Quanta storia si nasconde fra trame e fili…

Quanta storia si nasconde fra trame e fili…

Ago e filo. Eccole, le armi del cucito, utilizzate da sempre e, con tutta probabilità, adoperate anche negli anni a venire. Una storia secolare, quella che riguarda la materia, che prese piede – è quanto ci raccontano i reperti – circa 25.000 anni fa.

Le testimonianze archeologiche, in ogni caso, collocano la datazione dei primi aghi al 17.500 a.C. Strumenti, composti delle ossa o delle corna degli animali; mentre i tendini e le vene servivano a mo’ di filo , per cucire pelli e pellicce.

Solo intorno al 4000 a.C., in Medio Oriente, si iniziarono a tessere stoffe, con fibre naturali.

A tal proposito, ai ricercatori cinesi va attribuito il merito del ritrovamento, presso la tomba di un funzionario governativo della dinastia Han, del più antico ditale finora conosciuto.

Quanto ai bottoni, poi, nonostante siano stati inventati e utilizzati fin dall’Età del Bronzo, divennero popolari, in Europa, solo nel 1200, risultato del contatto con culture differenti, nel periodo delle Crociate.

Nel 1730, in Inghilterra, il filo di cotone divenne un must, grazie ai macchinari. Talmente popolari da diffondersi, in termini di abitudine e nel giro di poco, in tutto il mondo. Nello stesso anno, Stephan Beissel fondava una fabbrica di aghi ad Aquisgrana, in Germania.

Circa un quarto di secolo a seguire, un immigrato tedesco residente a Londra, Charles Fredrick Wiesenthal, depositò un brevetto per un ago da cucito meccanico. Ancora, il 1776 viene ricordato come l’anno in cui venne firmata la Dichiarazione d’Indipendenza, ma rappresenta anche l’occasione in cui Betsy Ross cucì la prima bandiera americana.

La prima macchina per cucire è datata, invece, 1790, brevettata dall’inglese Thomas Saint. O, almeno, ne brevettò il progetto, ripreso e collaudato, in verità, da altri.

Sempre nel 1790, la Waterbury Button Company iniziò a produrre bottoni in ottone, utilizzati nelle uniformi militari, ma rinomati anche tra i civili. James e Patrick Clark, della Clark and Co, con sede a Paisley, in Scozia, si dedicarono, a loro volta, alla produzione di filo di cotone. Idea apprezzata, soprattutto per lo scarseggiare della seta, per via delle guerre Napoleoniche.

Il brevetto della macchina per cucire trova la sua collocazione – lo accennavamo – nel 1830, ad opera del francese Barthélemy Thimonnier. Un’intuizione, stavolta, tradottasi in realtà. Un prototipo in legno, che creava un punto a catena, utilizzando un ago spinato. Un successo, a dispetto, ovviamente, dei tanti sarti in allerta.

Non ci volle molto, del resto, perché la paura di perdere il lavoro assurgesse in protesta. Così, il 20 gennaio 1831, in 200 diedero fuoco alla fabbrica di Thimonnier. Inutile. La strada era oramai irrimediabilmente segnata. Non trascorsero, difatti, neppure tre anni che, nel 1834, l’americano Walter Hunt propose un ulteriore passo in avanti: la macchina, cioè, con punto annodato. Fu Elias Howe, un decennio dopo, a portare a compimento il progetto.

Il 12 agosto 1851 è, invece, il giorno in cui Isaac Merritt Singer (quel Singer) brevettò, non senza tutta una serie di controversie, il proprio macchinario. Commercializzato, quest’ultimo, alla stregua delle famose Viking, entrate sul mercato, a partire dal 1874.

Si passò all’elettrico, solo nel 1880. Philip Diehl (che lavorava per Singer) fu responsabile sia dell’invenzione, sia della sua implementazione. In meno di dieci anni, tradusse la scoperta ad uso domestico.

Giungiamo, quindi, al 1900, momento in cui l’imprenditore tedesco Heinrich Stoll diede vita alla macchina per maglieria a letto piano. Un marchingegno, che contribuì alla produzione di calzetteria, all’epoca assai richiesta. Nel 1910, fu la volta della macchina per maglieria a letto circolare.

Rese portatili negli anni ’20, solo nei ’30 divennero più leggere. La macchina per cucire universale a zig-zag ad alte prestazioni PFAFF 130 fu lanciata in Germania, nel 1932. Tuttavia, riuscì a varcare l’oceano, solo dopo la Seconda Guerra Mondiale. Artefice della rivoluzione, qui da noi, fu il marchio italiano Necchi, nel 1947.

La Malimo1949 – è firmata Heinrich Mauersberger; talmente all’avanguardia, da venir utilizzata ancora oggi.

La svizzera Elna risale alla metà dello scorso secolo, ma fu nel 1978 che, ancora una volta Singer, promosse la prima macchina per cucire computerizzata al mondo: la Touchtronic 2001.

Il resto è racconto di vita, di abitudini smarrite, forse, nell’uso quotidiano ma tuttora in auge nelle grandi industrie. Epica narrazione di qualcosa che ha fatto cultura, ha accompagnato – e segnato – tappe fondamentali del nostro vissuto e ancora ci vive accanto, custode di usi e costumi che provengono da lontano.

Valore aggiunto a quel che siamo. Insegnamento e imput verso nuovi e più efficaci ritrovati, per chi ci seguirà.

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