‘Cercà Maria pe’ Roma…’ ma si la trovi!

‘Cercà Maria pe’ Roma…’ ma si la trovi!

Cercà Maria pe’ Roma… rientra tra i detti romaneschi, ancora oggi, più adoperati. Espressione, privilegiata nel momento in cui la ricerca di qualcosa, o di qualcuno risulta particolarmente complicata, ai limiti dell’impossibile. “E’ come cercà Maria pe’ Roma”, o meglio: “Cercare un ago in un pagliaio”.

Già, ma come nasce il detto?

C’è chi sostiene la tesi che la questione sia accreditabile alla difficoltà di trovare una persona dal nome tanto comune tra le mille strade e vicoli della Capitale. Chi, invece, gli attribuisce una connotazione religiosa. Poco distante da Campo de’ Fiori si trova – difatti – un anfratto stretto stretto e quasi sconosciuto, chiamato il Passetto del Biscione. Un passaggio, che vanta oltre 2000 secoli di storia. In questo luogo, in età romana, si trovata il Teatro di Pompeo e più in là, nel periodo medievale, vennero realizzate le chiese di Santa Barbara dei Librai e San Salvatore in Arco. Proprio in quest’ultimo edificio, noto oggi come Santa Maria in Grottapinta, si trovava un’icona, raffigurante la Madonna della Divina Provvidenza.

Ecco, quindi, la riconducibilità dell’accezione all’intralcio, nel rintracciare la famosa immagine di Maria, tra i luoghi ‘confidenziali’ di Roma.

La stessa Roma, che non smette mai di stupire, neppure per quanto riguarda l’arte culinaria. Sono numerosi i piatti da assaggiare, più o meno rinomati e, in particolare, i dolci tipici. Irrinunciabili, una volta scoperti.

Ve ne proponiamo solo cinque, ma bastano… per stuzzicare l’appetito!

C’è, ad esempio, la Crostata di ricotta e visciole, il Maritozzo, le Ciambelle al vino dei Castelli. C’è, ancora, il Gelato con la ricotta, il Tiramisù. Preparazioni immancabili, per chi è ancorato alla tradizione.

  • Dunque, la pagnotta, dolce e soffice, tagliata a metà, che raccoglie una montagnetta di panna montata si ottiene, grazie ad un impasto a base di farina, burro o olio, uova e zucchero, arricchito, volendo, di pinoli, uvetta e scorza d’arancia. L’origine è antica. Il nome, Maritozzo, pare rimandi all’usanza di regalarlo alle future spose, nel momento in cui ci si dichiarava.
  • Due strati di frolla croccante si incontrano, invece, nella Crostata di ricotta e visciole. La tentazione, all’interno, è nascosta… ma efficace e racchiudere un ripieno di ricotta di pecora zuccherata – per l’appunto – e marmellata.
  • Le Ciambelline al vino, bianco o rosso, rappresentano, dal canto loro, una prelibatezza legata ai dintorni cittadini. Piatto ideale, in occasione di simposi e convivialità. L’impasto classico? Non prevede l’uso né di uova, né di burro.
  • Rimanda alle atmosfere e alla abitudini dell’Agro Romano il Gelato di ricotta di pecora che, in concomitanza con latte e zucchero va a realizzare una crema, dal sapore inimitabile. Per un gusto ancora più eccezionale, non serve che aggiungere scaglie o gocce di cioccolato.
  • Completa l’opera il Tiramisù. Attenzione! Lo sappiamo che non è nato al centro Italia e che, più al nord, c’è addirittura una disputa al riguardo. La storia ci parla, comunque, di un prodotto veneto. Tuttavia, non c’è ristorante, a Roma, che non lo metta in menù. Nelle sue innumerevoli varianti, del resto, lascia sempre senza parole…

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