Bizzarrie da record: nella città più fredda del mondo superati i 38°

Bizzarrie da record: nella città più fredda del mondo superati i 38°

38°, quelli registrati dalla colonnina di mercurio. Una sorta di ‘influenza’, che ha contagiato la cittadina di Verchojansk. Fatto decisamente bizzarro, per quello che è considerato il luogo più freddo dell’emisfero settentrionale.

Capricci del clima, il piccolo villaggio della Jacuzia, in Siberia, è stato investito dal caldo. Ubicato a nord del 67° parallelo, si caratterizza solitamente – lo sanno bene i suoi abitanti – per temperature, che dire da record suona quasi di eufemismo. Le minime, tra dicembre e gennaio, sfiorano sovente i – 60°, per una media che si aggira tra i – 52° e, nella migliore delle ipotesi, i – 48°. Inverni rigidissimi, figli di un Anticiclone che non perdona. Nel mese di marzo, con l’arrivo della primavera, la situazione, in genere, si alleggerisce: – 37° per le minime; – 23° per le massime. Insomma, c’è poco da ridere. Pensare che nel 1892 si toccò il picco del gelo. Come abitare in un iceberg: – 69,8°.

Siberia landscape

Eppure… eppure, anche qui si è verificato l’impossibile, o ciò che, opinatamente, potremmo considerare tale.

Il termometro, in questi giorni, ha sterzato, per così dire. Rivoluzionando i canoni a cui siamo consueti. Ad un passo da Lapponia, Alaska e Groenlandia ha innescato la marcia e si è diretto dritto dritto verso i 38°. Un’escursione termica da lasciare basiti. Stravaganze che, tuttavia, non sono nuove. Luglio, ad esempio, è considerato il mese più piovoso dell’anno. Ebbene, in questo periodo non è insolito rilevare minime intorno agli 11° e massime che toccano addirittura i 22°.

Il record, in questo senso, si registrò nel 1988, quando si raggiunsero punte di quasi 38°. Una singolarità, riscontrata nuovamente nelle ultime ore.

Il Polo Nord e i suoi affascinanti misteri, verrebbe da pensare. Ma non si azzittisce quel senso di sottile irrequietezza che bisbiglia, nel renderci conto che qualcosa sta lentamente – e poi neppure troppo – mutando, intono al nostro vivere. Che la natura – piaccia o meno – ci sovrasta – imperiosa e che, prima o poi, si presenterà a chiedere il conto.

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