Quel pasticciaccio là, sull’Oneida

Quel pasticciaccio là, sull’Oneida

Novembre, 1924. “Charlie, te l’avevo detto che dovevamo stare attenti. Lui… lo conosco troppo bene. Si divora dalla gelosia. Oh, non crucciarti, non è amore. Quello non è riuscito a conservarlo neppure per sua moglie. Dire che l’ha corteggiata per così tanto tempo… ma Millicent è una in gamba. Considerala, piuttosto, attitudine al possesso. Quel che è suo è suo e non si tocca.

So anche come sei Tu… sei un’Ariete. Adori le sfide e sono consapevole di rappresentarne una, alla soglia dell’impossibile. Quanto di meglio… per te.

William, benché abbia agito tempestivamente in difesa, non ha potuto esimersi dal finire su tutti i giornali. Tutti, siamo stati sbattuti sulle prime pagine dei maggiori quotidiani o rotocalchi, rovistati dagli occhi indiscreti e arroganti di lettori fin troppo curiosi di sapere, famelici di conoscere i fatti; di spiarci attraverso il buco di una serratura che, come vedi, oramai non è più blindata.

Ah, William… Cerca di comprendere. Hearst è, a tutti gli effetti, il Re della Stampa. Persino i giornali scandalistici rivali lo ossequiano. Lo temono, questa è la verità. Volentieri, stando come stanno le cose, avrebbero evitato di scrivere sul suo conto. E invece…

Ora ci troviamo tutti irrimediabilmente coinvolti in questa ‘spiacevolissima’ faccenda. Leggi. Leggi anche tu: Produttore cinematografico ucciso da una rivoltellata sullo yacht di Hearst“. Era il titolo di copertina del Times. Urlava, dalla carta. Nell’edizione serale la notizia era sparita, ma tant’è…

Poi, così facendo, hai finito per mettere il mondo a conoscenza della nostra relazione. Quella mia con Lui, voglio dire: William Randolph Hearst. Sì, hai ragione nel ribattere che, in fondo, era il ‘segreto di Pulcinella’ ma, intanto, a noi faceva comodo. Il fatto che si vociferasse, che sussurrassero senza, tuttavia, l’ombra di una prova, era fonte di pubblicità. Non di scandalo. Ha trentaquattro anni più me… Fortuna vuole che quei suoi quattrocento milioni di dollari, patrimonio proveniente dalle miniere d’argento, ne salvaguardi e ne mantenga il peso.

Questa operazione di ‘copertura’ era necessaria. Tu immagina, l’uomo più potente del mondo messo in ginocchio da… beh, sai di che parlo, no? Ci pensi? Rappresenterebbe la fine. Per William, Per me. Per Te, pure, Charlie. Pensa all’enorme spreco di un talento come quello che ti appartiene.

Io, che mi vanto di essere – a pieno titolo – ‘il più grande miracolo che lo schermo abbia mai veduto‘ – rischio, dopo quanto successo, di finire in miseria. Rischio di finire, soprattutto. Esiliata, dimenticata chissà dove… In queste ore, ti confesso, ho paura. Anche qui, protetta dalle mura della mia Cuesta Encantada, sulla spiaggia di Santa Monica. Lo sai, il palazzo lo ha fatto costruire Lui… per me. La mia Beach House riesce ad ospitare… chiunque. Chiunque valga la pena di ricevere, conoscere, o frequentare. Arrivano, agghindati, compunti, azzimati, salvo poi, dopo, sparlare. Chiacchierare a vuoto… Invidiosi. Li conosco quelli come loro; ma è così che va il mondo, no?

La storia dell’Oneida, però, è un’altra cosa. Lo scorso 15 novembre è salita, a bordo, la creme de la creme di Hollywood. Abbiamo cercato di non dimenticare nessuno, per il compleanno di Ince. Ne sei cosciente, te l’ho raccontato, ci serviva l’amicizia con Ince. Il ‘papà dei Western’ ci avrebbe riservato uno Studio a Culver City. La base, per la Cosmopolitan. Eravamo in trattativa…

Poi, la gita in direzione di Catalina avrebbe facilitato le cose, ne sono convinta. Lo ero allora, se non altro.

Quindici persone a bordo, tutto sommato, non sono molte. C’era il direttore amministrativo di Ince, George H. Thomas; c’era Margaret, Margaret Linvingston, la sua amante, ricordi? Chissà cosa ne avrebbe pensato la Signora Ince… Poi, c’era Elinor Glyn, la scrittrice. Aileen Pringle; Seena Owen, Julanna Johnston. C’era il dottor Goodman, direttore della produzione della Cosmopolitan. Joseph Willicombe, segretario capo di Hearst. Frank Barham, accompagnato da sua moglie. Ci tenevo, non mancassero neppure Ethel e Reine e Pepi… la mia Pepi…

Li vedo tutti, le mie sorelle e gli altri. Visualizzo ancora i loro volti stupefatti, inorriditi, cristallizzati di fronte allo spettacolo che, loro malgrado, li incastrava. Protagonisti involontari di una faccenda grottesca e ‘scomoda’. Da insabbiare. Rivedo il viso di Louella mentre, assieme, mi siete venuti a prendere. Per la Parsons quello era un esordio. Rammento nitidamente il nostro viaggio in auto, per raggiungere San Diego. I discorsi… La ‘spacciatrice di pubblici veleni’ si era acquietata, quel giorno; sembrava di buon umore, persino.

