E la chiamano estate… ma la Movida ci ha detto ciao
Ed è dietrofront. L’ennesimo stop. Definitivamente alt al sogno di un’estate che per un istante – sia pur infinitesimale – ci ha fatto pensare di esserne ‘fuori’. Di poterci prendere una boccata d’aria, esimendoci dalla clausura. 5 mesi, a partire da quel 17 marzo che ci ha rintanati in paure, che hanno finito per condizionarci – nostro malgrado – nelle scelte, negli abitudini, negli incontri… già, gli incontri.
Una folata di vento caldo è bastata, per strapparci dall’illusione che tutto potesse ritornare come prima. La verità ha il peso di una mannaia. E’ inesorabile, mentre ci riporta alla realtà e lo fa – più o meno a buon diritto – soprattutto con chi, di speranze, ha necessità e di desideri si nutre.
Coronavirus: eccolo il ‘mostro verde‘, che si mimetizza tra la folla; che impedisce ai ragazzi di fare ciò che, per natura, li identifica: divertirsi e ‘stare insieme’. Che beffa, in un’età in cui più che mai urla dentro la sentenza che, se non si fa parte di un qualcosa di più ampio e vincolante, quasi non ci si sente esistere; in cui la percezione dell’altro spesso coincide, se non addirittura si sovrappone, con quella di noi stessi. E invece ‘questo’ altro’ si rende ogni giorno più evanescente… via via, assumendo le sembianze di un fantasma.
Chiuse le discoteche, dunque. Locali sbarrati. Il Ministero della Salute ha considerato imprescindibile il varo di un’ordinanza, tesa a tutela e in prevenzione di un possibile ri-espandersi dei numeri dei contagi e in virtù di una preventivata riapertura delle scuole, il prossimo 14 settembre. Misura, già adottata, tra l’altro, in forma precauzionale, da Basilicata e Calabria e che, da oggi, si estende allo Stivale in toto.
Del resto, numeri alla mano, si tratta di una decisione forzata, ma necessaria: 629 nuovi ammalati, nella giornata di Ferragosto; 479 casi ieri. Inferiori, vero, ma tali sono anche i tamponi di verifica: 17 mila in meno, nelle ultime 24 ore. E poi i focolari di Vercelli, di Prato…
Non solo. Diventa d’obbligo, “dalle ore 18.00 alle ore 06.00, sull’intero territorio nazionale, di usare protezioni delle vie respiratorie anche all’aperto, negli spazi di pertinenza dei luoghi e locali aperti al pubblico, nonché negli spazi pubblici (piazze, slarghi, vie) ove, per le caratteristiche fisiche, sia più agevole il formarsi di assembramenti, anche di natura spontanea e/o occasionale“.
Mascherine dal tardo pomeriggio, insomma. Ad attestare un nuovo giro di vite alla Movida, voluta da Roberto Speranza e sottoscritta, in calce, da Regioni e Governo, uniti nell’intento ad arginare cifre, che non perdono mai quel loro sentore di minaccia.
I locali notturni, in particolare, sono sotto il mirino. E’ in questi luoghi che abitualmente vengono bypassate, con un deciso tasso di incoscienza, le norme di prevenzione anti virus. Ed è qui che si interviene, a brutto muso. Con il brusio di polemiche che ne deriva.
“I numeri del contagio, in Italia, anche se tra i più bassi in Europa, sono in crescita. Non possiamo vanificare i sacrifici fatti nei mesi passati”, specifica l’addetto alla Salute.
Che ci si incamminasse in questa direzione era presumibile, viste le immagini delle migliaia di giovani, costantemente assiepati.
E se fior di artisti danno il proprio assenso alla delibera, rifocillato da ‘buon senso’ (ultima, in ordine di tempo, Elettra Lamborghini, che, viste le critiche per il concerto tenuto a Gallipoli, ha preferito rinunciare al proprio tour); non nello stesso parere confluiscono gli esercenti dei ritrovi notturni.
Denunciano, questi ultimi, una ‘defiance‘ di fatturato di 4 miliardi di euro. In loro ausilio, il Governo sarebbe disposto a mettere sul piatto ben 100 milioni.”Il danno atteso dalla chiusura delle discoteche è grosso ma non vedo alternative. Serve maggiore attenzione, per evitare di tornare ai dati di marzo“. Non ha esitazioni – tuttavia – Stefano Patuanelli, ministro per la Sviluppo Economico.
Inutili i moti insurrezionisti; scevre di sostanza le levate di testa. Il settore è in forte crisi. Non è – d’altronde – il primo, né purtroppo l’ultimo.
L’obiettivo, al 17 di agosto, è l’autunno. Prepararsi ad affrontare, qualora se ne creasse la situazione, un allarme che però stavolta, almeno in parte, abbiamo imparato a conoscere. Evitare di dover cristallizzare nuovamente i ritmi dell’intera Penisola. Far sì, almeno, che l’istantanea di ieri rimanga impressa, per non sbagliare, ancora, domani.
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