J. M. l’intellettuale dissidente che lavorava di crucci e filosofia
“La suprema arte è la poesia, poiché ciò che ci definisce come esseri umani è il linguaggio“.
E, armato di parole, ha combattuto, il nostro eroe, fino all’estremo istante. Una guerra breve, affrontata – probabilmente – contro se stesso e durata appena 27 anni, ma intensa quel tanto da lasciare traccia indelebile del proprio passaggio.
Così, Plan for book, sorta di compendio tra poesie, testi e altri lavori ritrova, oggi, a 50 anni dalla dipartita di Jim Morrison, il giusto timbro di voce per farsi ascoltare. E’ recente la pubblicazione, anche, di un ultimo album: L.A. Woman, inciso in collaborazione con Robby Krieger, Ray Manzarek e John Densmore; ma la raccolta, carica di ricordi e densa di novità, mira a collocarsi come il coronamento di una carriera ancora affamata di successo.
Il volume, di circa 600 pagine, vedrà la luce l’8 giugno prossimo, pubblicato da HarperCollins. The collected works of Jim Morrison: poetry, journals, transcripts and lyrics: questo il titolo, per un excursus itinerante nella mente di uno tra i più giovani e discussi talenti del ‘900. Horse Latitudes, The Celebration of the Lizard, alcune tra le produzioni già note. Poi ci sono gli inediti: Wilderness e The American Night.
Così, ci si immerge in un mondo sconosciuto, composto di canzoni mai registrate, estratti di pensieri, riportati a mano su 28 taccuini scoperti solo di recente e 160 immagini, tra disegni e scatti fotografici.
E come non soffermarsi sulle riflessioni di un artista, appena reduce dal processo di Miami del 1970, durante il quale venne dichiarato colpevole di atti osceni, nel mentre di un concerto al Dinner Key Auditorium? “So perché siete qui: siete qui perché volete vedere il mio coso!“, aveva urlato, completamente ubriaco. Tanto era bastato. E poi c’è quel taccuino, riprodotto ‘a grandezza naturale’, secondo le volontà dell’Editore, sorta di spirituale testamento redatto in quel di Parigi, poco prima di morire.
Ma non è tutto. Vi si trova, incluso, il progetto per un film, a cui il Leader dei Doors stava lavorando: The Hitchhiker. Per il ‘nostro’, il ruolo di un vagabondo omicida. Riprese, che traevano le mosse da un altro girato, sperimentale, della durata di 50 minuti. HWY: An American Pastoral non era altro, stando allo stesso Morrison, che “un esercizio per me e un riscaldamento per qualcosa di più grande“.
Ancora sorprese… un audiolibro, in accompagnamento, prima versione assoluta dell’ultima sessione di registrazione di poesie, che il cantante tenne in uno studio di Los Angeles il giorno del suo 27esimo compleanno, nel dicembre 1970. Nel libro è presente anche una trascrizione del nastro.
E se, per la prefazione, il contributo arriva da Tom Robbins, che recensì uno spettacolo della band nel 1967 per la rivista Helix; Anne Morrison Chewning, sorella di Jim, ha provveduto al prologo.
Il ragazzo, che se ne andò il 3 luglio del 1971 – laddove negli anni a seguire avrebbe preso fuoco persino Notre Dame – trascinandosi dietro leggende inquietanti e tanta nostalgia, nutriva in fondo, un unico desiderio. A chi gli avesse chiesto: “Ti vedi andare verso la scrittura?“, rispondeva: “Questo è sempre stato il mio sogno“.
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