Sesso debole: siamo sicure che le cose stiano come sembrano?

Sesso debole: siamo sicure che le cose stiano come sembrano?

C’è chi ne fa una faccenda di cromosomi, chi lega la questione agli ormoni e chi ritiene che le basi su cui fare leva siano di matrice socioculturale. Stereotipi, rispondiamo noi. Il sesso debole, quello così definito da secoli, non è che nella nostra immaginazione. Il genere femminile risulta – lo provano i fatti – assai più forte di quello che si possa o convenga immaginare. Donne, dunque, da misurare e pesare, con il medesimo termometro adoperato per i Signori maschi.

La scienza, d’altronde, lo conferma e ce lo attesta, da diversi punti di vista…

  • Fattore uno: la longevità. Vale a dire che le donne vivono più a lungo. Le stime Istat, solo in Italia, attestano ben 4/5 anni di distanza tra i due sessi. Speranze, che nel 2022 risultavano pari a 80,5 anni per gli uomini e 84,8 anni per ‘l’altra metà della mela’. Fenomeno – peraltro – emerso alla fine dell’Ottocento e dovuto principalmente alle differenze di genere dovute alla mortalità cardiovascolare, secondo quanto rivelato da uno studio condotto dai ricercatori della Southern California University.
  • Proprio in relazione ai problemi cardiovascolari – secondo punto – il cuore della donna è anatomicamente più resistente. Merito, la più elevata quantità di estrogeni e ormoni sessuali. Inoltre, il cuore di noi femmine batte anche più velocemente: quasi 82 battiti, contro i 72 dei nostri corrispettivi. Non solo, anche la composizione proteica risulta diversa. Il ventricolo sinistro è quello che determina la differenza maggiore. Con l’avanzare dell’età, difatti, negli uomini aumenta di dimensioni e peso, mentre in alcune donne è addirittura possibile che diminuisca, almeno fino al momento della menopausa.
  • Primato, che si estende anche al sistema immunitario. L’Istituto Superiore di Sanità afferma che, in generale, le donne presentano risposte immunitarie innate e adattative più forti rispetto agli uomini. A dare il loro contributo, fattori genetici, epigenetici, ormonali e ambientali, in riferimento – pure – a quanto sostenuto dal Centro di Riferimento per la Medicina di Genere.
  • La resistenza, in particolare quella muscolare, si pone, invece, alla base di una ‘supremazia’, che possiamo considerare anche fisica. La British Columbia University apre, attraverso le sue ricerche, la strada verso percorsi, in cui gli ambienti di lavoro si caratterizzino, partendo esattamente da tali presupposti. C’è, inoltre, da aggiungere che, anche dal punto di vista scheletrico, le donne presentano un’elasticità marcatamente superiore rispetto a quella degli uomini, maggiormente predisposte negli sport ad espressione artistica, che prevedano mobilità e flessibilità (ginnastica artistica, esercizi al corpo libero).
  • Ancora, un’attenta analisi dell’Università di Wurzburg ha rilevato che, negli uomini, l’ansia aumenta insieme alla preoccupazione per il lavoro; mentre si registra un più corposo livello di ansia nelle donne, parallelamente a un aumento delle loro preoccupazioni per le condizioni della famiglia o degli amici. Tradotto: le donne, in condizioni di stress, apprezzano il sostegno del loro entourage, sperimentando una migliore qualità della vita.
  • Si equivalgono, sorprendentemente, i livelli, nelle problematicità che attengono all’infertilità. Non esiste, insomma, un genere più colpito. Va, tuttavia, sottolineato che, benché le cause più frequenti siano ripartite parimenti, al 50%, riguardano, per quel che concerne gli uomini, soprattutto disturbi congeniti ereditari, che conducono ad un abbassamento nella produzione degli spermatozoi.

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