Burlesque: quell’arte maliziosa che insegna, anche, ad amarsi…

Burlesque: quell’arte maliziosa che insegna, anche, ad amarsi…

Spogliarsi? Che ci vuole. In fin dei conti si tratta di un gioco… o no? La risposta, probabilmente, cambia, quando si tratta di Burlesque. In tal caso, si ha a che fare con una disciplina che sottende di regole e la faccenda… per così dire, si fa seria. Miscellanea di sensualità e ironia sapientemente dosate, richiede studio e applicazione e, per qualcuno, può addirittura diventare foriera di una carriera.

Uno show organizzato nel dettaglio, il cui significato deriva – per l’appunto – dal termine italiano ‘burla‘ che, a sua volta, prende le mosse dal latino burra, che sta a significare inezia, cosa di poco conto. Dunque, di intrattenimento malizioso e frivolo si tratta. Al limite della comicità, senza mai perdere in appeal. Arma di seduzione, inaspettata e divertita, prima ancora che divertente.

E, tra gli strumenti di lusinga, l’accurata cura degli outfit, florilegio di corpetti, bustier, pizzi, merletti e parigine. Mondo, che ci riporta ad atmosfere altre, come gli spettacoli, rimasti emblematici, che si tenevano presso l’indimenticabile Moulin Rouge. Il make up, vistoso e vagamente gotico, con labbra e occhi in primo piano, completa l’opera.

Già, ma da dove nasce? Se volessimo rintracciarne una ‘prima volta’, dovremmo tornare indietro fino al XVIII secolo. Si trattava, in origine, di uno spettacolo satirico. L’idea era, nel dettaglio, quella di ridicolizzare, con umorismo critico, i generi teatrali che andavano di moda nel periodo.

La definizione faceva riferimento, inizialmente, ad uno scritto comico, con connotazioni parodistiche, che traeva ispirazione dai testi drammatici. Tra il Seicento e il Settecento, il Burlesque fu addirittura utilizzato, in qualità di mezzo per affrontare tematiche sociali e politiche. Nell’Ottocento, poi, cambiò ancora una volta pelle. Si rese passatempo leggero, comico e cantato, perdendo le restanti valenze.

La trasformazione definitiva avvenne in seguito, una volta che si diffuse negli Stati Uniti d’America. Fecero la loro comparsa gli elementi caricaturali e le canzoni; mentre le ballerine erano sempre meno vestite, al punto da cominciare ad eseguire veri e propri spogliarelli. Un divertissement per adulti, insomma, che mescolava scene a sfondo erotico con pensieri intellettuali; attualità e danze del ventre, canti, siparietti improvvisati farciti di doppi sensi; numeri con equilibristi e giocolieri e la voglia di non prendersi mai troppo sul serio.

Una ricetta evidentemente vincente, dal momento che, nel giro di pochi anni, merito anche dei nudi scenici sempre più presenti, il successo e la notorietà assursero a forma d’arte.

Così, tra le più note fautrici troviamo Mary Lee Dixie Evans, conosciuta principalmente per le performance travestita da Marilyn Monroe, durante le quali metteva in scena una serie di parodie, in riferimento ai film e alla vita privata dell’attrice. Conosciuta nei nightclub e ‘sottopagata’, ci preme farlo notare.

Allo stesso modo, Rose Louise Hovick, nota come Gypsy Rose Lee.  Danzatrice del genere vaudeville, tra le più celebri degli anni trenta e quaranta, tanto che la sua fama le valse il soprannome di Regina dello spogliarello. Sorta di modello da imitare, per due ragazze assai più giovani, passate alla storia come le primissime pin-up. Rispettivamente, Betty Grable e Tempest Storm.

Alla donna sono stati dedicati:

  • il musical Gypsy: a musical fable (1959);
  • il film Gypsy – La donna che inventò lo strip-tease (1963).

Poi c’è Lei e chi non la conosce? Dita von Teese (pseudonimo di Heather Renée Sweet) resta tra le più grandi interpreti del new-burlesque, diffusosi negli anni novanta. Con il vanto di aver riportato in auge la tecnica negli anni 2000, grazie alle sue performance fetish softcore è stata definita, non a caso, The Queen of Neo Burlesque.

Un fascino, del resto, quello della disciplina in argomento, senza tempo, tanto che non si contano, attualmente, i corsi al riguardo. Una rapida ricerca online sarà sufficiente, per chi volesse cimentarsi, per rintracciare la scuola più vicina al personale domicilio e in linea con le proprie disponibilità economiche. Da portare con se alla lezione di partenza? Curiosità e… spirito d’avventura.

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