Paris… ma chère!

Paris… ma chère!

Parigi, quella dell’Haute Couture; quella, da sempre, regina della moda. Quella, interessata, proprio in questi giorni, alle collezioni prossime, che entreranno nei guardaroba delle donne più ricche del mondo.

Quella… in cui l’Italia continua ad avere, nonostante tutto, il suo perché. Detta legge, attraverso i grandi nomi, rinomati, ammirati, vanto della produzione nostrana. Così è, ad esempio, per Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa per Dior: Lo è, in ugual misura, per Giorgio Armani, che stabilisce le regole grazie alla sua linea Privè e, ancora, Pierpaolo Piccioli incarna appieno la modernità di Valentino. Giambattista Valli, tra gli altri da citare o la Maison Schiaparelli che ha un texano come Daniel Roseberry per direttore artistico ma un patron illuminato come Diego Della Valle che, qui in Francia, primeggia anche con Roger Vivier, con le scarpe e le borse disegnate da Gherardo Felloni.

Insomma, c’è ancora tanto da dire, da comunicare e ben lo fa proprio Valentino (entrato nel Gruppo Kering da poco, al 30%), facendo sfilare i suoi modelli nei Saloni del palazzo di Place Vendome. Sfilata su due piani, impegnativa ma di sicuro effetto. Sessantatre uscite, in tutto, entusiasmanti per via dell’allure contemporaneo, autentica celebrazione del défilé, rito considerabile ‘senza tempo’.

L’alta moda moderna parla di cura, di protezione. E’ un’esperienza che celebra l’umanità e le persone che la fanno…  unica e a me piacciono le sfide. La nostra ricchezza sono le persone e il tempo che ci vuole per realizzare un capo. Chi lavora con me a Roma, in Piazza di Spagna, nell’Atelier Valentino mette dentro ogni abito la sua storia, le sue mani, la sua umanità, oltre alla precisione e al talento“.
Racconta, con la voce rotta dall’emozione lo stesso Piccioli.

Mani preziose – aggiungiamo noi – inimitabili nella loro attitudine a sperimentare nuovi materiali, servendosi delle tecniche più antiche. Avete presente il cotone da lavoro, giallo sole, utilizzato per la gonna a canne portata con il blazer grigio? Oppure il cappotto in paillettes tagliate a mano, in oro e argento, il parka arancione (spendido) in tessuto tecnico… l’assemblaggio di tinte come il turchese e il verde, le piume che da sole bastano, sorta di prodigio o la gonna baloon di taffetas o a imbuto, color prugna?

Regna la bellezza, da queste parti. E, insieme, leggerezza, magia, illusione. Tutto merito delle maestranze che vengono prese giovanissime, selezionate per assurgere a virtuose di un mestiere nobile. Qui si riscopre “la poesia del fare“. Sessantatre creazioni memorabili – lo accennavamo – in questa occasione, che comportano 610 ore di lavoro manuale e, in taluni casi, fino a 1000.

L’Atelier di Elie Saab, dal canto suo, come in una medina, incanta con le sue modelle incorniciate da perfetti chignon, avvolte in abiti lunghi e ricamatissimi, dai lunghi strascichi fascinosi. Gioiello loro stesse, portatrici e performer di una femminilità dolce e possente. Nuvole di chiffon rosa del deserto, celeste cielo, verde acqua, su giacche di fiori di piume, pepli lussureggianti di ricami a ghirlanda, corsetti e gonne a corolla. E’ un universo di sogno, in cui è facile perdersi.

C’è questo e tanto altro a Parigi: Viktor & Rolf, Jean Paul Gaultier, Franck Sorbier, Alexis Mabille. Assente dalle passerelle, stavolta, Iris Van Herpen, altrove impegnata ma tant’è. La moda è così: frivola, incostante, capricciosa. Onirica al punto tale da palesarsi, sia pur nel lasso di brevi istanti, più vera del vero. Desiderabile. Assoluta.

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