Merope’s Tales (capitolo 8)

Merope’s Tales (capitolo 8)

Ariete: segno cardinale di fuoco, governato da Marte. Sole, stando ai termini tecnici, in esaltazione. Venere in esilio e Saturno in caduta. Colore predominante: Rosso.  

Ebbene, qualora non vi intendiate di Astrologia, sappiate che i nati e le nate sotto questo segno zodiacale si distinguono per la straripante energia. Hanno coraggio da vendere e notevole grado di intraprendenza. Inseguono, spesso, la personale affermazione in maniera indipendente e, talvolta, sono inclini alla competizione. Veri e propri combattenti, la forza di cui sono dotati li conduce ad affrontare sempre nuove sfide e, nel caso di scivolate, a risollevarsi assai in fretta. Passionali, entusiasti per indole, spontanei, sinceri si dimostrano anche, il più delle volte, ostinati, impulsivi, impazienti e sovente, c’è da ammetterlo, irascibili.

Insomma, pregi e difetti di chi l’esistenza la affronta a testa alta. A questo punto, vorrei potervi dire che sto narrandovi di me, Merope, nata un 20 aprile di diversi anni fa ma non è così. Vorrei, invece, ne sapeste di più di una sorta di Venere tascabile. Alta, più o meno, come me. Parimenti bionda e, pensate, persino con quelli che, inizialmente, erano i miei stessi difetti di pronuncia. Aveva difficoltà, Lei ed io pure, in un primo tempo, ad articolare bene la s e la z.

Sally Rand è figlia di un 3 aprile di tanto tempo fa. Era, per l’esattezza, il 1904. E la sua, esattamente come la mia, è stata una vita in costruzione. Per la serie, insomma, che ‘ognuno è artefice del proprio destino‘ e ‘nulla – o quasi – accade per caso‘ o, se volessimo metterla diversamente, ‘la fortuna aiuta gli audaci‘.

In sostanza, vi sto dicendo che il futuro, la piccola e graziosa Sally se lo è andato a prendere con le proprie forze, riscattandolo attraverso i propri talenti, certo ma, soprattutto, armata di una determinazione che compete solo a pochi, o a poche. Di sicuro, a chi volenteroso, perseverante, fiero non teme di affrontare gli ostacoli e, anzi, si ingegna per superarli in modo brillante, adoperando, per l’occasione, la fantasia, l’estro e quel tanto di genialità che, ammettiamolo, non è cosa da tutti.

Vi sembro presuntuosa? Beh, in questo appuntamento mi concedo di esserlo. Oh, non per quel che mi riguarda, ma per quel che attiene ad una creatura che, al di là delle fattezze, ha dimostrato a se stessa e al mondo di essere una potenza della natura.

Ladra? Se volete, siete liberi di crederlo. Come si suol dire: ‘A pensar bene, si fa sempre in tempo…‘.

Di fatto, ascoltandone la storia, non si può non rimanere ammirati dalla volontà ‘dritta’ che ha guidato le mosse di una ragazza proveniente… dal nulla. Da un luogo senza volto e senza tempo, che definire provincia suona persino di pretenzioso. Un posto nel Missouri, stato federato della regione del Midwest degli Stati Uniti d’America. 21°, per estensione.

Sapete quando sfacciatamente la sorte vi è avversa? Ecco, è proprio in questo genere di contesti che si distingue un Ariete, perché il fato… lo rivolta a testa in giù. Così, per una nata per rimanere dimenticata nel vuoto di una routine destinata a ripetersi, giorno dopo giorno, uguale a se stessa, prender in mano le redini e dirigersi… altrove, deve essere stato, prima ancora che un gioco da ragazzi, una necessità. Una pulsione interiore; un grido che, da viscere, cuore, cervello, si faceva largo, nell’intenzione di ubriacarsi di vita.

