Fede: ‘oriented to secularism’
Laico che, nell’accezione più moderna, sta per privo di qualsiasi condizionamento o legame con una professione religiosa. E ok. Nel Paese in cui le radici del cattolicesimo sono più profondamente introdotte; in cui, nell’epicentro della Capitale, basta percorrere pochi passi per ritrovarsi in uno Stato nello Stato, solido, nonostante tutto o forse proprio a forza di peccati e misfatti; sede indiscussa, per secoli, del Pontificio Regio, non ci sarebbe riuscito – anzi, non ci è riuscito nessuno, né niente, a spegnere la stella di un’autorità che non è tangibile, ma si tocca. Tutt’oggi. E non serve essere fedeli per accorgersene.
Chiesa. La si nomina e sa già di ‘cosa grande’. Un concetto allargato, proteso, vasto… con tutte le sue idiosincrasie, le incongruenze, i silenzi, enormi, pesanti talvolta più che i peggiori insulti.
Chiesa – dicevamo – che, tuttavia, nonostante la premessa, non riesce a far rima con Covid. Ebbene sì, il Coronavirus non ha riguardi neppure nei confronti di ciò che è Sacro. Il sangue di San Gennaro non si scioglie – notizia di questi giorni – quasi a testimoniare un gesto di rinuncia da parte, perfino, di chi ci guarda dall’alto (sempre per chi crede, si intende).
Messa o non messa, allora? E liturgia sia. In anticipo, secondo le disposizioni del Decreto emesso dal Governo. E poi c’è il ‘piano B‘. Efficace, certo ed in linea con l’evolversi dei tempi, rivolto – soprattutto, si immagina – ad una generazione, quella degli over, a cui – anche in questo caso – non è consentito neppure il lusso di essere ciò che sono. Devono adattarsi anche loro – e loro malgrado – agli escamotage offerti dalla tecnologia. Dunque, app alla mano, qualora si percepisca l’esigenza di confrontarsi con il Padreterno, tocca prenotarsi. Un po’ come ordinare la cena online.
Basta, tramite internet, collegarsi al sito della parrocchia. Digitare l’orario preferito – sono previste tre celebrazioni la Vigilia e sei il 25 – e farsi il Segno della Croce, affinché si trovi ancora posto. A seguire, selezionare il numero di ingressi necessari e, a semaforo verde, attendere il codice o i codici generati automaticamente dal sistema. Una volta stampati, andranno presentati all’ingresso di riferimento, con una decina di minuti di anticipo. Poi la prenotazione scade, a vantaggio di chissà chi…
Eccola, dunque, l’istantanea di quel che siamo. Per carità, come si dice: ‘A mali estremi…‘
Però che tristezza. Si rinuncia alle tradizioni, si blandiscono le superstizioni. Non ci si limita, tuttavia, dal chiedere. Tutto dovuto, persino che il Bambinello sia lì presente, al nostro servizio, perché noi siamo abituati così. Vogliamo che nasca proprio a mezzanotte. Non alle 19, né alle 21. Non è ammissibile. Sennò come si fa a scartare i regali all’ora stabilita? Perché non è altrettanto divertente esibire i doni ricevuti in qualsiasi altro momento del giorno. Diciamocelo, non ha la stessa allure.
Ecco, sapete che c’è? C’è che qualcuno – probabilmente anche più di qualcuno – non solo non avrà regali da aprire, brindisi da fare, né persone con cui condividere anche solo la pesantezza inesorabile di questo periodo. C’è che molti, al termine – per fortuna – di questo 2020 bisesto e sbilenco – non incroceranno più lo sguardo dei cari che hanno perso. Molti sono finiti, con le loro attività, sul lastrico. Tanti saranno soli e punto.
Allora spendiamo due minuti. Due soli, atei o non. E dedichiamoli, quelli sì, in maniera schietta, a chi ha perso i propri punti di riferimento. Investiamoli non in preghiera, che se non la si sente suona ancora più di artificiale, ma in pensiero. Laico, umano, civile. Doveroso. E facciamo lezione di vita. Quella che ci attenderà quando ci risveglieremo, trascorse le Feste; passato tutto, speriamo. E progettiamo un futuro che sia a misura d’uomo.
Proviamo ad immaginare un mondo generoso ed umile. Uno, quanto meno, in cui a trascinarci non è la vita, perché a condurne le redini siamo sempre e solo noi. Atei, laici oppure ferventi fedeli. Qualsiasi cosa riteniamo di voler essere.
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