Non credo sia esistita una sola volta in cui, su quel ‘disgraziatissimo’ yacht – che non saprei come altro definirlo, adesso – siano venuti meno musica, o champagne. Forse Ince avrebbe fatto meglio a non salire. Buffo, no, a rifletterci. Il caso ha voluto che si fosse dovuto trattenere, per via di una serie di impegni. Magari avrebbe disertato… Proprio Lui, il festeggiato. L’ospite d’onore. Non avrebbe dovuto raggiungerci mai! Neppure una volta attraccati a San Diego. E invece… Tutta quella nebbia, all’improvviso. Quella nella testa, intendo.

D’altronde, è accaduto tutto così in fretta.

La versione ufficiale la sai. Ince si è letteralmente ingozzato, quella sera. Talmente tanto, da crepare, poi, per indigestione acuta. Lo hai letto, l’articolo? “Ince, con la moglie Nell e i due figlioletti, era ospite del ranch di Hearst da vari giorni, quando è stato colto dall’attacco. Colpito all’improvviso dal male, il magnate cinematografico, fuori conoscenza, è stato caricato su un’automobile speciale, assistito da due specialisti e tre infermiere e trasportato con la massima urgenza alla sua casa nel Canyon. La moglie, i figlioletti e i due fratelli, Ralph e John, erano al suo capezzale, quando è sopravvenuta la fine“.

Sono terrorizzata all’idea che si venga a sapere. Che possa trapelare… ‘altro’. Kono, quel tuo segretario, ne sono certa, ha visto il proiettile conficcato nella testa di Ince, mentre lo sbarcavano dall’Oneida. Che ironia… In ebraico, significa prosperità; è un nome che porta fortuna… Che Dio ci protegga!

Quel suo revolver tempestato di brillanti. La fama, per di più, come tiratore scelto. Lo diverte sbalordire gli ospiti abbattendo un gabbiano con un colpo sparato senza mirare, alla maniera dei cowboy. Ah, mi si gela il sangue. Se poi penso che William è addirittura arrivato ad ingaggiare un investigatore, per farsi raccontare dei nostri incontri. Sai perché ti ha invitato? Lo sai, vero? Voleva ‘solo’ verificare come ti saresti comportato con me… Avresti dovuto rimanere a casa, con Lita. Lei è incinta, ha bisogno di te…

Maledetta me! Maledetti noi! Mi hanno sentita. Ho gridato: “All’as-as-as-assassino!”. Ero talmente annichilita che ho ripreso a balbettare, quella sera. Ero attonita, sconvolta…. Maledetto il ponte di passeggiata. Maledetta la voglia, incessante, delle tue carezze, dei baci… Quanti danni, per la debolezza di un istante. Te ne rendi conto? Quel colpo al cervello di Ince… era riservato a te.

Il 21, poi, al funerale, c’eravamo tutti. C’eri tu, Mary Pickford, Douglas Fairbanks, Harold Lloyds. Mancava solo William. Brillava, per la sua assenza.

Mi rassicura, ad oggi, unicamente il fatto che il cadavere sia stato immediatamente cremato. Pare che non ci sarà alcuna inchiesta. Forse siamo salvi. Eppure, al momento mi sento inabissare, comunque. Charlie, aiutami, non so cosa fare…”

Tua, Marion

1924. Sono immersa in un tempo, senza tempo. “Sabato 15 novembre ho portato a San Diego l’Oneida, che appartiene all’International Film Corporation, con a bordo un gruppo di persone. Il Signor Ince avrebbe dovuto far parte della compagnia, ma non poté partire il sabato, per impegni di lavoro e promise che ci avrebbe raggiunti la domenica mattina. Quando salì a bordo non lamentò nessun disturbo. Disse solo che si sentiva un po’ stanco. Nel pomeriggio, discusse i particolari di un accordo… Aveva l’aria di star bene. Mangiò di gusto e andò a letto di buon’ora. La mattina dopo, io e Lui ci alzammo pesto, prima di tutti gli altri, per tornare a Los Angeles. Ince mi disse che, durante la notte, aveva avuto un attacco di indigestione e si sentiva ancora male. Durante il tragitto verso la Stazione si lamentò di un dolore al cuore. Prendemmo il treno, ma a Del Mar Ince ebbe un attacco cardiaco. Io pensai che la cosa migliore fosse farlo scendere dal treno e insistei perché si riposasse in un albergo. Telefonai alla Signora Ince che suo marito stava poco bene, chiamai un altro medico e restai fino al pomeriggio. Poi, ripresi il viaggio per Los Angeles. La Signora Ince mi disse che il marito aveva già avuto altri attacchi simili, ma che si erano sempre risolti felicemente. Il Signor Ince non dava segno di aver bevuto alcoolici. La mia esperienza di medico mi permise di diagnosticare un’indigestione acuta“.

