Lettera aperta al Presidente del Consiglio
Tempi lontani quelli in cui (erano solo gli inizi di marzo) il plauso era unanime. In cui, dallo schermo o via streaming lo si scrutava, nel tentativo di intuirne anche i particolari che, in genere, con un’occhiata sommaria, tendono a sfuggire.
Che bel sogno, quello del traghettatore perfetto verso il ‘nuovo corso’…
E invece, caro Presidente, siamo ancora qui; ancora alle prese con un maledetto virus che fa finta di andare, per poi fare retromarcia e presentarsi decisamente più agguerrito.
In te ci abbiamo creduto, investito… hai ottenuto tutto il nostro sostegno. A te abbiamo affidato le speranze… Il consenso, i numeri, insomma, quelli che contano, ce li hai avuti tutti, con buona pace perfino dei detrattori che, in un momento tanto complicato, stonavano con le loro inutili lamentele.
Ad aprile il livello di fiducia sfiorava la soglia del 48%; oggi, malinconicamente, si avvicina al minimo del 38%. Sette soli mesi per perdere ben 10 punti percentuali. E quel che ‘pesa’ non sono le decisioni. Chi si espone rischia, questo va da sé. Bensì, l’incertezza con cui ci si muove. L’incapacità di inviare, a noi cittadini, un messaggio univoco, che non si riveli titubante, che non si lasci, soprattutto – e questo è forse l’aspetto più triste – influenzare dai giochi di Palazzo, dando luogo ad un andirivieni di decisioni mai risolutive, mai realmente concrete.
Colpa della burocrazia, certo. Causa dell’ansia che, insieme alla paura, ci demotivano e allo stesso tempo ci irritano per qualsiasi, piccolo o grande, contrattempo. Al limite della soglia di pazienza aspettiamo, ma non tutti – la cronaca parla – riescono a reggere.
E quell’eccesso di presenzialismo – così come viene vissuto – non aiuta. Così, l’immagine di un Leader credibile tracolla, lasciando spazio, al contrario, ad una figuretta nebulosa, affatto nelle condizioni di poter intrepretare il sentire degli Italiani.
Quel rapporto ‘esclusivo’ con l’uomo, prima ancora che con il Premier, pare essersi interrotto, sostituito, via via, dai confronti con i Governatori, con le Regioni… entità astratte che discutono con altre rappresentanze. E Noi? Noi siamo fatti di carne ed ossa. Siamo quelli che si recano in farmacia, a lavoro (chi può), che fanno la spesa.. siamo il popolo delle partite IVA, degli imprenditori, dei precari e degli autonomi; dei pensionati, dei nonni, dei nipoti dei nonni che poi sono anche scolari e così via.
Pensare che all’inizio di questa storia, quando il ‘nostro’ era poco meno che sconosciuto, in suo favore si contava un elettorato, pari al 26%. Il matrimonio con il PD aveva permesso un vero e proprio salto di qualità, con un picco del 39%. Ora l’involuzione, rapida, e l’ombra di un precipizio che si dipinge, giorno dopo giorno, sempre più vicino. Non solo per te, caro Giuseppe, ma per tutti…
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