Accadde al Cinema…
9 agosto 1929. Questa è la data, a cui vi domando di prestare credito. Un pomeriggio. Un pomeriggio come tanti, se non fosse stato per il risvolto, fatale; almeno per me. Uno di quei giorni memorabili, a dirla tutta, che avrebbe finito per riscrivere i nuovi principi giuridici in caso di stupro – sì, stupro, avete compreso bene – negli anni a venire.
Scusate, mi presento: sono Alexander Pantages, un’impresario. O meglio, un fior di impresario ma semplifichiamo, che tanto è superfluo addentrarsi oltre.
Ebbene, esattamente nella data sopra citata, una florida fanciulla ‘sommariamente‘ vestita di rosso, sgattaiolava via dal magazzino delle scope del mio teatro di Los Angeles, all’angolo tra Hill Street e la Settima. Strillava, nel mentre che correva, come un’aquila. Tanto che un impiegato, allarmato, le corse incontro, per soccorrerla. “Là! Là! Il mostro!“, indicava e intanto urlava. “Il Pan potente! Il Pan potente!“, ripeteva, alla guisa di un disco rotto. “Tenetemelo lontano!“.
Si riferiva, così facendo, a me. Il padrone. Capelli brizzolati, spiegati dall’età e l’onore, da difendere: “Quella lì mi vuole incastrare!“, sbraitavo, a mia volta, all’orecchio del vigile urbano, intervenuto a sedare il trambusto.
Dire che, prima di ritrovarmi alle prese con quella derelitta, ne avevo viste di ogni. Sono nato ad Atene, nel 1867. Emigrato negli Stai Uniti, prima del nuovo secolo. Nella vita, ho fatto di tutto. Il lustrascarpe, lo strillone… Ho gestito un Nickelodeon e diverse sale da gioco. Sono stato persino in Alaska, a cercare l’oro. Setacciavo le acque del Klondike e… sono stato fortunato!
Nel 1902, di ritorno dal ‘Selvaggio Nord’, conservavo nelle tasche un bel mucchio di pepite. Soldi, che mi furono utili per rilevare il mio primo Teatro. Era sull’orlo del fallimento ed Io lo gremii di spettatori paganti. Che volete, avevo fiuto per gli affari!
Ce ne fu un secondo, pertanto. Poi, un terzo. Con l’arrivo del Cinema, ebbi a provvedere anche in tal senso. Alla fine, il mio impero spaziava dal Messico al Canada e comprendeva 60 Teatri, quasi tutti progettati dal più grande: Marcus Priteca. Nel ’29, insomma, quando accadde quanto sopra, io valevo la bellezza di 30 milioni di dollari e rappresentavo, nell’ambiente, l’eccellenza.
Eunice Pringle – la giovane in fuga, per capirci – era nata, invece, a Garden Groove, in California. Una, tra le tante mocciosette che interrompono gli studi, con l’ambizione di diventare ballerine.
Riassumo: tra un singhiozzo e l’altro, la ‘furbetta’ aveva riferito ai poliziotti di essersi presentata al mio cospetto per un provino, salvo poi essere stata aggredita dal qui presente, che l’avrebbe violentata, strappandole le mutandine. ‘La bella e la bestia‘, starete commentando. ‘L’orco cattivo e l’innocente bambina‘ che, tuttavia – guarda caso – aveva, alle spalle, un agente. Tale Nick Dunaev, un traffichino, secondo i più. Uno, capace di concepire ‘sordidi’ piani, per il benessere e la carriera delle sue protette.
La ragazza, in sostanza, aveva comprato il biglietto per lo spettacolo ed era salita di nascosto nel magazzino, dove si trovava il mio ufficio. Mi aveva adescato, su… semplifichiamo le cose. Aveva simulato, dovutamente istruita, la violenza. Questa era, ed è, la mia versione dei fatti.
L’Herald Examiner non perse tempo, ovvio. Hearst e i suoi scagnozzi – penne da due lire – sguazzavano nel fango. Parlarono di Eunice come di “una perla di 17 anni, come non se ne vedevano dall’epoca di Clara Bow“. Già, Clara… ma questa è un’altra storia. Il Los Angeles Times l’aveva definita “una rigogliosa bellezza“, teso a sottolinearne ‘l’irresistibile avvenenza’. Ve lo ripeto: si era violentata ‘da sola’, lacerandosi di proposito i vestiti e riducendoli in brandelli, peggio che se l’avesse assaltata una ciurma di marinai ingorillati.
Troppo poco inglese, Io, per riscuotere l’appoggio dei lettori. Troppo soave l’aspetto di Lei, per non rigirare a suo favore le simpatie della Giuria. La ‘margheritina di Garden Groove‘ e il lùbrico milionario greco, ringalluzzito ed atto a deflorarne le muliebri carni. Fatto sta, Io ci rimisi, lì per lì. Lei… pure.
Chi, in verità, ne trasse vantaggio fu Jerry Geisler, che di lì a poco, grazie anche al dibattimento che mi riguardava, sarebbe assurto ad ‘avvocato delle Star‘. Immaginatela, Eunice, che si presenta in udienza preliminare con quel suo fare da Bamby; l’abito castigato: “Mi ha chiesto di diventare la sua amichetta. Gli ho risposto che non cercavo un amichetto, cercavo lavoro, ma lui ha continuato con le avances… Sembrava impazzito… mi ha tappato la bocca con una mano… mi ha morsicato il seno“. Svenuta – sosteneva – si era poi ripresa nel famoso sgabuzzino dove io, pudende al vento, avrei abusato delle sue grazie.
