Quando non bastano neppure le Stelle…
… e di stelle si parla. Mostrine, contrassegni di successo, emblema di carriere costruite, spesso, dal nulla ed al prezzo di enormi sacrifici. Anni ed anni, trascorsi a testa bassa. A sperimentare quella nuova idea subentrata, magari, nel cuore della notte. A reinventare quel piatto già visto e rivisto, per renderlo inedito, per stupirsi, per stupire… Alchimisti dei sapori, geni dell’alta cucina, nomi d’eccellenza che, solo a pronunciarli, incutono un certo senso di soggezione; loro, che sanno celebrare quel che noi, modesti artigiani della tavola, a mala pena riusciamo ad interpretare.
Ed ora, l’intrepido percorso si interrompe, talvolta bruscamente, decapitato dagli effetti di una pandemia, che ha i connotati un fiume in piena. Si trascina via tutto quel che tocca. Viaggia inesorabile, senza sosta e non fa sconti. Non lascia speranze.
La sera, laddove si distingueva chiaro il brusio del chiacchiericcio di chi, ospite, si intratteneva al Ristorante, ora si percepisce il suono stridulo delle ambulanze. Poi il nulla.
La Capitale gastronomica del Bel Paese è detronizzata, impauperita dei suoi Re, schiacciata, sotto il peso delle scelte di mercato, dei numerosi – troppi – yo yo di borsa. Irriconoscibile, spettrale ritratto di una gloria surclassata – forse, anche – dalla nuova e più recente inclinazione al downshifting.
Così, la ristorazione avanzata fa un passo indietro. Prepara la ritirata e, mentre si appresta alle retrovie, lascia di sé un anelito di nostalgia, accompagnato dal presagio di trovarci appena all’inizio…
LA TABELLA DELLE ATTIVITA’ RISTORATIVE IN FASE DI CHIUSURA
La voce correva da mesi fra gli addetti ai lavori, ma chi aveva voglia di crederci? Per il il Combal.Zero è l’ora dell’addio. Nessun commento da parte di Davide Scabin, che di questo posto ha rappresentato il nucleo vitale.
Imbarazzante talento, il cui fluire selvaggio delle idee ci ha costretti a tanti e tanti anni 0, i più belli messi a segno dalla cucina italiana. Scenziato del food design, neofuturista del menù, antesignano di tecniche a dir poco spiazzanti. Un fuoriclasse, ora attonito.
Un post, invece, breve, per quanto riguarda Roy Caceres: “Non posso nascondere che fa male, ma la vita è così… un giorno dà, un giorno toglie. Ma ciò non significa che non valga sempre la pena di continuare a sognare. Non mi fermo, questo è certo, e sono sicuro si presenterà l’occasione per ripartire con un progetto nuovo e volare più in alto“.
Dieci lunghi anni. Poi la chiusura, anche in questo caso. Scelta, si apprende, dettata dalla proprietà.
Voce flebile, anche per Lorenzo Cogo. A farne le veci, al Garibaldi di Vicenza, Matteo Grandi, ma non è questo il punto. In un post intitolato: “Mi hanno rubato la stella“, confessa.”Credo che in questo preciso momento storico ci si debba fermare per riflettere. Riconoscere il vero valore della vita, mettere per primo quello umano e quello della famiglia, senza avere paura di fare nuove scelte, anche se possono sembrare momentaneamente dolorose…“
Si respira malinconia nell’aria? No, non ne è – per fortuna – geneticamente capace. “Oggi io ho fatto la mia scelta, ma il bello deve ancora venire“, garantisce.
Luigi Taglienti mantiene stretto riserbo riguardo a ciò che abbia spento il suo Lume. A cavallo della scena da ben 4 anni, rappresenta, la suddetta, il palco ideale per accontentare gli avanguardisti incalliti come i classicisti intransigenti.
Chiuse alcune start-up in giro per l’Italia, si annuncia, tuttavia, in procinto ripartire: “Ho fatto l’impossibile per salvare il progetto, ma non mi è stato concesso. Sono in movimento, sto solo cercando la location giusta per aprire finalmente qualcosa di mio“.
Yoji Tokuyoshi, infine, ha operato la personale rivoluzione convertendo, da qualche mese, il proprio ristorante in una bentoteca. Sede vendita, cioè, consacrata ai bento, le composite schiscette giapponesi.
L’iniziativa era in fieri, ancor prima del lockdown, spiega. Le circostanze venutesi a creare non hanno fatto altro che accelerarne la manovra. E si associa, il progetto, anche ad un’altra iniziativa, dallo spirito decisamente filantropico. Questo spicchio di gastronomia giapponese – in sincrono con i canoni di una cucina pur sempre stellata – verrà messa a disposizione anche del personale dell’Ospedale San Giuseppe di Milano.
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