Rasiglia: quel posticino nascosto nel cuore dell’Umbria, ricco di tanti tesori
Talmente bello da sembrare finto, il borgo di Rasiglia risale al XII secolo, in pieno periodo medievale. Situato a 17 km da Foligno, in Umbria, raffigura uno tra i territori più suggestivi della Penisola. Rimane – forse – poco conosciuto, posto sulla via Sellanese che conduce in Valnerina. Eppure, i ruscelli che sembrano quasi sgorgare dalle abitazioni – 40, appena, in tutto – per confluire nella grande vasca centrale denominata ‘Peschiera’, i fiori e le piante ornamentali situati ovunque ne fatto un gioiello di inestimabile valore.
Quella che viene definita anche come ‘piccola Venezia‘ offre, alla vista, un tripudio di ponticelli in legno, vicoli e stradette, a contornare una summa di case in pietra, perfettamente conservate, pronte a raccontare la tradizione di una volta. A dominare il paesaggio, come da prassi, il Castello, eredità di un’antica fortezza.
Questa fetta di Italia fa parte dei ‘Borghi più belli’ e gode della tutela del FAI. Un posto che, nel momento in cui lo si visita, dona la sensazione di trovarsi fuori dal tempo.
Un eco-museo a cielo aperto che, attraverso percorsi guidati, invita alla scoperta delle tecniche e degli strumenti centenari, atti all’arte della tessitura. Un salto in un passato che non ostacola ma, anzi, a cui si è affezionati e che partecipa ancora delle storie dei propri abitanti.
Abitudini, usanze, costumi mai perduti. Mai dimenticati.
Ed è proprio da qui che partiamo, per illustrare la ricetta di un dolce, tipicamente invernale, tra i più classici: la Rocciata di Foligno.
Da Ognissanti alla Quaresima, in pasticceria come in casa lo si prepara, in accompagno ai pranzi domenicali, ai giorni speciali e ai pomeriggi solitari della stagione fredda.
Dalla preparazione piuttosto elaborata, conta molteplici ingredienti. Riguardo alle origini, poi, si da per certo che siano arcaiche, ma rimangono tuttora avvolte nella nebbia.
C’è chi, tuttavia, le attribuisce alla nativa Umbria. Ipotesi che troverebbe una valida conferma nelle Tavole Eugubine, documento prezioso in cui si fa espressamente riferimento al Tesendo, un preparato offerto al dio Hondo Cerfio, assai simile alla prelibatezza di cui oggi ci si rifocilla.
Non di meno, non sfugge l’evidente assonanza con lo Strudel, il che potrebbe far risalire l’origine della Rocciata al periodo Longobardo. Legami, peraltro, legittimati dalla Storia. Altri ancora pensano sia frutto del passaggio, nelle terre in questione, delle Forze armate asburgiche, avvenuto nel XIII secolo.
Leggende, più o meno, che nulla sottraggono al gusto schietto di un cibo, genuino come le mani che lo producono. Una pietanza complessa e, al tempo sesso, semplice. Esplosione di sapori, in cui trionfano mele, olio d’oliva, zucchero e, immancabili, le noci.
RICETTA
Ingredienti
Per l’impasto:
- 500 gr di farina
- 160 gr di vino
- 80 gr di olio
- un pizzico di sale
Per il ripieno:
- 1,5 kg di mele
- 20gr di pinoli
- 80gr di uvetta
- 60gr di noci
- 100gr di prugne secche
- 80 gr di fichi secchi
- 4 cucchiai di cacao dolce
- una spolverata di cannella
- un goccio di rosolio di cannella
- due cucchiai di zucchero
- Alchermes
- Zucchero semolato
Preparazione… in poche mosse
Sbucciate la mela e tagliatela a tocchetti. In un recipiente, riunite gli ingredienti della farcia. Aggiungete – quindi – cacao, zucchero, rosolio e lasciate macerare per un paio di ore.
Impastate farina, olio, vino e un pizzico di sale e lavorate l’impasto, fin quando non risulti elastico. Qualora si renda necessario, aggiungete un goccio di vino.
Con un mattarello, spianate il composto, conferendogli una forma allungata e sottile. Inserite, al centro, gli ingredienti del ripieno. Poi ripiegatene i lembi alle estremità, formando un rotolo. Perforate la pasta con una forchetta ed ungete la superfice con un pennello.
Infornate a 180 gradi per 50 minuti. Una volta cotto, guarnite con zucchero semolato, Alchermes e di nuovo zucchero.
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