Corteo funebre al funerale del boss, a Messina divampa la polemica

Corteo funebre al funerale del boss, a Messina divampa la polemica

Polemica a Messina, riguardo al corteo per il fratello del boss mafioso Luigi Sparacio. In molti si chiedono perché non sia stato impedito

Decine di persone, in fila, silenziose, una dietro l’altra. Una schiera di soldati diretti alla meta. Solo che, in questo caso, la meta è il Campo Santo e il corteo – almeno su carta – non è autorizzato.

In un articolo, apparso sulla pagina online della Gazzetta del Sud, si denuncia – in quel di Messina – la celebrazione del funerale di “Ziu Sarino“. Il fratello del boss, Luigi Sparacio, divenuto, in seguito, collaboratore di giustizia. Pare che, ad accompagnare il feretro, dalla Chiesa al cimitero, fossero presenti decine di persone. Un assembramento, totalmente in contrasto con i limiti imposti per via della quarantena.

Sul quotidiano, si legge come siano stati in molti, tra familiari e amici, ad aver transitato lungo le vie più popolate della città. A bordo dei motorini, oppure in macchina, hanno accompagnato la bara sino al luogo di sepoltura. Una partecipazione che, in tempi di addii a distanza, non poteva certo rimanere inosservata.

Così, mentre la polizia apre un’indagine, per accertare l’identità dei presenti e provvedere alla relativa sanzione, si alimenta la polemica.

Familiari accaniti nella difesa di ‘Ziu Sarino’

Un trattamento di favore che, tuttavia, i diretti interessati avrebbero difeso con le unghie: “Dovete lasciarci in pace nel nostro dolore, non abbiamo tolto niente a nessuno… siamo brave persone… se davvero fossimo quei boss che tanto proclamate, non vi sareste permessi.”

Ed ancora, tra i parenti, l’ira si accende ed i toni si fanno pesanti: “Condividete tutti, per favore, perché mio nonno deve avere la sua eterna pace e questi giornalisti di m…a lo devono lasciare stare nella sua santa pace.”

Corteo Funebre a Messina: la rabbia di ‘Cambiamo Messina dal Basso’

D’altro canto, il fastidio da parte dei cittadini, sottoposti a regole ‘diverse’, non poteva non farsi sentire. “Possibile che lungo il percorso non vi fosse neppure un’auto della polizia, vigili urbani, carabinieri, forestali, polizia provinciale? Dove è il Prefetto? Cosa fa il Questore? Cosa ne dice il Sindaco, con i suoi droni?“, ci si domanda, sarcasticamente, sul web.

Celebrazioni pasquali vietate, d’altronde. Funerali, a cui è permesso l’accesso, se non a pochissimi intimi, in accordo con le autorità. Com’è giusto che sia, come tutti hanno compreso e accettato che debba essere, ora.

Eppure, non siamo tutti uguali, neppure da defunti.

Il comitato ‘Cambiamo Messina dal Basso‘, movimento politico dell’ex sindaco di Messina, Renato Accorinti, denuncia così il proprio disappunto: “Siamo bombardati ogni giorno da notizie che ci parlano di persone morte da sole, con i familiari che non hanno nemmeno potuto celebrare i funerali, né dare un ultimo abbraccio ai propri cari…

Come è possibile che gli ormai ‘tristemente famosi’ ragazzi della Renault 4, che non hanno alcuna indagine in corso, siano perennemente al centro dei pensieri dei nostri politici che, però, al contempo, sono molto più attenti a non spargere lo stesso fango sui cosiddetti sciatori?
Perché vengono fatti sempre due pesi e due misure?
Allo stesso modo, non una parola su questa vicenda gravissima, non un provvedimento, non un controllo, non un annuncio, niente di niente
.”

Fuoco e fiamme per i deboli ed estintore per i potenti di turno. Sarà questo il segreto per arrivare alle tante agognate poltrone?

Un attacco sferzante, diretto, ferrato, rivolto al primo cittadino, Cateno De Luca. Una riflessione amara, l’ennesima, su come, troppo spesso, vadano le cose.

Cari politici, e cari tutti, ricordiamocelo: in vita siamo tutti uguali, ma anche nella morte.”

Corteo funebre ai funerali di Rosario Sparacio

I numeri di Rosario Sparacio

E mentre, on line, circola la testimonianza fotografica dell’accaduto, ci si interroga sui retroscena. Il fratello del defunto, morto a 70 anni, la scorsa settimana, era – questo spiega il perché della gran bufera – Luigi Sparacio, numero uno della mafia messinese, fino al 1994. L’uomo, allora, si era costituito, diventando collaboratore di giustizia e mettendo fine alla guerra dei clan sullo Stretto.

Sparacio – che aveva iniziato a uccidere all’età di 17anni, come raccontò lui stesso ai pm – era considerato il punto di riferimento di Cosa nostra nel Messinese, legato a Nitto Santapaola e, da quest’ultimo, delegato ai rapporti con le cosche di ‘ndrangheta.

Luigi ha sempre escluso che il fratello – Sarino, come lo conoscevano i più stretti – fosse a sua volta affiliato. Di sicuro, lo “Zio” era stato condannato, in via definitiva, per estorsione; condanna che pendeva, sia pur di diverso taglio, sul figlio, Salvatore – affiliato al clan Centorrino, Santovito, D’Arrigo – ritenuto reo di associazione a delinquere di stampo mafioso. Anch’egli, in via definitiva.

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