Il tramonto inaspettato dell’eye liner
Un evergreen. Interpretato, re-interpretato… sottile, correttivo, invadente e protagonista, alla Amy Winehouse. ‘A pagoda’, ancora, proprio come lo indossava Marilyn, oppure adoperato, esattamente come negli anni ’60, grafico e arredato ‘a codina’.
Eppure… si respira, di recente, aria di cambiamento. Nell’indecisione generale, se dentro oppure fuori dai moderni canoni di bellezza, è il caso – forse – di ripercorrere la storia di un cosmetico, in ogni caso, sempre verde; longevo e stimato, al pari dell’ancor più famoso rossetto.
Signature beauty firmato – in primis – niente di meno che dalla regina Cleopatra. Sinonimo di Cat eyes e, soprattutto, prodotto unisex (all’epoca, il make up riguardava, indifferentemente, uomini e donne e ne definiva la classe sociale d’appartenenza). Risultato del sapiente assemblaggio di galena, malachite e zolfo, indossava, ai tempi, il nome di Kajal (in Asia) o Khol (in Arabia), con la finalità – pure – di preservare gli occhi dall’azione disturbante degli agenti atmosferici.
Nel Medioevo, lo sappiamo, al bando il maquillage tutto, era ad esclusivo appannaggio delle prostitute, eredità del periodo precedente. Ripreso, invece e valorizzato nel ‘900. Promosso, in primo luogo, dalle Flapper: emancipate, all’avanguardia, indipendenti e disinibite. Ulteriormente sdoganato, nei primi anni ’30, con l’arrivo, in contemporanea, nel Cinema, del sonoro. Ne facevano sfoggio dive del calibro di Greta Garbo o Marlene Dietrich e, se allora il tratto si manteneva sfumato, le femmes fatales degli anni ’40, insieme alle Pin up, la vollero bold.
Simbolo, più in là, di rivoluzione e di seduzione. Basti pensare a figure come Twiggy o Sophia Loren. Pop – e come sennò – negli intramontabili e stroboscopici anni ’80.
Less is more: ce lo ha insegnato, il concetto, il decennio subito successivo, ricordandoci che ‘meno è meglio’ ma che non bisogna rinunciare ‘necessariamente’ a tutto. Sponsorizzato da attrici e modelle, all’alba del nuovo secolo, negli ultimi venti anni si è – come dire – trasformato, modificando ulteriormente la sua essenza. Forma, colori, spessore… si sono resi ‘flessibili’, personalizzabili, liberamente interpretabili. Si è passati, così, dal dropped flick al mood pin up; dal double flick alla modalità egyptian, merito della più aggiornata consapevolezza, che riguarda anche – tra l’altro – le tecniche di applicazione.
Datato, ad oggi? Sorpassato? Ce lo si chiede e, in effetti, ci si dirige, al momento attuale, in direzione di letture dell’occhio più contenute e minimal. Poche linee appena segnate con il pennello, a supporto di blush e labbra in primo piano. Fatto sta, qualcuno diceva, un tempo, che ‘il silenzio è d’oro’.
Tace, adesso, quindi, l’eye liner e chissà quanto più cristallina e sorprendente sembrerà la sua voce, quando deciderà di farsi sentire di nuovo…
PARLIAMO DI TRUCCO…
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