni paesi balcanici offrono prezzi assai più allettanti, come l’Albania. La Grecia, in alcune zone, consente di contenere, comunque, le spese.

Stando ai numeri, una famiglia di quattro persone pagherebbe, partendo, 1.200 euro per una settimana di soggiorno, ma potrebbe arrivare anche a 4.000, alloggiando in albergo; se si recasse in Egitto o in Tunisia i costi risulterebbero dimezzati. 

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