Donne da far girar la testa ce ne sono state e tante. La differenza – se così la si può considerare – è che Lei, Sally, sapeva perfettamente ciò che faceva. E perché. Sposata quattro volte, ma non è questo il punto. Ve lo racconto, tuttavia, per farvi meglio render conto di un’anima inquieta. Per farvi più a fondo sviscerare in quella bramosia di successo, meglio, di rivincita, che guida, nella loro strada, alcune persone. Clarence Robbins, sceneggiatore, fu il primo, a cui seguirono, nell’ordine, tale Thurkel Greenough (stuntman), Harry Finkelstein, manager… ultimo della lista, l’impresario edile Fred Lalla. Se importa? Nel susseguirsi degli eventi probabilmente conta poco, ma tant’è.

Era nata – vi raccontavo – ad Elkton e la vicenda sarebbe potuta concludersi qui, se non fosse che il papà di Helen – già, dimenticavo – Sally Rand era il suo nome d’arte, come si addice a noi tutte, rappresentanti del Burlesque. Tuttavia, all’anagrafe risultava Hellen Gould Beck. Ebbene, il papà di Hellen aveva militato, un tempo, tra le fila di quanti lottavano contro la Spagna per la guerra che, poi, avrebbe in qualche modo sancito la nascita dell’imperialismo Statunitense. In quel di Cuba, aveva combattuto accanto al futuro presidente Roosevelt, sul cui grembo – pensate – la piccola Sally aveva trascorso una certa quantità di ore accomodata.

Che ci crediate o meno, sono dell’idea che i margini della nostra esistenza – di noi tutti, intendo – siano il frutto di pochi ma tangibili segni. Tappe, che ne definiscono il percorso, che ne tracciano l’indirizzo; che, persino, a stare attenti, ne conferiscono il sapore.

Ecco, Sally era una che sapeva intuire. Che sapeva leggere gli accadimenti e anzi, di più, sapeva crearli, per poi approfittarne.

Lo aveva compreso all’età di soli tredici anni, quando, raccolti ‘armi e bagagli’, si era avviata, tutta sola, tutta incastonata nelle personali ambizioni, alla volta di Kansas City. Qui, presso l’Ambrose Theatre, iniziò a tracciare le linee di un domani ancora rarefatto, vero, ma già ben studiato.

Prese lezioni di danza – danza classica, proprio come me – e iniziò ad esibirsi negli spettacoli di Vaudeville, come era nell’ordine delle cose di allora. Non aveva fatto i conti però, ancora, con il Cinema e con quelle sue Dive mute – ai tempi – e in bianco e nero, capaci di sedurre gli spettatori, solo attraverso la gestualità o le espressioni del volto. Un mondo, quello della Settima Arte, che le assomigliava… Pertanto, curiosa, emozionata, speranzosa, si incamminò di nuovo, questa volta diretta ad Hollywood.

E, munita di una volontà risoluta, forte delle lezioni, pure, di recitazione, ce la fece. Cominciò con qualche comparsata. Ruoli di secondo piano, fugaci… in attesa dell’occasione, quella vera che, in verità, giunse, infine, nella figura di Cecil B. DeMille. Un pigmalione, dal suo punto di vista. Per noi comuni mortali, il fondatore di quella che un giorno sarebbe diventata la Paramount. La diresse DeMille, famoso come regista di film biblici, in alcune sue opere: La Strega di York, Il re dei re. Poi ancora, la volle al suo fianco, sul set, ne Il segno della croce e fu proprio il patriarca del Cinema ad inventare per la ragazza dalle chiome d’oro un nome… adatto.

Di suo, Sally si era distinta, nel ’27, entrando a far parte della ristrettissima rosa delle WAMPAS Baby Stars. Un’iniziativa pubblicitaria, volta a premiare ogni anno tredici ragazze. Gli atri nascenti, su cui poggiare le aspettative per una brillante carriera. Ve lo avevo premesso, non si è un’autentica Ariete, se non si affrontano le avversità e di sfortune – ovvio – ce ne furono. La crisi del ’29, tanto per cominciare. La Grande Depressione, per capirci che, sul finire degli anni ’20, colpì l’economia Mondiale, riducendo su scala globale produzione, occupazione, redditi, salari, consumi, risparmi.

Non aveva fatto i conti, poi, Helen, con il parlato. L’avvento del sonoro che, per altre, aveva rappresentato una vera e propria ‘manna dal Cielo’ – pensate, ad esempio, a Greta Garbo o a Marlene Dietrich… – fu, per la nostra, un deterrente.

