Il Blush: tatuiamocelo sulla faccia!

Il Blush: tatuiamocelo sulla faccia!

Fard… o blush. Un must, non solo oggi ma da sempre, tanto che, nel ‘700, giusto per fare un esempio, impazzava – addirittura – sulle guance dei nobili di Corte e arrivava a sfiorare palpebre e tempie, volontà di una moda che, poi, avremmo ritrovato financo in Oriente. Durante il periodo del Covid lo abbiamo rivisto, posizionato alto, a fare capolino dalla mascherina.

Insomma, un indispensabile, per le donne e, in talune epoche, anche per gli uomini, capace di sottolineare l’incarnato, in maniera luminosa. Ebbene, da oggi, l’esperienza del Make-up che incornicia il naso si rende semipermanente. Tecnica – per chi qualcosa ne sa – che trae la sua eredità dal microblading e che ha saputo rendersi, nel giro di poco, assai popolare in diversi paesi d’Europa. Tra questi, la Francia e la Germania, senza trascurare il fatto che sta prendendo piede anche negli Stati Uniti.

Sia chiaro: non è un tatuaggio. Non viene – cioè – iniettato pigmento all’interno dell’epidermide, fino in profondità. Ci si ferma – invece – più in superficie, arrivando a toccare il secondo strato, passaggio fondamentale – questo – per ottenere un effetto naturale e ben sfumato. Non solo. I pigmenti adoperati, vengono formulati appositamente per non risultare definitivi, destinati a sbiadire – pertanto – nel corso del tempo. Risultato: l’intensità iniziale andrà, a mano a mano, assestandosi e, nel giro di una settimana, il gioco di colori sarà perfettamente in linea con le aspettative.

Trattamento, peraltro, niente affatto doloroso (dipende, in ogni caso, dalla sensibilità del soggetto). Ancora: solitamente sono necessarie due sessioni per l’intero percorso. Tuttavia, non manca chi si ritiene già soddisfatta dopo la prima seduta. La durata? Si va dai due ai cinque anni, a seconda della reattività della pelle e di come ci si prende cura del lavoro effettuato. Per mantenerlo stabile è necessario – ciò non di meno – un ritocco, da effettuarsi una volta l’anno o, al massimo, ogni due anni.

Subito dopo averlo realizzato, va poi prestata attenzione alla manutenzione. Si consiglia, a tal proposito, di evitare l’applicazione di qualsiasi prodotto cosmetico sulla zona, per un periodo di due settimane. Parimenti, meglio tenersi alla larga da esfolianti e attivi, ricchi di vitamina C, retinoidi e acidi; piscine e/o saune; attività fisica e Sole, almeno nel corso della prima settimana. Via libera, al contrario, ai detergenti delicati.

Un discorso valido per tutti? Occorre – va detto – far da conto ad una serie di condizioni: niente acne, eczema, rosacea o psoriasi, che la dermo-pigmentazione potrebbe – inevitabilmente – peggiorare. In egual misura, no, se ci si sta sottoponendo a sedute di laserterapia per eliminare cicatrici o rughe, che potrebbero andare in conflitto con il pigmento; oppure, se si è in stato di gravidanza.

In ultima analisi, differentemente che per sopracciglia, contorno di occhi e labbra, nel caso in questione si opera su una zona piuttosto estesa del volto, oltre che centrale, perciò ogni minimo errore può davvero compromettere la percezione del proprio viso e dell’immagine. Secondo rischio, che il pigmento non venga posizionato dove realmente serve, creando macchie di colore con evidenti stacchi, poco correttive e, anzi, disturbanti allo sguardo.

Enunciati i contro, se eseguito a regola d’arte rende l’appeal costantemente fresco e curato, riduce i minuti da dedicare al maquillage e può essere via via aggiustato, grazie ai vari ritocchi, adeguandolo alle geometrie del viso e a quel che, personalmente, si desidera ottenere. Indispensabile, ciò premesso, rivolgersi a professionisti capaci, specializzati nel campo. D’obbligo, tenersi lontani dai fake.

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