L’arte della caricatura? Tutta colpa – o merito – di un famoso pittore…

L’arte della caricatura? Tutta colpa – o merito – di un famoso pittore…

Oggi… come ieri e che ieri! Perché, se è vero che il talento è talento e poco, o nulla c’è da discutere, al riguardo, è altrettanto assodato che esattamente quel talento, possa manifestarsi nei modi più variegati, rimanendo comunque ancorato a se stesso. Credibile, abile, riconosciuto.

Così è stato per Pier Leone Ghezzi, buon pittore e grande protagonista del Settecento romano, la cui specialità – contemplata come vera abilità – consisteva nel mettere in burla i potenti del tempo. In sostanza, era il più celebre caricaturista dell’epoca. Classe 1674, figlio del segretario dell’Accademia di San Luca che lo spinse alla carriera, la sua prima opera la realizzò a soli 20 anni. Un lavoro, portato avanti con dovizia, tanto che, tutt’oggi, ci rimane un autoritratto, datato 1702, conservato presso gli Uffizi di Firenze. Un uomo, dalle enormi capacità e dalle altrettanto numerose onorificenze: a sua volta accademico di San Luca all’età di 30 anni e pittore della Camera apostolica.

Pier Leone son io
Di casa Ghezzi che dì 28 giugno
Quando al mille e seicento
Anni settanta quattro ancor
S’aggiunse io nacqui e si congiunse
A questi l’età mia di vent’ott’anni
Ch’ora nel mille settecentoedue
Mi mostra il tempo, e le misure sue
Or mentre questo fugge e mai s’arresta
Io mi rido di lui e mi riscatto
Col dar perpetua vita al mio ritratto.

Affermato, oramai, alla distanza di altri 10 anni, grazie forse anche alla stretta frequentazione con Clemente XI Albani e presto apprezzato come ritrattista. Un successo talmente consolidato, da non venire scalfito neppure alla morte del Papa, né da quella di suo padre, nel 1721. Tant’è, Benedetto XIII Orsini seguì, nella medesima direzione, le mosse del predecessore. E’ per uno della sua corte che il nostro si trovo ad eseguire Il Concilio Lateranense, dipinto attualmente esportato negli Stati Uniti.

Ciò non di meno, quel che lo vedrà eccellere è il genere caricaturale. Esordio, si suppone, nel 1693, a cui seguirono migliaia di lavori, presenti in collezioni pubbliche e private. Talmente tanti, da rendersi impossibile quantificarli. Del resto, ne spuntano, ancora adesso, di sempre nuovi. Il più famoso, però, resta quello custodito nella Biblioteca Vaticana. Mondo nuovo, il titolo. Otto volumi, ciascuno con 130 ma anche 200 disegni, ordinati e rilegati, ognuno arredato da didascalia, ricco di annotazioni al riguardo del soggetto rappresentato.

Ritratto – volendo ragionarci – della società del tempo, o meglio, spaccato di quella che potremmo considerare la ‘gente bene’ del Settecento. “Nobili, preti, letterati, artisti, musicisti, viaggiatori stranieri“, di tutto un po’, con diritto di satira. Diritto, tra l’altro, legittimamente rivendicato da una bravura che nasceva da dentro. Non si trattava – spiegano gli studiosi – di fatti episodici. Ghezzi fu un vero iniziatore, sull’argomento. Un moderno, scaltro anche nel vendere i fogli a caro prezzo. Alla sua morte, neppure l’Accademia di Francia riuscì ad acquistare quelli legati alla propria storia. Costavano troppo.

I personaggi ‘presi in giro’? Democraticamente, tutti… o quasi. Da Vivaldi a Pergolesi, da Gasparini a Buononcini, da De Almeida a Molter; senza togliere spazio nemmeno alle ‘voci bianche’, coloro che rientravano nella cerchia dei castrati: Farinelli, Bernacchi, Caffarelli, a cui facevano seguito i pittori Gaspar van Wittel e Salvatore Rosa e infiniti altri.

Tornisce, e intaglia rame e pietre dure. Ha studiato medicina, anatomia e tagliato molti cadaveri; si intende anche d’architettura“, questo è quanto si raccontava sul suo conto allora. Oggi, non ci resta che godere e riempirci gli occhi, grazie alla versatilità di un genio, ironico e provocatore, un’avanguardista, un neofita, uno sperimentatore. Uno, dal quale non rimane che imparare.

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