Bella sì… ma non è sempre la stessa storia
Cambia la cultura, nel tempo. Si modificano la società, la politica e, accanto, muta anche il senso del bello o di ciò che riteniamo tale. Standard estetici, che di questo si tratta, capaci di ridefinire l’identità delle diverse epoche d’appartenenza.
PERCORSO ILLUSORIO TRA EDONISMO E FASCINAZIONE
Così, se volessimo tracciare un immaginario itinerario, l’antica Grecia finirebbe per rappresentare il punto di partenza. In principio era, dunque, l’equilibrio tra le proporzioni. L’arte, attraverso le sculture, soprattutto, esprimeva un ideale di perfezione fisica, basato su muscoli sviluppati e armonia delle forme. Linee atletiche, in sintesi, e simmetria, che avrebbero influenzato l’intero Occidente.
Con l’avvento dell’Impero Romano, poi, i canoni si ampliarono, includendo anche i concetti di ricchezza e potere. La pelle chiara e le morbidezze dei volumi finirono per coincidere con lo status sociale. Erano il segno di uno stile di vita agiato, lontano dal lavoro manuale. Le donne, in particolare, inseguivano la chimera di un aspetto pallido e delicato, disposte a tutto, pure all’uso – e abuso – di cosmetici fortemente nocivi, pur di raggiungere il tanto agognato obiettivo.
L’OSCURANTISMO
Fu, quindi, la volta del Medioevo… e dell’inevitabile cambiamento. L’involucro e la sua cura erano, in sostanza, preceduti dall’esaltazione delle virtù spirituali e dall’inseguimento di quelle morali. Incarnato eburneo e mani delicate erano considerate simboli di purezza e castità; mentre le forme burrose venivano associate ad una buona salute e prosperità. Non a caso, l’arte del tempo rifletteva tale visione del mondo, con opere che ritraevano figure sacre e nobili, secondo quanto espresso.
Giunto il Rinascimento, si passò a rispolverare gli stilemi classici. Artisti alla guisa di Leonardo o Michelangelo esaltarono la figura umana, cercando di catturarne l’ideale, studiandone attentamente; anzi, compulsivamente le proporzioni e l’anatomia. Le curve si resero sempre più carnose e tonde.
Il periodo sfarzoso per eccellenza? Probabilmente, si fa per dire, giacché di dubbi, al riguardo, ne rimangono pochi, il Barocco, con il suo apice nel Rococò. Nel regno dell’eccesso e della pomposità, tutto, a partire dagli abiti, era elaborato, sontuoso, ridondante, compreso il trucco, le acconciature e il modello di uomo o di donna da rappresentare, sintomatico, anche in questa occasione, di prestigio. A tal proposito, le corti europee assursero il ruolo di vere e proprie vetrine, in cui nobili e aristocratici si mettevano in competizione, nella speranza di attirare l’attenzione e il favore del sovrano.
La Rivoluzione Industriale, nel XIX secolo, condusse ad ulteriori mutamenti. La filosofia borghese rifletteva la prosperità e la stabilità della classe media emergente. Le signore erano influenzate dai romanzi e dai racconti dell’età vittoriana e cercavano di emulare un aspetto angelico, servendosi di corsetti stretti in vita, per modellare la figura, alla stregua di una S.
IL NUOVO SECOLO
Dire ‘900 equivale a parlare di internazionalizzazione. Troppi i fermenti, del resto, per non cedere… Gli anni ‘ruggenti’ furono anche quelli delle flapper, pronte a sfidare le convenzioni con i loro capelli corti (per la prima volta nella storia) e gli abiti sopra le caviglie; d’altra parte, l’introduzione della fotografia, subito a seguire del cinema, prima muto, poi sonoro, poi a colori, l’influenza che esercitarono le due Guerre mondiali, più in là l’avvento, con gli anni ’60, dei figli dei fiori e del Pop, spostarono la visione verso una celebrazione alternativa e creativa del bello, spezzando, talvolta invertendo, addirittura, tutte le convenzioni previgenti.
Arriviamo, così, più o meno, ai nostri giorni, ultima tappa di questo breve e sintetico excursus. Ad oggi, globalizzazione e diffusione mediatica hanno sposato a pieno campo l’inclusività e la diversificazione. Esiste maggiore consapevolezza e apertura, certo ma, ciò nonostante, continuiamo ad essere soggetti a pressioni e influenze esterne; in particolare, commerciali.
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