Skincare Cocktailing: quel mix&match preso a prestito dall’Oriente
Skincare. Una parola che, pur sembrando sempre nuova, vanta un pregresso di secoli. Merito della formula, perennemente aggiornata, di un procedimento che muta, in continuazione e non ci stanca, giacché alla salute e alla bellezza della nostra pelle ci tenevamo in passano e ci teniamo, tutt’ora.
Così, tendenza ultra-contemporanea vuole, a beneficio dell’incarnato, la pratica dello Skincare cocktailing. Un’ensemble, per chi non lo avesse compreso, di ingredienti, approcciati uno ad uno, secondo le esigenze e i desideri personali, a mo’ di vero intruglio alchemico.
Layering: è questo il nome esatto del procedimento, che consiste in una sorta di stratificazione di prodotti. Risultato, una pulizia della pelle, massimamente efficace. E il bello, appunto, è che si tratta di un’operazione del tutto personalizzabile, a seconda della quantità di ingredienti di cui intendiamo servirci – distinguendo, tra i vari, in base all’obiettivo da raggiungere – e le diverse texture, più o meno atte a contravvenire a quel certo inestetismo.
Una sorta, insomma, di mix&match della bellezza, che potrebbe rivelarsi semplicissimo come, pure, degno del chimico più esperto.
Dunque, vero anello della catena è la capacità dei diversi eccipienti di penetrare quanto più possibile in profondità, in modo tale da rendersi performanti, in quanto ad effetti. Vanno, pertanto, applicati, dal più leggero al più consistente. Volendo interpretare una scaletta immaginaria, si partirà dal tonico, astringente – soluzione acquosa – alle creme viso, via via più corpose. Espediente, d’altra parte utile, anche per sigillare gli attivi all’interno della pelle, assicurando – in tal maniera – idratazione e nutrimento.
Una nota a parte va fatta, invece, per quel che concerne gli oli, meno facili da interpretare. Un consiglio? Riservateli, comunque, per la fine del trattamento. Eviterete di commettere errori.
E se la tecnica secondo cui, ad una noce di crema si aggiunge qualche goccia di siero, per poi passare all’applicazione, è quella che vi vede più abituati, il meno diffuso ma ben più ‘classico’ metodo del layering – sappiatelo – consente un assorbimento ancora maggiore. Non è necessario, secondo i dettami di matrice Coreana, combinare 10 strati. Eseguito il passaggio della detersione, l’uso di tonico, siero, essenze e crema saranno più che sufficienti.
Poi, c’è la parte ‘creativa’. Quella, cioè, in cui si stabilisce a quali principi attivi rivolgersi e quali, soprattutto, combinare insieme tra loro, che non tutti sono a d’uopo. Evitate, ad esempio, di utilizzare più di un esfoliante, all’interno della routine. In generale, infatti, AHA come l’acido glicolico o BHA come l’acido salicilico dovrebbero essere usati da soli e, soprattutto, mai mischiati con i retinoidi, a rischio, altrimenti, di dar luogo ad irritazioni.
E se, al mattino, l’ultimo step si traduce con l’SPF, la sera potrete concludere i vari passaggi con una maschera notturna.
A farci caso, un gioco da ragazzi. Serve solo consapevolezza, riguardo al proprio stato di salute – sappiamo, infatti, che la pelle altri non rappresenta se non lo specchio del nostro benessere – e in quanto, pure, ai componenti che intendiamo adoperare. Il resto è alchimia e divertissement. La cute – statene certi – vi ringrazierà.
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