Addio spaghetti. E’ tempo di Tex Mex
Pizza, spaghetti e mandolino? E chi li pensa più. Trattasi di stereotipi obsoleti, sorpassati, antichi e che annoiano, oramai, perfino gli stranieri. Attratti sì dalle bellezze della Penisola, ma stanchi delle… solite cose. Insomma, la pizza mantiene il suo fascino di sempre, ma qualcosa è evidentemente cambiato nei confronti, ad esempio, degli spaghetti, detronizzati, per lasciar posto, nella classifica delle preferenze, ai cibi … di origine messicana, in combine con quelli di provenienza Usa. Ci riferiamo – nello specifico – ai cosiddetti Tex-Mex, prelibatezza fusion a cui, in specie gli Americani, pare non sappiano più rinunciare.
Il polso dei rinnovati gusti sulle tavole statunitensi l’ha fornito Dataessential, piattaforma di intelligence e ricerche di mercato di alimenti e bevande, considerata affidabile dal 90% dalle principali aziende di alimenti, che ha preso in esame oltre 4.500 menù diversi negli States e oltre 40 mila piatti.
Si viene, così, a scoprire che, in generale, si mangiano più tacos, nachos e burritos che in passato. Del resto, lo denuncia già il nome: Tex-Mex altri non rappresenta, se non la crasi fra Texan e Mexican, l’incontro tra cucine evidentemente differenti, che si fondono in un solo linguaggio.Dunque, la tanto amata pasta viene, d’un tratto, superata da un modo di mangiare più speziato e piccante, a base di carne di vario genere. Si va dal pollo al montone e c’è financo la capra. Altro must, le tortillas, abbinate alle svariate tipologie di condimento.
Evoluzioni che, tra l’altro, si riscontrano anche rispetto al vino bianco, bypassato, a sua volta, dal Ranch Water, mix di tequila, succo di lime e acqua gassata.
Stando alle stime, sarebbero almeno tre le motivazioni che hanno spinto al cambio radicale. Prima cosa, la comunità ispanica è cresciuta enormemente, negli ultimi anni, portando con sé le specialità culinarie tipiche. In secondo luogo, le materie prime costano meno, rispetto alla produzione e importazione dei prodotti nostrani. Non solo, va considerata anche la fruibilità del cibo Tex-Mex, che può venir consumato senza particolari problemi e non richiede regole a cui sottostare (vd. la bollitura dell’acqua per la pasta, la quantità di sale necessaria etc.). Vero, De gustibus non est disputandum; sui gusti – cioè – c’è poco da discutere. Tuttavia, un pizzico di perplessità resta, date le motivazioni.
Ciò non di meno, quanto rilevato dall’indagine, si evince, pariteticamente, da quanto accade sui Campus universitari, dove vengono consumati sempre più burriti & co. “Quando lavoriamo ai menù dei nostri clienti ristoratori Datassential e ci chiedono quale tipo di sapori inserire nella lista, quelli saranno probabilmente latini“. Se non è latino “sarà asiatico“, ma tant’è.
Colpa, secondo gli esperti, dei Millennials (nati tra 1981 e 1996) ma ancor di più dei giovanissimi, che appartengono alla Generazione Z. Muta il rapporto con le preparazioni, la società si muove e anche i classici, apparentemente intramontabili, finiscono per risentirne.
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