Artigianato oppure arte? Ce lo spiega Bugatti

Chiamatela pure Bugatti, giacché, a tutti gli effetti, lo è, ultimo paradigma fra automotive e artigianato. Un ensemble di opulenza e ingegneria, in cui la precisione dei particolari emerge sin dall’edizione, in scala.

Il prototipo di Bugatti Centodieci è intarsiato nel legno. Ricamato – viene quasi da suggerire – in omaggio agli spunti, spesso iperbolici, offerti dalla Casa Automobilistica. L’iper-car, a tiratura limitata, si rifà al design che caratterizza l’EB110. Il cruscotto anteriore presenta, più o meno, lo stesso profilo del faro, mentre pannelli, più piatti, sono a forma di cuneo; insieme alla griglia a ferro di cavallo, più piccola.

Gli operai di ND-Woodworking hanno operato l’inimmaginabile, pur di riprodurre una versione quanto più verosimile possibile del veicolo originale. Gran parte della carrozzeria è stata effettivamente scolpita, utilizzando una motosega e uno scalpello. Dopo un inizio, faticoso, l’automobile ha via via acquisito forma, nella sua sezione anteriore.

Anche avendo a che fare con una riproduzione in legno, i fari a LED angel-eye rimangono tra i punti focali della vettura. Si è lavorato ‘di fino’ e c’è di che andarne fieri. Il modello è dotato di fari – lo si accennava – e fanali posteriori funzionali, insieme a ruote motrici e sterzo. Come non menzionare i sedili? Un po’ duri, è vero, per via del materiali di cui sono composti. Eppure, il risultato finale è impareggiabile, in quanto a dettagli e funzionalità. Ogni ruota, pensate – ed è solo una tra i tanti elementi – è intagliata a mano, per replicare il profilo e le proporzioni esatti dell’auto reale.

Un gioiellino, che ne riproduce un altro, assai più grande e costoso. Ci riferiamo alla cifra, anch’essa stratosferica, di circa 8 milioni di euro. 9,5 milioni di dollari, al cambio attuale.

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