Altro che cena delle beffe, qui si fa tv
Albanese, Cortellesi, Zingaretti, Giallini. Nuovo elenco, nuovi competitor – anche se poi non è esatto, giacché di un pranzo tra amici si tratta – per la seconda stagione di Dinner Club. Proprio così, Carlo Cracco si ripete e, già a partire da ieri, 17 febbraio – su Prime Video – è possibile assistere alle imprese del capitano – in verità più coraggioso che spiritoso – e della sua centellinata ma selezionatissima compagnia di attori, alla scoperta del cibo caratteristico delle regioni Italiane.
“I luoghi che scopri e le persone originali e uniche che incontri sono già una sceneggiatura; una ‘sceneggiatura d’incontro’ che fa nascere un dialogo spontaneo“. Le parole le prendiamo in prestito, direttamente da Antonio Albanese, perfetta sinossi, per raccontare di uno Show (potremmo anche definirla docu-rerie) che, giunto al bis, si è saputo rendere, per molti versi, riconoscibile.
Insomma, quattro pezzi – forti – del Cinema italiano si mettono, ancora in questo caso, a disposizione, per parlare di convivialità, sinergie. Per raccontarsi, in qualche modo ed accompagnare lo spettatore in un viaggio gastronomico, affatto scontato. Littizzetto e Ferilli rappresentano, invece, il collante. Gli elementi di congiunzione con la precedente stagione, sinonimo di quel To be continued che incolla, spesso, chi guarda alla sua sedia.
A suon di aneddoti e risate, si dipana, nello scenario di Villa Necchi Campiglio, uno spettacolo nello spettacolo, trailer live convincente; a tratti, esilarante.
Un format, tutto sommato, nuovo in Italia; ancora un unicum: shakera, difatti, tanti generi e supera i limiti di cooking show e del talent. Food travelogue, c’è chi lo definisce, ma ci si trova, all’interno, una commistione di cinema, teatro, commedia e reality, musica, ballo… senza rinunciare alla satira.
Nello specifico, i quattro interpreti intraprendono, uno via l’altro, quattro personali itinerari, sorta di novelli Dante, tenuti per mano dallo Chef blasonato (nei panni – ovvio – di Virgilio). Escamotage, per visitare – e approfondire – le tradizioni di Sila, Romagna, Sud Tirolo e Sicilia. Esperienze, ricerca indiretta di cibi sconosciuti, magari perduti e, adesso, ritrovati, con lo scopo di apparecchiare una cena speciale e sorprendente, per l’intero gruppo.
Sia ben chiaro, non è una gara (lo avevamo già specificato), bensì una chiacchierata, a tavola, sorta di racconto di quanto di nuovo si è conosciuto.
Dunque, si parla, senza concentrarsi maniacalmente sull’impiattamento, per dedicarsi, piuttosto, allo stare insieme. E succede che, nel mentre dell’assaggio, ci si ritrovi – inaspettatamente per tutti – a tracciare un quadro veritiero e senza filtri di sé, delle paure, delle idiosincrasie, dei vizi, dei tic… strappando una risata anche a chi guarda da casa e si riconosce nelle debolezze e/o nei sogni altrui.
“Una cena, che non finisce mai“, la definisce Zingaretti e c’è chi se la vede con le frattaglie; chi fa i conti con il caldo di un luglio torrido; chi, addirittura, affronterà le streghe. “Grande chef, ma le battute no, non le devi dire!”. La scarsa inclinazione di Cracco per la comicità ce la disegna, in rapide pennellate, Paola Cortellesi, ribadendoci un coefficente a cui, tuttavia, alla lunga, ci si affeziona.
Del resto, a strapparci uno o più sorrisi si adopera lei, la Sabrinona Nazionale, presa ad esibirsi in un crescendo di traguardi. Si passa dalla millantata vittoria della scorsa stagione, fino all’ideazione, alla regia e alla scelta del cast: “Cracco lo riconfermo, gli altri… mo’ vediamo“.
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