Io la spesa la faccio al mercato rionale
Risparmio, come sinonimo di qualità. Non sempre è così. Di fatto, lo sforzo é insito a ricavare il meglio, con poco. Tradotto, acquistare buoni prodotti a prezzi convenienti. Come è possibile? La risposta ci arriva dai tradizionali mercati rionali. Quel che ci presentano le bancarelle, difatti, è atto a soddisfare anche i palati più esigenti, pur senza gravare sul budget.
In base a una statistica condotta da Confcommercio, le imprese degli ambulanti, in Italia, risultano 150.000 e occupano circa 340.000 persone, direttamente; altre 100.000, nell’indotto. Un settore, insomma, in pieno sviluppo, che comprende, oltre agli alimentari, anche i canali dell’abbigliamento (44,6%). Per quanto riguarda i generi di prima necessità, frutta e verdura mantengono il 55-60% di quota di mercato, seguite dai prodotti ittici (30-40%).
È inoltre possibile acquistare specialità regionali e prodotti tipici, spendendo il minimo: dal pane casereccio, ai formaggi DOP, dalle spezie fresche alla frutta fuori stagione. Persino per quanto concerne i manufatti in cachemire, seta e materiali di pregio, non è insolito reperirli a prezzi inferiori, rispetto a quelli imposti dai grossisti.
Sindaci, amministratori e Associazioni di commercianti hanno, pertanto, dichiarato, di recente, che i mercati sono parte integrante delle economie locali e, in molti, si stanno rendendo conto di come apportino benefici, anche a livello sociale. Girovagare per le bancarelle offre il vantaggio di mantenere vive le relazioni personali, oltre a garantire l’acquisto di cibi di pregio, spesso a chilometro zero.
Del resto…
- Si cammina lentamente e si tende a socializzare
- Si scoprono angoli nascosti della propria città
- Si percepiscono i profumi ed il chiacchiericcio della gente
- Si acquista merce di qualità. In taluni casi, viene offerto un gradito assaggio, prima della spesa
- Si osserva il prezzo scritto a mano, che rilancia valori di genuinità e semplicità
Gli storici mercati rionali, dunque, si riconoscono, giacché colonizzano settimanalmente strade e quartieri, assumendo e conservano il monopolio di determinati luoghi. Nell’era del fast fashion, dove comincia a farsi largo una buona dose di snobismo insofferente, avvicinarsi a questo mondo equivale, pure, ad estraniarsi dall’omologazione.
Al mercato non si va soltanto per comprare cibo o merce dozzinale, ma oggetti e vestiti delle migliori marche e anche, un po’, per vagare oziosamente. Una vera e propria attività – se così vogliamo definirla – di slow shopping.
E quale città, se non la Capitale meneghina, può ergersi a sinonimo di eccellenza, per quel che riguarda l’argomento? D’altronde, esistono luoghi che andrebbero visitati, anche solo per vivere un’esperienza di tipo culturale, oltre che commerciale:
- A pochi passi dall’Arco della Pace, presso la piazzetta che collega le vie Ariosto, Pagano e Vincenzo Monti, si trova il Mercato del Cachmirino. Qui, gli articoli più venduti sono, per l’appunto, lana e cachemire, calzature made in Italy e abbigliamento per l’infanzia, suggello della zona Navigli. Se gli altri mercati del centro alternano bancarelle di lusso a cineserie e cianfrusaglie, da queste parti vale il detto per cui ‘Nulla è conveniente, ma la qualità rimane granitica‘.
- Non lontano dalla sede del Corriere della Sera e dal Liceo Parini, si trova il Mercato di Brera. In aggiunta alla maglieria pregiata, da queste parti si vendono calze di ogni tipo, pelletteria e frutta, in grandissima varietà. Da non visitare all’ora di pranzo, momento in cui è sovraffollato da studenti e professori.
- Soprannominato anche il Mercato Isola, il Garigliano vanta la presenza di bancarelle retrò, suoi maggiori punti di attrazione, anche se chi lo frequenta abitualmente afferma che il valore aggiunto è, senz’altro, il cibo. Da segnalare, per chi ci passa di sabato, il caratteristico pollo allo spiedo e l’angolo riservato alla produzione di Puglia, con una selezione di salumi e formaggi impareggiabile. È sempre qui che Daikon e Manioca vanno per la maggiore.
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