Overshoot Day, con il cibo ‘giusto’ si può posticipare di 32 giorni
Earth Overshoot Day, vale a dire il giorno in cui la Terra esaurisce le risorse che è in grado di rigenerare in un anno. Una data, rapporto – in sintesi – tra la bio-capacità del Pianeta e l’impronta ecologica dell’umanità. Ricorrenza che, con un approccio più sano a cosciente al cibo, potrebbe slittate di 32 giorni.
E’ quest’ultimo, infatti, ad esercitare la maggior pressione sugli ecosistemi naturali.
La sua produzione rappresenta fino al 29% della richiesta di risorse, necessaria per un intero anno e la maniera in cui lo ricaviamo, distribuiamo e consumiamo determina, su per giù, il 70% dei prelievi di acqua dolce; provoca intorno al 37% delle emissioni totali di gas Serra e si appropria di circa la metà delle terre abitabili del mondo.
Capiamo meglio…
Gli attuali sistemi alimentari dipendono ancora in gran parte dai combustibili fossili. Subordinazione, che si fa ancor più evidente per la produzione di alimenti di origine animale (in media, per 1 caloria di prodotti di questo genere occorrono circa 5,7 calorie di combustibile).
Molte colture viaggiano spesso sulle lunghe distanze, prima di raggiungere i consumatori. Stesso dicasi per i mangimi e gli alimenti che subiscono un certo grado di trasformazione, lungo la catena di approvvigionamento.
Ad illustrare, nel dettaglio, i passaggi, la Fondazione Barilla, che ha raccolto e analizzato i dati, per quanto riguarda l’Italia.
“Quest’anno la riduzione della nostra impronta ecologica è finalmente arrivata. Tuttavia, non possiamo considerare il risultato un successo, perché il cambiamento a cui abbiamo assistito è stato la diretta conseguenza delle misure di restrizione imposte in tutto il mondo dalla pandemia; non l’effetto di un progetto di trasformazione strutturale del sistema alimentare“. Marta Antonelli, direttore di Ricerca della Fondazione Barilla, commenta, soddisfatta solo a tratti, l’appuntamento del 22 agosto, procrastinato di quasi un mese, rispetto al 2019.
“Il cambiamento registrato – prosegue – rappresenta la prova tangibile che una trasformazione sostenibile è possibile ed evidenzia il potere che abbiamo come cittadini, attraverso ciò che mettiamo, ogni giorno, nel piatto. Insieme al Global Footprint Network abbiamo stimato che, ripensando il nostro approccio al cibo, eliminando gli sprechi alimentari, prediligendo alimenti stagionali, scegliendo prodotti sostenibili e seguendo diete più sane, bilanciate e a base vegetale potremmo spostare l’Overshoot Day in avanti di 32 giorni“.
5 mosse preserva Umanità
Ecco, allora, 5 consigli, elaborati proprio per mano degli esperti e alla portata di tutti, atti a spostare in avanti ‘il giorno’ fatidico.
- preferire alimenti a base vegetale
- acquistare dagli agricoltori locali, in base alla stagionalità
- scegliere alimenti, risultato di pratiche agricole sostenibili
- seguire regimi alimentari come – ad esempio – la Dieta Mediterranea
- prevenire le perdite e gli sprechi
E sono numerosi gli Enti e le personalità, dello spettacolo e non, che si sono schierate in favore della causa. L’Oms ha lavorato sulle linee guida, nello studio di modelli dietetici specifici. La Fao si è data da fare, per conferire ai Governi sempre più consapevolezza sui danni economici, sociali e ambientali, legati allo spreco. L’Ue ha elaborato la strategia From Farm to Fork, al fine di edificare un sistema alimentare resiliente ed equo. Stakeholder e policy makers sono scesi in campo, mettendo sul piatto le proprie competenze.
Ora manchiamo solo Noi. Quelli che ‘nessuno li vede eppure sanno farsi sentire‘; quelli a cui basta un sussurro, alle volte, perché le voci, sia pur labili, sommate tutte assieme sanno ridisegnarsi in una dichiarazione, salda e vigorosa, di speranza.
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