Pochi spicci nelle tasche, idee, in testa, tante, ma non c’era modo di realizzarle. Si arrabattava, rischiando. Noleggiava barche ai contrabbandieri. Si esibiva in spettacoli di Burlesque itineranti, si adattava a dormire nei vicoli… Poca roba. Anzi, nulla e, intanto, aveva quasi trent’anni.

La soluzione – ne abbiamo in qualche modo già parlato, ricordate? – si presentò con l’Esposizione Universale di Chigaco del 1933. Il meglio della tecnologia dell’epoca ma, più a largo raggio, un occhio a tutto quel che il progresso aveva da offrire.

Ora, se riuscite, indossate i panni di un Ariete. Siete disperati. Il fondo lo avete già toccato e non avete nessunissima intenzione di rimanere dove vi trovate. Occorre agire e serve farlo presto… Serve guardare in alto, perché restare a mezza via non risolverebbe comunque i problemi. Se quel pubblico, dunque, occhi spalancati sul prestigioso appuntamento, potesse essere anche il vostro pubblico… Se riusciste a catturare l’attenzione di chi conta…

C’era, al riguardo, un nome e un cognome su cui puntare: William Randolph Hearst. Non rimaneva altro che lanciare i dadi, chiudere gli occhi e… sperare? Macché. Era il momento di darsi da fare. Puntare direttamente sul Tycoon? Eh no, non conveniva. Meglio volgere lo sguardo ad una che, sul magnate, esercitava potere.

Millicent, sua moglie, era una donna ambiziosa, realizzata… era una che, a sua volta, derivava dal Vaudeville. Lei e sua sorella maggiore, Anita, avevano compiuto i primi passi, esibendosi all’Herald Square Theatre di Broadway, nel 1897. Erano le ragazze in bicicletta, in uno spettacolo di Edward Rice, dal titolo The Girl from Paris. In tale frangente, la quattordicenne era stata notata da Hearst, che l’aveva inseguita, per infine impalmarla, con una corte di sei anni. Membro della Commissione dello Stato di New York per l’Esposizione Internazionale Panama-Pacifico tenutasi a San Francisco, nel 1915. Presidente – presidentessa – del Comitato del sindacato delle donne per la difesa Nazionale, durante la Prima Guerra Mondiale. Fondatrice del Free Milk Fund for Babies, iniziativa atta a fornire latte gratuito ai neonati di New York City. Si era adoperata, la signora Hearst, a favore dei bambini paralizzati, per le ragazze disoccupate. Era, in breve, la persona giusta a cui rivolgersi.

La sera prima dell’inaugurazione della magnificente Fiera, dunque, accadde. Immaginatevi, adesso – ve lo propongo solo per un breve istante – seduti al tavolo verde, intenti nella partita di Poker più importante della vostra vita. Non vi giochereste anche voi il tutto per tutto?

Così fece Sally, presentandosi… sì, presentandosi al cospetto di tutti su di un cavallo bianco, avvolta in un candido mantello e sotto, completamente nuda. Novella Lady Godiva, si dimostrò, al contempo, bellissima e audace, guadagnandosi lo sguardo stupito e interessato dei presenti e la stima di Colei che le avrebbe potuto spalancare le porte del futuro che desiderava.

Il giorno a seguire era elemento del cast e volteggiava, armata di due enormi ventagli di piume. Gli stessi che l’avrebbero, in seguito, trasportata nella leggenda. Quelli, che causarono, ve lo accennavo la volta scorsa, un ferocissimo alterco e una causa per diverse migliaia di dollari, con Faith Bacon.

Una ladra? Forse. Una, di sicuro, che non sapeva e non aveva punto voglia di darsi per vinta.

LEGGI ANCHE: Merope’s Tales (capitolo 7)

LEGGI ANCHE: Merope’s Tales (capitolo 6)

LEGGI ANCHE: Merope’s Tales (capitolo 5)

LEGGI ANCHE: Merope’s Tales (capitolo 4)

LEGGI ANCHE: Merope’s Tales (capitolo 3)

LEGGI ANCHE: Merope’s Tales (capitolo 2)

LEGGI ANCHE: Merope’s Tales (capitolo 1)