Charlie, hai sentito della deposizione di Goodman? Hanno giurato di mantenere il silenzio ma sono preoccupata. Alla fine, l’inchiesta l’hanno aperta. Quel Chester Kemply voleva indagare. Aveva smania, evidentemente, di saperne di più. O, magari, serviva ‘fare questo’. Agire, secondo un copione già prefigurato che non permettesse, poi, ad alcuno, di obiettare.

Ho aperto l’inchiesta, a causa delle molte voci riguardanti il caso che venivano riportate al mio Ufficio e le ho soppesate con cura, per poterle far cessare in modo definitivo. Non ci saranno altre indagini…“.

Il Procuratore Distrettuale di San Diego, tutto sommato, si è dimostrato magnanimo. Ne convieni, Charlie?

Alcune persone interessate alla morte improvvisa di Ince non facevano che venire da me, insistendo con le loro informazioni… ma, dopo aver interrogato il medico e l’infermiera che hanno curato il Signor Ince a Del Mar mi sono convinto che la sua morte è da attribuire a cause naturali“.

Mi sembra di ritrovare il respiro, finalmente. Non vedo l’ora che tutto questo venga definitivamente archiviato”.

Ti scrivo presto, Marion

Inutile inserire la data. Bruciale, le mie lettere. Bruciale, affinché non rimangano prove. “A rischio di perdere la faccia come profeta, il sottoscritto predice che, un giorno, uno dei misteri in odore di scandalo di Cinelandia sarà chiarito. Gli ambienti del Cinema hanno sempre sofferto allo stesso modo per gli scandali e per le voci, di scandalo. Si è alluso a persone morte di morte violenta o per cause misteriose, ma nulla è mai stato provato. Se esiste qualche fondato motivo per sospettare che la morte di Thom Ince non sia dovuta a cause naturali, si dovrebbe condurre un’indagine, per render giustizia al pubblico, oltre che a tutte le persone interessate“.

Lo hai letto ciò ce che ha scritto quel redattore? E’ uno che lavora al Long Beach News. Ho avuto un moto di brividi, stavolta. Mi è sembrato così vicino…

Louella l’ha messa a tacere William. L’ha pagata profumatamente e poi le ha dato ciò che più di ogni altra cosa potesse renderla soddisfatta… e muta. Un contratto a vita con le Pubblicazioni Hearst e un giro di collaborazioni, a suo beneficio, da far girar la testa. Perciò, ha dichiarato di non esserci mai stata, quella sera di metà novembre, sull’Oneida.

Si trovava a New York‘, così ha detto. Ma Vera Burnett l’ha vista, quando mi siete venuti a prendere. Vi ha visti. E’ la mia controfigura, era lì… Toccherà pagare anche Lei, o trovare un’altra maniera per zittirla.

Nell pure, ha ricevuto un vitalizio, prima di partire per l’Europa.

Giuro, se la dovessimo scampare io… Ho iniziato a pregare, affinché ciò accada. Fallo anche Tu, per favore”.

Marion

Ultima missiva. “Dio Charlie, quanto tempo è trascorso… Sai cosa altro è venuto fuori? Ti ricordi la villa di Ince? Quell’enorme palazzo in stile spagnolo… Dias Dorados, in Benedict Canyon. Thom lo aveva disegnato personalmente. Ne andava fiero. Poi, dopo la morte, Nell lo ha messo in vendita.

Beh, è uscito fuori che ci fosse, proprio sopra le camere degli ospiti, un corridoio. Una galleria segreta, provvista di spioncini nascosti, che offriva una vista panoramica su ogni letto.

Solo Thom – a quanto pare – ne possedeva la chiave. Ti rendi conto di cosa possa significare? In quanti avremo dato dimostrazione delle nostre ‘tecniche da boudoir‘? Hearst interverrà, anche stavolta. Ormai mettere a tacere la gente è divenuta un’abitudine, oltre che una necessità.

Quando qualcuno pronuncia, anche solo per sbaglio, il nome di Ince, Lui sbianca. Cambia d’umore. Del resto, come potrebbe essere altrimenti?

L’Oneida adesso è sbugiardata. E’ divenuta la William Randolph Hearse – il Carro Funebre di Randolph Hearst. Rappresentiamo, giunti a questo punto, soltanto una stupida battuta. Pensare che eravamo l’orgoglio della Settima Musa.

Ti abbraccio, ancora una volta”.

Mittente: Marion Davies

Destinatario: Charlie Chaplin

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