‘Sono stato io…’. ‘E’ merito mio…’. ‘E’ colpa mia…’. Il senso di ‘agentività’ si esprime così

‘Sono stato io…’. ‘E’ merito mio…’. ‘E’ colpa mia…’. Il senso di ‘agentività’ si esprime così

Comunemente lo definiamo: ‘Senso di responsabilità‘ e si lega, sovente, non solo alle azioni compiute ma anche, ancor prima, alle decisioni rispetto ad un certo programma. Gesti, quindi, non frutto dell’istinto ma pensati, valutati, con allegate le debite conseguenze.

In ambito terapeutico, un sicuro guadagno. Una compagine del genere permette di lavorare sui casi di ‘alterazione’. Dalla schizofrenia alla sindrome di Tourette, le porte della scienza sembrano invitare ad una soluzione.

A dipingersi nel ruolo di filo conduttore fra i tre ambiti: movimento, capacità di controllo e senso di responsabilità – appunto – è oggi uno studio, apparso sulle pagine di Science Advances, volto a comprendere cosa accade nel cervello, quando arrechiamo la consapevolezza di essere noi la causa di quanto ricadrà, poi, sul mondo circostante.

All’origine del senso di responsabilità

Gli esperti lo definiscono: senso di agentività. Corrisponde, in pratica, alla percezione di controllo su un determinato comportamento e alla consapevolezza rispetto alle conseguenze, relative a quest’ultimo.

Immaginiamo di entrare in una stanza, al buio, e di premere l’interruttore della luce. Quando poi questa si accende – un evento che mi aspetto – percepisco di essere stato io a produrne l’effetto, specialmente se nessun altro è presente”, spiega Laura Zapparoli, dell’Università di Milano-Bicocca e dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi. L’abilità di associare il fatto alle azioni è “fondamentale“. Definisce “la consapevolezza di sé, quanto le interazioni, che abbiamo con l’ambiente esterno e le persone.

Una ricerca che, pur con presupposti interessanti, mai era stata affrontata in precedenza. Ad occuparsene, adesso, un team tutto italiano di ricercatori, coordinato da Eraldo Paulesu dell’Università di Milano-Bicocca e dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi.

Responsabili di un’azione, prima ancora di averla compiuta

Per meglio comprendere, gli esperti hanno messo in atto un esperimento, capace di riprodurre quanto, comunemente, avviene nella realtà.

Alle 25 persone coinvolte, è stato chiesto – in alcuni casi – di premere un pulsante per accendere una lampadina. In altre occasioni, erano gli studiosi stessi a occuparsi dell’interruttore. L’intenzione, in pratica, era di riprodurre un’azione ‘diretta’ e una ‘indiretta’, della quale non ci si sentisse responsabili.

Nel momento in cui, ai partecipanti, è stata domandata una stima del tempo trascorso tra l’azione e la conseguenza, l’intervallo sembrava più breve per chi, volontariamente, aveva premuto il pulsante.

Dal punto di vista neuronale, abbiamo anche mappato il senso di agentività“. Un’azione, risultata possibile “…grazie alla risonanza magnetica funzionale, che si associa all’attivazione di aree premotorie (nel lobo frontale, nda) e parietali“, riprende Zapparoli. “Non solo: abbiamo dimostrato che è possibile modulare l’attività di queste aree, in maniera non invasiva, attraverso la stimolazione magnetica transcranica”. Ovvero, prosegue la ricercatrice, è possibile indurre i diversi soggetti a sentirsi responsabili, anche laddove, normalmente, non sarebbe mai potuto accadere.

Tutto ciò “…ci ha permesso di stabilire che il senso di agentività, di responsabilità, è qualcosa che non emerge esclusivamente dopo il compimento di un’azione, ma già prima“.

Preventiva, nella comprensione della schizofrenia

L’Intentional binding vale a dire la misura del senso di responsabilità – ha riguardato, finora, un’azione ‘neutra’. Priva, cioè, di accezione morale.

Sarebbe, tuttavia, interessante comprendere come le conseguenze delle nostre azioni, derivate da connotati positivi o negativi, modulino il senso di responsabilità. Al tempo stesso, è plausibile attendersi un reclutamento diverso delle aree neurali associate.

Ipotesi, per ora. Fatto sta, le conoscenze di oggi potrebbero positivamente ripercuotersi nel trattamento di patologie con disturbi del movimento, come la sindrome di Tourette o la schizofrenia. In quest’ultima “…si osserva un fenomeno noto come delusion of control, qualcosa per cui le persone che ne sono colpite sostengono di non essere responsabili delle proprie azioni. Il nostro studio getta le basi per comprendere anche questi aspetti, in cui appunto il senso di agentività appare alterato“.

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