Pensare che non era la prima volta che mi si presentava davanti e, in tutte le occasioni, l’avevo sempre congedata. Non era il caso di scritturarla. Il suo numero era troppo provocante!
Con indosso le scarpe basse e il fiocco a raccoglierle le chiome, dimostrava, adesso, sì e no 13 anni. Tutto, perfettamente confezionato, ripeto. Poi, fu l’abile mossa di Geisler a rivoluzionare la situazione. Le chiese di presentarsi in aula, con la medesima mise che indossava quel fatidico giorno. Ora, d’improvviso, dimostrava 20 anni. Era sexy, mi capite?
In primo grado, ciò nonostante, non ci fu nulla da fare. Ero colpevole: così determinò la Giuria. Tanto che mi diedero una pena di 50 anni. Mezzo secolo, niente di meno!
L’appello, però – ve lo avevo anticipato – aprì le porte a nuove pagine di giurisprudenza. “La testimonianza della querelante è talmente inverosimile, da mettere a dura prova la credibilità della Corte“, osservarono i giurati, come a significare che non era da escludere ‘giuridicamente‘ che, in un rapporto sessuale, una minorenne non potesse essere consenziente. Una sentenza di 40 fogli finiva, in sintesi, per creare un precedente, nello Stato della California.
Nel ’31, sulle suddette basi, si rifece il processo, nella presunzione – così asseriva la difesa – che fosse stato ordito un complotto al mio indirizzo. In effetti, la Pringle ammise, in questo ennesimo procedimento, che nel suo repertorio era compresa persino la spaccata. Così agile – se ne dedusse – avrebbe avuto modo e opportunità per scivolare dalla mia presa… Ero, in fin dei conti, un uomo di mezza età e di bassa statura.
Per fugare ulteriori dubbi, si ebbe l’idea – allora – di ricostruire passo passo la scena. Geisler interpretava me. Jake Ehrlich, il suo assistente, vestiva – invece – i panni di Eunice. I due uomini “recitarono fino al punto cruciale, con sagacia e realismo” e riuscirono, nel dimostrare che lo stupro, così come lo aveva descritto la ragazza, era tecnicamente impossibile. Come un mago dal suo cappello a cilindro, Ehrlich tirò fuori, addirittura, un testimone a sorpresa. L’anziana proprietaria del Bungalow Hotel Raggio di Luna, dove la ninfetta e il suo Pigmalione avevano soggiornato more uxorio, al di fuori del Sacro vincolo. Capito, la minorenne?
“Non muoverei un dito per quel Sardanapalo, neppure se mi uccidessero“, aveva dichiarato, in principio. “Quel mostro! Di uomini come Lui era piena Babilonia, prima del Diluvio!“, aveva concluso. D’altronde, era, la donnina, un’avida lettrice di Hearst ed iscritta, per di più, all’Associazione della Verità Evangelica. Un ostacolo non da poco, ma Ehrlich si rivelò ugualmente ingegnoso nel convincerla, facendo leva sulle corde dell’obbligo morale. In aula, la signora riconobbe l’ex inquilina del bungalow n°45 e fece sapide rivelazioni sul suo conto, assestando il colpo di grazia alla credibilità di Eunice. Il verdetto fu: non colpevole.
Sapete, in conclusione della faccenda, chi ne risultò il più contrariato? Eunice, starete pensando o, magari, il suo agente. E invece no. In punto di dipartita, la giovane confessò che la macchinazione era frutto delle losche manovre di Joseph P. Kennedy, capo dell’allora FBO Pictures Corp, nonché genitore del futuro Presidente degli Stati Uniti. Uno squalo, ai tempi, intenzionato ad appropriarsi del circuito che mi apparteneva.
Il Pantages – il Teatro degli accadimenti, nel cuore di Los Angeles – per ironia della sorte sarebbe, in seguito, stato acquistato dalla Warner, che vi avrebbe proiettato una sequela di film, protagonista Errol Flynn. Ebbene, i principi che avrebbero sollevato dalle accuse di molestie l’attore, a carico di due sciacquette minorenni, sono proprio gli stessi, stabiliti in corso del mio dibattimento.
Vi dirò di più. Di quelle stanze, attualmente, rimane poco, o nulla. La Chiesa Internazionale della Compassione rimpiazzò le decorazioni firmate Priteca, con rutilanti orpelli rinascimentali, in stile Fontainbleau. La Chiesa è fallita. Al suo posto è rimasto, per un certo periodo, un mercato di gioielli. Il vecchio pannello con gli interruttori elettrici, in marmo massiccio listato d’oro – unico al mondo, nel suo genere – era, al tempo, ancora là. Lo storico sgabuzzino delle scope, di contro, non c’era già più.
Un’ultima chicca, prima di accomiatarmi. Sapete quale film era in proiezione, nel bel mezzo dei fatti fin qui narrati? Why be good? – Perché essere buoni?, di William A. Seiter. Tratta, la trama, delle disavventure della candida Colleen Moore, che si finge una prostituta, per pura smania di protagonismo.
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