L’altra Loch Ness si trova in Canada
Ci piace immaginarlo così, Nessie, imperioso nel profondo buio delle acque del lago di Loch Ness di cui è padrone indiscusso. La ‘bestia’, alla quale si sente la necessità di dare un nome. Di più, le si regala un vezzeggiativo; forse per donarle concretezza, forse solamente perché susciti meno paura.
L’inquietudine accompagna, del resto, l’uomo, da tempi immemorabili. Si affanna alla ricerca della creatura leggendaria, nascosta chissà dove nelle oscurità del lago Loch Ness della Scozia. E sembra creata apposta. Per far sognare, per ipnotizzare, suggestionare… Per guadagnarci su.
Eppure, non è l’unica. Giganteschi serpenti marini si affacciano in superficie in altre zone del mondo. Sorta di dinosauri mai evoluti, giocano a prendersi beffa di chi, testardo, si affaccenda ad inseguirli. Mai prove certe: i filmati sono sfocati, le fotografie scattate da troppo lontano.
Ogopongo e la sua storia
Di recente, nella Columbia Britannica, la provincia più occidentale del Canada, si è tornato a parlare di Ogopogo. Sarebbe il Lago Okanagan la sua residenza, grande specchio d’acqua dalla forma lunga e sottile e dalle rive coperte da vigneti.
L’avvistamento, da parte di due ranger, avrebbe condotto, tuttavia – per l’ennesima circostanza – ad un nulla di fatto. La pioggia fitta avrebbe ostacolato qualsiasi prova fotografica. Scherzi del destino?
Eppure la leggenda di Ogopogo si perde nella notte dei tempi. Era presente nei racconti dei nativi indiani che, per ingraziarsi il favore dello gigantesco Signore del bacino fertile, portavano in omaggio cibo e oggetti preziosi.
Nel 2011, fu un turista inglese, in vacanza, a risvegliare l’attenzione sulla faccenda. Dal filmato, la superficie delle acque dapprima veniva disturbata da strani movimenti, finché si si intravvedeva emergere un dorso molto scuro: appena qualche fotogramma, riproposto anche dalla televisione locale. Una delle ultime significative testimonianze dell’affascinante racconto mitologico. Almeno fino a oggi.
Si resta così, dunque: attoniti, consumati da un susseguirsi tra dubbi e perplessità. C’è chi, scettico, preferisce posizionarsi in disparte, convinto sostenitore che sia tutto un piano escogitato ad arte. Una partita di poker in cui vince chi bluffa meglio. Chi, invece, preferisce concedere libero spazio alla fantasia, pensando che nelle illusioni, a volte, risiede qualcosa di magico, che permette di conservare la stessa ingenuità che, sola, avevamo da bambini.
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