Islam e Ramadan: vicini e ancora tanto lontani…

Islam e Ramadan: vicini e ancora tanto lontani…

Dici donna. Dici danno?‘. Magari, questo è ciò che pensa, ancora nel 2024, la Comunità Musulmana. Fatto sta, la cronaca ci racconta di ‘persone’ – ci teniamo a sottolinearlo, persone – emarginate e confinate in una sorta di recinto, in occasione della preghiera di fine Ramadan. Costipate, o – per essere più eleganti, radunate – in uno spazio laterale ben codificato e nettamente separato – come da tradizione – da quello riservato uomini.

Nulla di nuovo, insomma, se non fosse per le riserve espresse da alcuni esponenti della Lega, dediti a lanciare strali. Rivolti ai diretti interessati. Indirizzati, pure, all’Amministrazione comunale Pd, per aver concesso l’utilizzo del Palazzetto dello sport, durante l’iniziativa.

Vicenda, questa, che arriva da Castelfiorentino, realtà comunale, parte integrante della Città Metropolitana di Firenze. Diversi giorni fa, in sintesi, in trecento (all’incirca) si sono radunati, per pregare e celebrare il termine del periodo di digiuno religioso. Un momento, tra l’altro, sottolineato dallo stesso Sindaco, propenso ad incentivare, anche via Social, quella che in prima persona individua come integrazione effettiva.

Ebbene, non tutti gli utenti sembra abbiano apprezzato. C’è chi ha fatto notare le differenze culturali persistenti, che tuttora rappresentano una barriera. Tra queste, la differente concezione della donna, assai limitante in alcuni Paesi stranieri: Abbiamo fatto un patto con la Comunità islamica, volto a favorire il lavoro comune per superare determinate abitudini, aumentare il senso civico e favorire l’integrazione“, ha replicato il primo cittadino. “In quella platea c’erano famiglie, che fanno parte di Castelfiorentino. Quello dell’immigrazione è un tema mondiale. L’integrazione è l’unica strada da seguire, sotto la cornice della Costituzione“. Buone. Anzi, ottime le intenzioni. Eppure, sono in parecchi a non essersi lasciati sfuggire – colpa/merito delle immagini – il fatto che tutti o quasi i partecipanti alla Festa fossero uomini.

Altresì, le ‘poche’ presenti erano state relegate in una zona defilata, delimitata da una specie di banchi, sui quali spiccava il colore giallo. Situazione, apparsa – stando ai costumi Occidentali – ai limiti del discriminatorio.

Dunque, non si è perso ulteriore tempo per comunicare il personale diniego, al riguardo. “Penso che ognuno abbia diritto di professare la propria religione – questa la premessa – ma parlare di integrazione, in merito a una celebrazione che chiaramente emargina la donna, è in antitesi con i nostri diritti sociali e democratici. Senza contare che una cultura che tiene le donne in un “recinto” entra in aperto contrasto con la nostra e con i nostri diritti di libertà, di democrazia e di parità per i quali, come donne, ci siamo storicamente battute. Non ci possono essere due pesi e due misure a tempi alterni, solo per ideologia o opportunità politica“.

Voci, punti di vista. Tutto legittimo, che avere un’opinione – anche in aperto contrasto con le altrui – aiuta la Società nel confronto e nella crescita. Restano, però, alla base, i fatti. Su questi, a quanto pare, si può intervenire meno. Poco. Niente.

Ecco, magari, al di là delle parole, bisognerebbe concentrarsi sul ragionare insieme. Sul provare ad aprire nuove configurazioni; varchi ancora poco o per nulla esplorati. Accettare e, insieme, livellare… ma, ci rendiamo conto, questo è un film di fantasia, dove esistono l’ascolto, la comprensione del diverso pensiero, il senso d’accoglienza, la pazienza… Tutte pinzillacchere, quisquilie, come avrebbe detto, a suo tempo, Totò. Noi abbiamo cose ‘assai più serie’ a cui pensare…

LEGGI ANCHE: Usanza che vai… scendi e rinuncia

LEGGI LE ALTRE NOTIZIE CHE RIGUARDANO LA CRONACA