Auralismo: quei suoni che ‘titillano’ il piacere…

Auralismo: quei suoni che ‘titillano’ il piacere…

Sapete definire, con esattezza, cosa sia il feticismo? Il dizionario Treccani, al riguardo, parla chiaro: “Forma di perversione sessuale, che concentra il desiderio erotico, consentendone l’appagamento, su una parte del corpo del partner o su un oggetto che gli appartiene“. E fin qui…

In verità, studi più attenti attestano che circa 7 persone su 10 ammettono di andare soggetti a qualche tipo di feticismo e, lungi da quanto recita la definizione, oggetto della loro ossessione non è necessariamente una parte del corpo o un oggetto.

Tale è, ad esempio, l’Auralismo, feticcio che si spinge assai oltre l’accezione sopra descritta e che meglio si identifica con l’eccitazione attraverso la musica, il rumore o suoni specifici. Non elementi – sia chiaro – legati per forza o direttamente all’erotismo. A volte una canzone, oppure un semplice sussurro bastano, per descriversi nel ruolo di efficaci stimolanti.

Aspetto vantaggioso, questo – a ben pensarci – giacché si tratta di una prerogativa facile da integrare nella relazione e che, se consensuale, può di certo arricchire la coppia. Oltretutto, per quanto assurdo possa apparire, rimanere sedotti da un suono è un coefficiente abbastanza comune. Più riscontrato tra le donne, sempre stando alle indagini, differentemente dagli uomini che, in genere, rimangono maggiormente attratti dagli stimoli visivi.

Già, ma come capire se ‘si soffre o meno’ di quella che potremmo definire una sindrome? La risposta è semplice. Basta, cioè, agire per prove ed errori. Iniziamo, nel dettaglio, con qualcosa di fortemente personale; intimo, insomma. Es. l’onanismo, praticato ascoltando una specifica playlist. In alternativa, il risveglio dei sensi potrebbe essere provocato dalla brezza sulla spiaccia, la musica di un violino, il sottofondo del chiacchiericcio in un locale, lo scrosciare dell’acqua di un ruscello, il frastuono, tipico di una grande metropoli… E’ tutta una questione di gusti, del resto.

Provate, volendo tentarle tutte, a farvi ripetere, a bassa voce, frasi di un certo tipo dal partner o avventuratevi nel farvi canticchiare, piano piano, una canzone. C’è persino chi va matto per le grida. Si va alla ricerca, in tal caso, della primordialità; dei rumori che, ancestrali, sgorgano liberi da dentro. La dimensione animale, per essere precisi, che fa capolino, in maniera del tutto naturale.

Per esaltare, poi, al massimo, l’udito, il consiglio è quello di ‘attutire’ il peso degli altri sensi. Provate ad ascoltare, quindi, una volta bendati e tutto risulterà più chiaro.

Ovviamente, non si può nominare l’Auralismo, senza menzionare l’ASMR (Autonomous Sensory Meridian Response), fondamentale in un processo di ‘normalizzazione’. Combine – quest’ultima – di sentimenti positivi, con la sensazione di formicolio statico sulla pelle (definita come euforia di bassa intensità ma strettamente legata all’eccitazione). Risposta dell’organismo, di solito collegabile a rumori rilassanti, comuni, riconoscibili: il fruscio di un foglio di carta, il ticchettio della pioggia sulla finestra…

D’altronde, digitando ASMR su qualsiasi piattaforma audiovisiva, nell’immediato ci si accorge non solo della quantità e qualità delle opzioni, ma anche dei milioni di persone che le utilizzano. Sorta di intensificatore del piacere – secondo quanto accennato – atto ad accrescere il pacchetto delle esperienze, da provare in compagnia ma – perché no – anche in solitaria…

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