E allora riscriviamo pure James Bond…

E allora riscriviamo pure James Bond…

Diciamola tutta: alcune modifiche vennero realizzate, a suo tempo, dallo stesso Ian Flaming. Oggi, tuttavia, si tende a portare avanti una ‘impetuosa’ operazione di repulisti, sollevando dalla scrittura tutti ‘i termini offensivi per i lettori moderni‘.

IL PRECEDENTE

Insomma, la nuova edizione inglese di 007 esce, depurata dai passaggi ritenuti razzisti. Parole come ‘negro‘, ‘nero‘, ‘africano‘, dopo la controversia – spuntata qualche tempo addietro – sull’editing dei testi di Roald Dahl, hanno subito una vera e propria epurazione, anche per quel che riguarda il nostro.

Prima della ristampa, prevista per lo scorso Aprile, data in cui Casinò Royale (1953) – primo libro dedicato all’affascinante spia – avrebbe spento le sue 70 candeline, la Ian Flaming Publication Ltd, che detiene i diritti d’autore, avrebbe commissionato una revisione, per cancellare ciò che, ad oggi, potrebbe risultare inappropriato.

IL PREAMBOLO

Ogni nuova edizione, dunque, si arreda della seguente dicitura: “Questo libro è stato scritto in un’epoca, in cui erano comuni termini e atteggiamenti che potrebbero essere considerati offensivi dai lettori moderni“. Così – lo accennavamo – guai ad usare, rispettando l’originale, l’accezione dispregiativa ‘negro‘. Oggi si legge, sulle medesime righe, un ben più tollerante ‘persona di colore‘. Ancora, in Vivi e lascia morire (1954) si è provveduto ad un refacing dell’opinione di Bond sul popolo africano che opera nel commercio di oro e diamanti. Anziché: “Tipi piuttosto rispettosi della legge, a parte quando hanno bevuto troppo“, c’è scritto: “Tipi piuttosto rispettosi della legge, a mio parere“.

Senza dimenticare i vari riferimenti razziali presenti in Quantum of Solace, Missione Goldfinger e Thunderball.

LA RIFLESSIONE

Giusto, vero ma si rimane perplessi. Un po’ frastornati. Ed è certo che alcune modifiche erano state autorizzate direttamente dall’autore, prima di morire, nel ’64, ma è altrettanto sconcertante assistere alla defalcazione di un pensiero fotografia, suo malgrado, di un’epoca.

Emblematico di un modo di pensare che ci avvicina e ci insegna i tempi di un passato che, forse, è legittimo superare ma che, proprio per tale ragione, non può e non deve andare dimenticato, né rimosso.

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