Confessioni di uno chef… ai tempi del Covid

Confessioni di uno chef… ai tempi del Covid

Lo conosciamo per le tre stelle Michelin, lo consideriamo tra i Master della cucina Mediterranea. Sull’onda da ben 40 anni, Heinz Beck si trova, ora, come tutti, alle prese con il fenomeno Covid. Ciò prevede, a sua detta, un maggior apporto di responsabilità ed impegno, regole a cui La pergola di Roma non ha MAI derogato. Così, dal momento in cui le cene fuori casa si sono di molto ridotte – per non dire interrotte – il super chef ha dovuto escogitare una maniera alternativa per interfacciarsi con la sua clientela.

Per avere l’onore ed il piacere di poter godere del suo lavoro, la soluzione prende il nome di Staycation: mangi e dormi, per intenderci, presso la struttura in cui il ‘nostro’ presta servizio.

Per molti è diventato un modo per fare una vacanza nella propria città“, rivela. E aggiunge, convinto: “Tutto quel che può sostenere il settore è giusto farlo“.

La formula, spiega, prefigura cena e pernottamento in albergo, con prima colazione. Una scelta, secondo i primi risultati, che sta dando, seppur a rilento, i suoi frutti. Il menù, come sempre, varia a seconda della stagione. “Da anni abbiamo creato il nostro network locale con produttori biodinamici e poi abbiamo il mare vicino, quindi anche per il pesce non è un problema. I nostri sono rapporti diretti“, sottolinea. “Cerchiamo cose di qualità e molto particolari, legate alla salute e al Mediterraneo, con una freschezza garantita dalla filiera corta“. 

E ribadisce l’attenzione al cliente, in cerca soprattutto di tranquillità. Quel giusto grado di privacy e tutela, che gli consenta di tornare anche più volte. “Noi, qui, non solo rispettiamo le regole di contenimento del virus, ma abbiamo un protocollo ancora più rigido. Ad esempio, per i cappotti all’ingresso, che non vanno a contatto uno con l’altro e hanno una copertura monouso“. 

Se ti siedi alla mia tavola, riesci a dimenticare per qualche ora quello che ti opprime, quello che ti fa preoccupare e torni per un attimo alla normalità“.

E, in mancanza di ospiti stranieri, le porte si aprono ad un pubblico esponenzialmente italiano (60-70%) e anche, ultimamente, di più.

D’altronde, specifica: “Qualsiasi cosa che aiuta a far lavorare la ristorazione è ben accetta, uno mica può stare fermo con le mani in mano“. E, riguardo al pensiero, in un eventuale futuro, di puntare alle consegne a domicilio, “E’ molto difficile“, considera. “Probabilmente è più facile andare a cucinare a casa delle persone“.

I dubbi rimangono e sono tanti, come pure le perplessità. Su un argomento, invece, tira dritto. I cibi ‘rastrella Coronavirus?‘ Dolci, cioccolato, verdure fresche e quei piatti che consideriamo ‘del cuore‘, che ci riconducono all’infanzia e ad un mondo in cui tutto, ancora, si poteva fare.

LEGGI ANCHE: Chef per caso. Anzi, per beneficienza: la ‘bolognese’ rivista da William

LEGGI ANCHE: Ristoranti: il calvario degli addetti ai lavori

Commento all'articolo